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altro, umile, pensero, e dicea: «S'io non perdessi le mie ver10 tudi, e fossi libero tanto che io le potessi rispondere, io le direi, che sì tosto com'io imagino la sua mirabile bellezza, sì tosto mi giugne uno desiderio di vederla, lo quale è di tanta vertude che uccide e distrugge ne la mia memoria ciò che contra lui si potesse levare; e però non mi ritrag15 gono le passate passioni da cercare la veduta di costei ». Onde io, mosso da cotali pensamenti, propuosi di dire certe parole, ne le quali, escusandomi a lei da cotale riprensione, ponesse anche di quello che mi diviene presso di lei; e dissi questo sonetto, lo quale comincia: Ciò che m'incontra.

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Ciò che m'incontra ne la mente more

Quand'i' vegno a veder voi, bella gioia;
E quand'io vi son presso, i' sento Amore
Che dice: «Fuggi, se 'l perir t'è noia ».
Lo viso mostra lo color del core,

Che, tramortendo, ovunque pò s'appoia;
la ebrietà del gran tremore

E

per

Le pietre par che gridin: « Moia, moia ».
Peccato face chi allora mi vide,

Se l'alma sbigottita non conforta,

30

Sol dimostrando che di me li doglia,
Per la pietà, che 'l vostro gabbo ancide,

II

La qual si cria ne la vista morta

De li occhi, c'hanno di lor morte voglia.

14

Questo sonetto si divide in due parti: ne la prima dico 35 la cagione per che non mi tengo di gire presso di questa donna; ne la seconda dico quello che mi diviene per andare presso di lei; e comincia questa parte quivi: E quand'io vi son presso. E anche si divide questa seconda parte in cinque, secondo cinque diverse narrazioni: che ne la

prima dico quello che Amore, consigliato da la ragione, mi 40 dice quando le sono presso; ne la seconda manifesto lo stato del cuore per essemplo del viso; ne la terza dico sì come onne sicurtade mi viene meno; ne la quarta dico che pecca quelli che non mostra pietà di me, acciò che mi sarebbe alcuno conforto; ne l'ultima dico perchè altri 45 doverebbe avere pietà, e ciò è per la pietosa vista che ne li occhi mi giugne; la quale vista pietosa è distrutta, cioè non pare altrui, per lo gabbare di questa donna, la quale trae a sua simile operazione coloro che forse vederebbono questa pietà. La seconda parte comincia quivi: Lo viso mostra; 50 la terza quivi: E per la ebrietà; la quarta: Peccato face; la quinta: Per la pietà.

XVI

Appresso ciò, che io dissi questo sonetto, mi mosse una volontade di dire anche parole, ne le quali io dicesse quattro cose ancora sopra lo mio stato, le quali non mi parea che fossero manifestate ancora per me. La prima de le quali si è che molte volte io mi dolea, quando la mia memoria mo- 5 vesse la fantasia ad imaginare quale Amore mi facea. La seconda si è che Amore spesse volte di subito m'assalia sì forte, che 'n me non rimanea altro di vita se non un pensero che parlava di questa donna. La terza si è che quando questa battaglia d'Amore mi pugnava così, io mi movea 10 quasi discolorito tutto per vedere questa donna, credendo che mi difendesse la sua veduta da questa battaglia, dimenticando quello che per appropinquare a tanta gentilezza m'addivenia. La quarta si è come cotale veduta non solamente non mi difendea, ma finalmente disconfiggea la 15 mia poca vita. E però dissi questo sonetto, lo quale comincia: Spesse fiate.

20

25

Spesse fiate vegnonmi a la mente

Le oscure qualità ch’Amor mi dona,
E venmene pietà, sì che sovente

Io dico: Lasso! avviene elli a persona?»; 4
Ch'Amor m'assale subitanamente,
Sì che la vita quasi m'abbandona:
Campami un spirto vivo solamente,
E que' riman, perchè di voi ragiona.
Poscia mi sforzo, chè mi voglio atare;
E così smorto, d'onne valor voto,
Vegno a vedervi, credendo guerire:
E se io levo li occhi per guardare,

II

30

Nel cor mi si comincia uno tremoto,
Che fa de' polsi l'anima partire.

14

Questo sonetto si divide in quattro parti, secondo che quattro cose sono in esso narrate; e però che sono di sopra ragionate, non m'intrametto se non di distinguere le parti 35 per li loro cominciamenti: onde dico che la seconda parte comincia quivi: Ch'Amor; la terza quivi: Poscia mi sforzo; la quarta quivi: E se io levo.

5

XVII

Poi che dissi questi tre sonetti, ne li quali parlai a questa donna, però che fuoro narratori di tutto quasi lo mio stato, credendomi tacere e non dire più, però che mi parea di me assai avere manifestato, avvegna che sempre poi tacesse di dire a lei, a me convenne ripigliare matera nuova e più nobile che la passata. E però che la cagione de la nuova matera è dilettevole a udire, la dicerò, quanto potrò più brievemente.

XVIII

Con ciò sia cosa che per la vista mia molte persone avessero compreso lo secreto del mio cuore, certe donne, le quali adunate s'erano dilettandosi l'una ne la compagnia de l'altra, sapeano bene lo mio cuore, però che ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte; e io passando appresso di 5 loro, sì come da la fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne. La donna che m'avea chiamato era donna di molto leggiadro parlare; sì che quand'io fui giunto dinanzi da loro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era con esse, rassicurandomi le salutai, e do- 10 mandai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n'avea certe che si rideano tra loro. Altre v'erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire. Altre v'erano che parlavano tra loro. De le quali una, volgendo li suoi occhi verso me e chiamandomi per nome, disse 15 queste parole: « A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, chè certo lo fine di cotale amore conviene che sia novissimo ». E poi che m'ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte l'altre cominciaro ad attendere in vista la mia 20 risponsione. Allora dissi queste parole loro: « Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, e in quello dimorava la beatitudine, chè era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore Amore, la sua merzede, ha 25 posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno ». Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e sì come talora vedemo cadere l'acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole uscire mischiate di sospiri. E poi che alquanto ebbero parlato tra 30

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loro, anche mi disse questa donna che m'avea prima parlato, queste parole: «Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine». Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto: << In quelle parole che lodano la donna mia ». 35 Allora mi rispuose questa che mi parlava: «Se tu ne dicessi vero, quelle parole che tu n'hai dette in notificando la tua condizione, avrestù operate con altro intendimento ». Onde io, pensando a queste parole, quasi vergognoso mi partio da loro, e venia dicendo fra me medesimo: << Poi 40 che è tanta beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna, perchè altro parlare è stato lo mio?». E però propuosi di prendere per matera de lo mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando molto a ciò, pareami avere impresa troppo alta 45 matera quanto a me, sì che non ardia di cominciare; e così dimorai alquanti dì con desiderio di dire e con paura di cominciare.

XIX

Avvenne poi, che passando per uno cammino lungo lo quale sen gia uno rivo chiaro molto, a me giunse tanta volontade di dire, che io cominciai a pensare lo modo ch'io tenesse; e pensai che parlare di lei non si convenia che io 5 facesse, se io non parlasse a donne in seconda persona, e non ad ogni donna, ma solamente a coloro che sono gentili e che non sono pure femmine. Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per se stessa mossa, e disse: Donne ch'avete intelletto d'amore. Queste parole io ripuosi ne la 10 mente con grande letizia, pensando di prenderle per mio cominciamento; onde poi, ritornato a la sopradetta cittade, pensando alquanti die, cominciai una canzone con questo

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