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il bene di questa, l'una e l'altra ugualmente vituperava, siccome egli stesso dice:

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tu veggi con quanta ragione
Si muove contra il sacrosanto segno,
E chi'l s'appropria, e chi a lui s'oppone.

Omai puoi giudicar di que' cotali,

Ch'io accusai di sopra, e de' lor falli,
Che son cagion di tutti i vostri mali.
L'uno al pubblico segno i gigli gialli 2
Oppone, e l'altro appropria quello a parte,
Sì ch'è forte a veder qual più si falli.
Faccian gli Ghibellin, faccian lor arte
Sott'altro segno; chè mal segue quello
Sempre chi la giustizia e lui diparte:
E non l'abbatta esto Carlo novello

Co' Guelfi suoi, ma tema degli artigli
Ch' a più alto leon trasser lo vello.
(Paradiso, canto VI.)

L'esperienza degli uomini e della vita, la cognizione delle filosofiche verità e i religiosi pensieri avevano Dante disingannato delle speranze, tra le quali già stette sospesa in diverso modo l'anima sua: ond' egli posava con l'intelletto su quell' altezza, da cui senza odio, senza ira, senza passione giudica il savio le cose umane.

Guido da Polenta l' accolse cortesemente: ond' esso fece venire a Ravenna Pietro suo figlio. Avendo compiuto il sacro poema, si diede a voltare in versi italiani i Salmi penitenziali, facendone libera traduzione; sic

1 L'aquila imperiale.

2 I gigli di Francia.

chè in alcuni luoghi vi allude alle sue sventure. Alle quali Iddio pietoso diè fine, chiamandolo alla sua gloria, da lui cantata si degnamente: poichè tornato da Venezia, dove sostenne onorevole ambasceria, dopo brevissima infermità morì il 14 di settembre del 1321.

Quale opinione avessero i suoi contemporanei del suo ingegno, si scorge dal passo del Villani, che qui trascrivo, perchè il testimonio di un Guelfo parmi autorevole sopra ogni altro: « Dante era de' maggiori > governatori della nostra città: e senza altra colpa » con la parte Bianca fu scacciato e bandito da Fi»renze.... Questi fu gran litterato, quasi in ogni › scienza, benchè fosse laico. Fu sommo poeta e filo» sofo e retorico perfetto tanto in dittare e versifi› care, quanto in aringhiera parlare, nobilissimo di>> citore e in rima sommo, con più pulito e bello » stile, che mai fosse in nostra lingua infino al suo >> tempo.... Per le altre sue virtudi e scienze e va

lore, ne pare che si convenga dargli perpetua me>>moria in questa Cronica, con tutto che le sue nobili >> opere lasciate a noi in iscrittura facciano di lui vero » testimonio e onorabile fama alla nostra città. »

Se poi alcuno desiderasse avere il ritratto della persona e dei costumi dell' Alighieri, legga ciò che di lui scrive il Boccaccio:

« Fu il nostro poeta di mediocre statura, e poichè alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto, ed era il suo andare grave e mansueto; di >> onestissimi panni sempre vestito in quello abito che » era alla sua matura età conveniente. Il suo volto fu » lungo e il naso aquilino, gli occhi anzi grossi che

» piccoli, le mascelle grandi e dal labbro di sotto era

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quello disopra avanzato. Il colore era bruno, e la » barba e i capelli neri e crespi; e sempre nella faccia melanconico e pensoso.... Ne' costumi pubblici >> e ne' domestici mirabilmente fu composto e ordi»> nato; nel cibo e nel pòto fu modestissimo.... Li di»licati cibi lodava, e il più si pascea de' grossi. » Niun altro fu più vigilante di lui negli studii, e in » qualunque altra sollecitudine il pungesse. Rade volte, » se non domandato, parlava, e quelle pesatamente e » con voce conveniente alla materia di che parlava. » Non pertanto, laddove si richiedeva, eloquentissimo » fu e facondo. »

Giovani, che leggerete queste parole, ponete mente alle qualità dell'animo di colui, che, grandissimo per l'ingegno, fu molto grande eziandio per pubbliche e per private virtù. Voi non potrete (e chi lo potrebbe?) eguagliarlo nella forza speculativa dell' intelletto, nella potentissima fantasía, nella facoltà di dar forma a nuovi pensieri con nuova lingua. Ma voi potrete, dove il vogliate, essere all' esempio suo disdegnosi di ogni viltà, solleciti dell' onor della patria, infaticabili nello studio del vero, innamorati del bello e della sapienza. E se per la condizione del vostro ingegno sperate indarno di conseguire gloria immortale, avrete la contentezza dell' animo, la stima de' buoni e il nome di virtuosi. Se poi cercherete che nelle vostre scritture traluca la nobiltà dell' animo vostro, avranno esse efficacia di trarre al bene chiunque le leggerà. Poichè la virtù è di tale bellezza, che dove sia degnamente agli occhi degli altri la sua vereconda grazia rappresentata,

ognuno si prende per lei d' amore, e vuole poscia ritrarla ne' suoi pensieri e nella sua vita. Or quale più largo o più ricco premio vi è permesso aspettare dai vostri studii, di quello che dalla vostra coscienza vi sarà dato, se voi potrete affermare non essere entrato pe' vostri scritti in mente di alcuno un solo pensiero, che non fosse nobile e buono, ed aver voi inteso con ogni industria a condurre gli altri all' amore della virtù ?

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LEZIONE QUINTA.

SOMMARIO.

Come Dante sapesse dare veste poetica alle idee filosofiche. -In che seguisse Aristotile. Conformità delle sue dottrine con quelle di Platone intorno alla creazione, al bene ed al male, alle idee innate ed alla tendenza delle creature verso il creatore. - Dottrina della legge morale, della prescienza divina, del libero arbitrio. In che Dante seguisse le opinioni di san Bonaventura e di san Tommaso. ch' egli assegna alla Provvidenza nell' ordine delle cose mondiali. Come fosse in tutte le sue dottrine sempre cattolico. - Come presentisse alcune fisiche verità, ch' erano ai tempi suoi sconosciute.

-Parte

Noi abbiamo veduto quale fosse la vita dell' Alighieri. In lui però, siccome in tutti gli uomini grandi per la virtù straordinaria dell' intelletto, è da studiare anche un' altra vita, quella cioè del pensiero. La quale mentre vince la prima di dignità, la vince nella durata, non essendo ristretta nel breve giro di pochi lustri, ma continuando il suo corso ne' secoli più lontani, diffonde eziandío su quelli i suoi benefizii: simile in ciò a quei gran fiumi, che attraversando larghi paesi mantengono la fertilità e la freschezza non pur nelle terre, che alla montana loro sorgente sono vicine, ma sì nelle altre, che si distendono assai discosto da quella vicino al mare.

Dante oltre all' essere stato sommo poeta fu gran filosofo, ed anzi per questo principalmente la sua poesía è così nuova da non avere la somigliante nè tra gli

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