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del nome di questa gentile donna. E presi li nomi di sessanta 5 le più belle donne de la cittade ove la mia donna fue posta da l'altissimo sire, e compuosi una pistola sotto forma di serventese, la quale io non scriverò: e non n'avrei fatto menzione, se non per dire quello che, componendola,maravigliosamente addivenne, cioè che in alcuno altro numero non 10 sofferse lo nome de la mia donna stare, se non in su lo nove, tra li nomi di queste donne.

VII

La donna co la quale io avea tanto tempo celata la mia volontade, convenne che si partisse de la sopradetta cittade e andasse in paese molto lontano; per che io, quasi sbigottito de la bella difesa che m'era venuta meno, assai me ne disconfortai, più che io medesimo non avrei creduto 5 dinanzi. E pensando che se de la sua partita io non parlasse alquanto dolorosamente, le persone sarebbero accorte più tosto de lo mio nascondere, propuosi di farne alcuna lamentanza in uno sonetto; lo quale io scriverò, acciò che la mia donna fue immediata cagione di certe parole che ne lo ro sonetto sono, sì come appare a chi lo intende. E allora dissi questo sonetto, che comincia: O voi che per la via.

O voi che per la via d'Amor passate,
Attendete e guardate

S'elli è dolore alcun, quanto 'l mio, grave;
E prego sol ch'audir mi sofferiate,

E poi imaginate

S'io son d'ogni tormento ostale e chiave.
Amor, non già per mia poca bontate,
Ma per sua nobiltate,

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Mi pose in vita sì dolce e soave
Ch'io mi sentia dir dietro spesse fiate:

< Deo, per qual dignitate

Così leggiadro questi lo core have? >
Or ho perduta tutta mia baldanza,
Che si movea d'amoroso tesoro;
Ond'io pover dimoro,

In guisa che di dir mi ven dottanza,
Sì che volendo far come coloro

Che per vergogna celan lor mancanza,
Di fuor mostro allegranza,

E dentro da lo core struggo e ploro.

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Questo sonetto ha due parti principali; che ne la prima intendo chiamare li fedeli d'Amore per quelle parole di 35 Geremia profeta che dicono: O vos omnes qui transitis per viam, attendite et videte si est dolor sicut dolor meus, e pregare che mi sofferino d'audire; ne la seconda narro là ove Amore m'avea posto, con altro intendimento che l'estreme parti del sonetto non mostrano, e dico che io hoe ciò perduto. 40 La seconda parte comincia quivi: Amor, non già.

VIII

Appresso lo partire di questa gentile donna fue piacere del segnore de li angeli di chiamare a la sua gloria una donna giovane e di gentile aspetto molto, la quale fue assai graziosa in questa sopradetta cittade; lo cui corpo io vidi 5 giacere sanza l'anima in mezzo di molte donne, le quali piangeano assai pietosamente. Allora, ricordandomi che già l'avea veduta fare compagnia a quella gentilissima, non poteo sostenere alquante lagrime; anzi piangendo mi pro

puosi di dicere alquante parole de la sua morte, in guider-
done di ciò che alcuna fiata l'avea veduta con la mia donna. 10
E di ciò toccai alcuna cosa ne l'ultima parte de le parole
che io ne dissi, sì come appare manifestamente a chi lo
intende. E dissi allora questi due sonetti, li quali comincia
lo primo: Piangete, amanti, e lo secondo: Morte villana.

Piangete, amanti, poi che piange Amore,
Udendo qual cagion lui fa plorare.
Amor sente a Pietà donne chiamare,
Mostrando amaro duol per li occhi fore,
Perchè villana Morte in gentil core
Ha miso il suo crudele adoperare,
Guastando ciò che al mondo è da laudare
In gentil donna sovra de l'onore.
Audite quanto Amor le fece orranza,
Ch'io 'l vidi lamentare in forma vera
Sovra la morta imagine avvenente;
E riguardava ver lo ciel sovente,
Ove l'alma gentil già locata era,

Che donna fu di sì gaia sembianza.

