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ti, nei quali san Pietro, san Giacomo, san Giovanni, pigliano ad esaminare il poeta intorno alla fede, alla speranza e alla carità. Oltre a ciò i tormenti che immagina per gli eretici, e per coloro, che, senza essersi fatti ribelli alla Chiesa, ebbero opinioni da lei condannate, ne danno certa testimonianza della sua obbediente venerazione verso di essa.

Queste e molte altre, che ometto per brevità, sono le ragioni di fatto, per le quali rimane aperto essere stato Dante vero cattolico. Altre poi ve ne sono, che dirò estetiche, perchè desunte dalla bellezza del suo poema. Egli è certo, niun uomo potere bene scrivere delle cose ch'esso non sente: certo è altresi essere in ogni sentimento l'amore, quando di buona e quando di rea natura. Nè l'amore sussiste senza la fede; onde s'è necessario di credere per amare e di amare per essere poeta, parmi sia manifesto che Dante non avrebbe vestito di forme così risplendenti le verità rivelate, nè di quelle cantato con uno stile, in cui traluce l'ardore di un'anima piena d'amor divino, dove il dubbio, secondo che sempre suole, gli avesse raffreddata la fantasía. Allorchè favella di Dio, della felicità degli eletti, della festa immortale del Paradiso, le sue parole non sono parole umane, i suoi concetti non tengono della terra: si sente che celestiale dolcezza gl'inonda il cuore, ch' egli sembra di vedere quello che occhio mortale non vide mai, e gli effetti della inspirazione divina dal poeta comunicandosi al leggitore, anche questi seguitando il suo volo vien trasportato dalla commossa immaginativa fuori del mondo del senso e della materia, e per virtù dell'amorosa contemplazione si unisce a Dio.

L'intelletto dell' Alighieri fu cosi vasto e di si acuta visione, che non solo potè scorgere e contenere tutto lo scibile de' suoi tempi, ma discoperse verità sconosciute agli altri. In fatti la legge della gravità universale non gli fu ignota, come c' è chiaro da quel passo dell' Inferno, in cui, favellando del centro della terra, lo dice il punto « a cui, si traggon da ogni parte i pesi.» Previde che arditi navigatori avrebbero un giorno nell'emisfero, che è opposto al nostro, trovato terre, sopra le quali sorgono stelle' non mai levate sul Dostro cielo. Sicchè nel leggere l' esortazione di Ulisse 2 ai compagni suoi ti sembra quasi di udir Colombo, che in premio delle durate fatiche a' suoi sfiduciati seguaci la scoperta promette d'un nuovo mondo. Pare, eziandio, che dal meditare su i fenomeni naturali ne avesse tratta questa induzione: tremendi e improv visi rivolgimenti essere nel mare e nella terra avvenuti; l'aspetto del suolo ed il clima in alcuni luoghi essere stati in antico molto diversi da quelli ch'erano ai tempi suoi: quindi possiamo da ciò inferire, ch'egli avesse non dirò conosciuto, ma immaginato quello ond' è nata la scienza geologica ai nostri giorni. Ed in fatti non vi sembra vedere la teoría del sollevamento delle montagne, e del distendersi delle acque sopra la terra, in questi versi, nei quali, descrivendosi la caduta di Lucifero nell' abisso, viene con poetico ardire espressa una fisica verità?

Da questa parte cadde giù dal cielo ;
E la terra che pria di qua si sporse,

Purgatorio, canto 1.

2 Inferno, canto XXVI.

Per paura di lui fe' del mar velo,
E venne all' emisperio nostro; e forse
Per fuggir lui lasciò qui il luogo vuoto
Quella che appar di qua, e su ricorse.

(Inferno, canto XXXIV.)

Non oserei di affermare che Dante avesse studiato sulla forza dell' elettricità, e avuto su questa le idee de' moderni; ma che non ne andasse molto lontano lo mostrano questi versi:

Come fuoco di nube si disserra,

Per dilatarsi sì che non vi cape,

E fuor di sua natura in giù s' atterra.

(Paradiso, canto XXIII.)

