Sayfadaki görseller
PDF
ePub

suoi nel loro ordine successivo, mentre quelli non ne ritraggono che un aspetto ed un punto solo. I Greci e i Latini gareggiarono con gli artisti; e ben lo sa chiunque abbia letto Esiodo, Omero, Virgilio, Orazio e Catullo. Dante, che aveva, com' essi, potente immaginazione e stile vivace, fece con le parole ciò che altri avrebbe potuto fare con lo scalpello. Ti sembra infatti di avere dinanzi agli occhi vere sculture leggendo la descrizione di quelle storie, ch' ei vide intagliate negli scaglioni del monte del Purgatorio. Con quanta grazia non vi è ritratto l'angiolo annunziatore di pace al mondo! Dinanzi a noi pareva sì verace

Quivi intagliato in un atto soave,

Che non sembiava immagine che tace:
Giurato si saria ch' ei dicess' Ave;

Perchè quivi era immaginata Quella,
Ch' ad aprir l'alto amor volse la chiave.
Ed avea in atto impressa esta favella:
Ecce Ancilla Dei, sì propriamente,
Come figura in cera si suggella.

(Purgatorio, canto x.)

Chi non crederebbe di veder veramente la vedova sconsolata, che del morto figliuolo chiede vendetta a Traiano montato sul suo destriero e già sul partire? . . . . una vedovella gli era al freno,

Di lacrime atteggiata e di dolore.

D' intorno a lui parea calcato e pieno
Di cavalieri; e l' aquile dell'oro
Sovr' esso in vista al vento si movieno.

La miserella infra tutti costoro

Parea dicer: Signor, fammi vendetta

Del mio figliuol ch'è morto, ond' io m'accoro. (Purgatorio, canto x.)

Piene di movimento sono queste altre bellissime descrizioni, comecchè brevi:

Vedea colui, che fu nobil creato

Più d'altra creatura, giù dal cielo
Folgoreggiando scendere, da un lato.
Vedeva Briareo, fitto dal tèlo

Celestial, giacer dall' altra parte,
Grave alla terra per lo mortal gelo.

(Purgatorio, canto XII.)

Dante chiama parlare visibile il modo da lui tenuto per uguagliare con le parole gli effetti della scultura. E ci dà con questo utilissimo insegnamento. Poichè indarno confidasi uno scrittore di dare al suo stile tanta evidenza, quanta sogliono avere le arti del disegno, se da esperte mani siano trattate, ove quello non si componga di voci rappresentanti immagini vive, atte ad impressionarci gagliardamente la fantasía. E per vero la parola folgoreggiando da sè è una pittura. Ch'essa ti mostra Lucifero nell' atto che precipita giù dal cielo: col pensiero lo segui nella rapida sua caduta: vedi le nubi squarciarsi sotto al suo peso: odi il fragore dei rolti strati dell' aria: e quasi ti abbaglia l'orrenda luce del fulmine celestiale che lo trafigge. Così nell' altro esempio, dalle parole Grave alla terra per lo mortal gelo» noi argomentiamo di quale gigantesca statura fosse Briareo.

E poi dirassi che lo studiare nella proprietà dei vocaboli è da pedanti ! E i poeti de' nostri giorni pretenderanno di aver efficacia e forza di stile adoperando parole insieme accozzate a caso, immagini esagerate, strane, bizzarre, simili a quelle che l'uomo vede nei

sogni? Io sovente ripeto le stesse cose, perchè ho pietà della patria nostra, ho vergogna della bassezza, a cui son venuti i nobili studii, ho dolore di vedere avvilita e guasta la nostra letteratura. Quando si tratta della verità dello stile, non è quistione di classici e di romantici. Innovate alcune leggi dell' arte: piegate la lingua alle idee e agli affetti del nostro tempo: traete il meraviglioso da nuove fonti: eleggete moderni tèmi alle opere vostre. Io non condanno la libertà nelle lettere; anzi la lodo e la tengo per necessaria. La voglio però compagna dell' ordine, e raffrenata da giusta moderazione, quale ella deve essere nello Stato. La vostra non libertà, ma licenza si dee chiamare, poichè avete sbrigliata la fantasía, ritraete passioni che sono fuori della natura, e adoperate parole da vaneggianti. Poniamo che voi seguiste le regole di Aristotile, e più di Properzio adornaste le vostre rime di mitologici fiori, nè usaste altri metri che quelli dei nostri antichi, voi non sareste della scuola dei classici, cioè della scuola dove s'impara a perfezionare con l'arte le bellezze della natura, quando alla proprietà dei vocaboli non badaste, e usando al modo moderno falsi traslati, continuaste a scrivere in modo così confuso, che niun pensiero ben circoscritto entri per voi nella mente dei leggitori. Il che non solo è di danno all' arte, ma sì alla vita morale ed alla civile. Imperocchè l' uomo, il quale si avvezza a frantendere ciò che legge, non ricerca mai l'evidenza in quelle proposizioni, sulle quali si esercita il suo giudizio. Quindi assai facilmente cade in errore: segue le altrui opinioni, non perchè con certezza le stimi buone, ma perchè gli sembra che siano tali, ed in