II

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Questo primo sonetto si divide in tre parti: ne la prima chiamo e sollicito li fedeli d'Amore a piangere e dico che 30 lo segnore loro piange, e dico « udendo la cagione per che piange », acciò che s'acconcino più ad ascoltarmi; ne la seconda narro la cagione; ne la terza parlo d'alcuno onore che Amore fece a questa donna. La seconda parte comincia quivi: Amor sente; la terza quivi: Audite.

Morte villana, di pietà nemica,

Di dolor madre antica,

Giudicio incontastabile gravoso,

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Poi che hai data matera al cor doglioso
Ond'io vado pensoso,

Di te blasmar la lingua s'affatica.

E s'io di grazia ti voi' far mendica,
Convenesi ch'eo dica

Lo tuo fallar d'onni torto tortoso,
Non però ch'a la gente sia nascoso,
Ma per farne cruccioso

Chi d'amor per innanzi si notrica.

Dal secolo hai partita cortesia

E ciò ch'è in donna da pregiar vertute:
In gaia gioventute

Distrutta hai l'amorosa leggiadria.

Più non voi' discovrir qual donna sia
Che per le propietà sue canosciute.
Chi non merta salute

Non speri mai d'aver sua compagnia.

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Questo sonetto si divide in quattro parti: ne la prima parte chiamo la Morte per certi suoi nomi propri; ne la seconda, parlando a lei, dico la cagione per che io mi muovo a blasimarla; ne la terza la vitupero; ne la quarta mi volgo 60 a parlare a indiffinita persona, avvegna che quanto a lo mio intendimento sia diffinita. La seconda comincia quivi: Poi che hai data; la terza quivi: E s'io di grazia; la quarta quivi: Chi non merta salute.

IX

Appresso la morte di questa donna alquanti die avvenne cosa per la quale me convenne partire de la sopradetta cittade e ire verso quelle parti dov'era la gentile donna ch'era stata mia difesa, avvegna che non tanto fosse lontano lo ter

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mine de lo mio andare quanto ella era. E tutto ch'io fosse a la compagnia di molti, quanto a la vista l'andare mi dispiacea sì, che quasi li sospiri non poteano disfogare l'angoscia che lo cuore sentia, però ch'io mi dilungava da la mia beatitudine. E però lo dolcissimo segnore, lo quale mi segnoreggiava per la vertù de la gentilissima donna, ne la mia 10 imaginazione apparve come peregrino leggeramente vestito e di vili drappi. Elli mi parea disbigottito, e guardava la terra, salvo che talora li suoi occhi mi parea che si volgessero ad uno fiume bello e corrente e chiarissimo, lo quale sen gìa lungo questo cammino là ov'io era. A me parve che 15 Amore mi chiamasse, e dicessemi queste parole: « Io vegno da quella donna la quale è stata tua lunga difesa, e so che lo suo rivenire non sarà a gran tempi; e però quello cuore che io ti facea avere a lei, io l'ho meco, e portolo a donna la quale sarà tua difensione, come questa era ». E nomi- 20 nollami per nome, sì che io la conobbi bene. Ma tuttavia, di queste parole ch'io t'ho ragionate se alcuna cosa ne dicessi, dille nel modo che per loro non si discernesse lo simulato amore che tu hai mostrato a questa e che ti converrà mostrare ad altri ». E dette queste parole, dis- 25 parve questa mia imaginazione tutta subitamente per la grandissima parte che mi parve che Amore mi desse di sè; e, quasi cambiato ne la vista mia, cavalcai quel giorno pensoso molto ed accompagnato da molti sospiri. Appresso lo giorno cominciai di ciò questo sonetto, lo quale 30 comincia: Cavalcando.

Cavalcando l'altr'ier per un cammino,
Pensoso de l'andar che mi sgradia,
Trovai Amore in mezzo de la via

In abito leggier di peregrino.

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