Se ad alcuno sembrasse strano che un uomo, vissuto in tempi di quasi universale ignoranza, povero, solo, con pochi libri, oppresso da lunghe e fiere sventure, che ad altri avrebbero tolta la libertà della mente, abbia potuto prevedere tante verità, e spingersi innanzi al suo secolo, ed anche a molti de' susseguenti, risponderei, che di questo non meraviglia chi ha fede nell'acutezza e nella vastità del pensiero. Quante cose non discoperse Ruggero Bacone nella romita sua cella? Leggete i suoi scritti, e vedrete come i più arditi trovati dell'ottica, le più grandi invenzioni della meccanica, di che si onorano i nostri tempi, fossero state da lui presentite, con altre molte, sicchè ei parrebbe profeta, se spirito di divina virtù non fosse naturalmente nell' umano ingegno. Niuno conosce i limiti che Dio pose alla forza inventiva dell'intelletto, il moto del quale è solo impedito dalla ignoranza, dall' ozio, dalle passioni. Facciamo adunque ch'esso rimanga libero in noi: e se non potrà volare tanto alto, quanto quello dell' Ali

ghieri e d'altri famosi, non languirà per certo stretto alla terra, ma per vie non tentate cercherà il vero, avendone lode, se non gli sarà concesso di averne gloria.

L'amore vivissimo che sino dalla prima mia giovinezza ho portato a Dante, il desiderio che ho sempre avuto di vederne gl' Italiani giovani innamorati, sperando che da lui imparino a scrivere ed a pensare nobilmente, e quindi a vivere con rettitudine e con dignità, mi hanno fatto tentare troppo ardua prova trattando delle filosofiche sue dottrine. Ben so che il mio piccolo ingegno non è da tanto: ma se alcuno di più forte intelletto, che non è il mio, mosso da quello che ne ho discorso, pigli a studiarle con diligenza, non sarà che io mi penta di un tentativo, pel quale forse avrò taccia di presunzione.

La storia c'insegna, che, quando la Divina Commedia fu avuta in piccolo pregio, le arti gentili e i nostri costumi si ammollirono e si viziarono. Pertanto l'amore nell'età nostra rinnovellato verso di essa mi dà buona speranza per l'avvenire. Ma perchè quello porti i dovuti effetti, non basta di ammirarvi la bellezza della fantasía e dello stile, ond' è singolare da tutti gli altri poemi: fa d'uopo di sospingersi col pensiero dentro il pensiero di Dante, trarre da lui la fede operosa e forte, apprendere da esso a nobilitare gli affetti nostri qui nella terra, ed a rivolgerli tutti al cielo. Ricordiamoci ch'ei fu grande come uomo, come cittadino, come poeta, ed essere derivata la sua grandezza dall'amore, dalla religione, dalla sapienza, dalla sventura.

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LEZIONE SESTA.

SOMMARIO.

Perchè in questo con

1

Il Cristianesimo

Come gli antichi poeti cantassero dell' amore. siderassero in modo speciale la parte sensibile. purificando tutti gli affetti dell' uomo purificò anche l'amore. Vita Nuova dell'Alighieri. Altri suoi versi lirici. Se ne notano

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Si tocca della gloria che i nostri contem

poranei potrebbero acquistare nella lirica.

Leggete i poeti greci e latini, e poi ditemi se pure una volta trovate in essi cosa che solo accenni alla dignità della donna, e alla riverenza che l'è dovuta. Le donne introdotte nelle commedie di Plauto e di Terenzio sono schiave, liberte, ovvero fanciulle, cui la bellezza tornò in vergogna. Orazio e Tibullo, che pure è il più tenero e delicato di quanti scrissero tra gli antichi d'amore, non seppero d' altro lodare Lalage e Delia, che del lusinghevole favellare, del grazioso sorriso, degli occhi belli. Niuno di essi mai parlo della donna pensante ed intelligente, nè dell' affetto che viene nutrito dalla corrispondenza degli animi e dei voleri. L'amore da quelli cantato muove dai sensi, sicchè non dà vita a un solo pensiero che dalla sua origine sia diverso. E sebbene Tibullo si provi a dipingere un sentimento d' indole melanconica e affet

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