tutto si lascia condurre dalle apparenze. Onde le pompose parole, le immagini ardite fanno forza alla sua ragione. Non esamina, se le cose dallo scrittore chiamate lecite e giuste siano in sè tali; ma per l'usanza presa da giovinetto di starsi pago alla sembianza del vero, crede alla cieca chi gli favella con autorità di maestro. E quali siano i frutti portati da cosi stolta obbedienza, anzi da questa servitù ignominiosa dell' intelletto, vediamo nel disordine delle idee pertinenti all'onesto e al buono, nella insolita corruttela che ha guasto usanze e costumi, nel decadimento delle arti, nella continua agitazione de' popoli, ne' tumulti dei regni, nelle discordie delle famiglie e delle città. Quante teste sono cadute sopra i patiboli per un errore dell' intelletto, nato da parole sofistiche in menti ignare ! Quanto sangue, non forestiero, ma cittadino, ha contaminato le nostre terre per discorsi fatti con false parole da pochi astuti, e tenuti per veri da molti improvidi ed ingannati! Se fosse a ogni cosa dato il suo nome, ciò non sarebbe: e tanti che sono pronti a porre la vita per una idea, ch'è in sè stessa nobile e santa, non verrebbero, come vengono, da menzogneri ragionamenti tratti in errore; e il mondo saría più buono e più quieto, perchè, bandita la frode e la ipocrisía, vi regnerebbe la verità.

Forse qui alcuno accuserà il mio discorso di esagerato, nè vorrà farsi capace che tanti mali possano uscire dalla improprietà del parlare. Ma chi pensa non altro essere la parola, se non il segno sensibile della idea, non sarà per farsene meraviglia, ben conoscendo che i vizii dell' intelletto passano al cuore, che nelle

idee confuse hanno radice le azioni disordinate. Tutto è collegato nell' uomo, come nel mondo: e da cagioni, stimate piccole all' apparenza, escono alcune volte tremendi effetti. Non avete mai visto una nuvoletta spuntare ai confini dell' orizzonte, poi estendersi ed allargarsi per guisa, che tutto in brevissima ora ricopre il cielo? Allora si leva turbine spaventoso: guizzano i lampi, rumoreggiano i tuoni con gran fragore, allagati i campi, svelti gli alberi ed atterrate capanne e case, tremano gli uomini instupiditi dalla paura. Chi detto avrebbe che quella, che tu stimavi nebbia sottile di condensati vapori, dovesse in si picciol tempo portare tante ruine?

Ma leviamoci da pensieri troppo afflittivi per chi desidera il bene della sua patria, e torniamo a Dante.

L'osservazione accurata della natura, lo studio delle passioni, la proprietà della lingua, e l'efficacia mirabile del suo stile gli diedero il modo di ritrarre con verità le cose, gli uomini, i loro affetti. Ma quando si pose a dipingere gli angioli non ebbe a questo modelli, e dove lavorarvi di fantasía, o più veramente ne tolse l'immagine dal suo cuore pieno di fede e di amor divino. Nelle parole dolcissime e delicate, che impiega il poeta per tratteggiarli, è un non so che di aereo e di soave, che ci ricorda essere quelli stati creati, quando

In sua eternità, di tempo fuore,

Fuor d'ogni altro comprender, come i piacque,
S'aperse in nuovi amor l'eterno Amore.

(Paradiso, canto XXIX.)

Chi legge le descrizioni degli angioli, meraviglia che

« ÖncekiDevam »