sto luogo del Paradiso: gravi dottrine vi sono trattate, e vinte molte difficoltà di sentenze e di stile. Beatrice trasmuta a un tratto sembianza, Dante la guarda, E sì come saetta, che nel segno Percuote pria che sia la corda queta, Qual mi fec'io che pur di mia natura (Paradiso, canto v.) Poco dopo accumula vaghe, evidenti comparazioni per dinotare il diverso modo, con cui nel cielo di Venere splendevano e si movevano in giro gli spiriti, che si fecero incontro a lui: E come in fiamma favilla si vede, E come in voce voce si discerne, Quand' una è ferma e l'altra va e riede; Vid' io in essa luce altre lucerne Moversi in giro più e men correnti, Al modo, credo, di lor viste eterne. Di fredda nube non disceser venti, A chi avesse quei lumi divini Veduto a noi venir, lasciando il giro (Paradiso, canto VIII.) Stupendo è il modo, con cui è descritto lo scintillare delle anime dei guerrieri che gli apparvero in forma di croce dentro alla stella di Marte, nè di meraviglia minore è l'arte con che il poeta ritrae la dolcezza dei canti loro: Di corno in corno, e tra la cima e il basso, Veloci e tarde, rinnovando vista, Tal volta l'ombra, che, per sua difesa, (Paradiso, canto XIV.) Con altra graziosa immagine ci è dipinto l'avvicinarsi di san Giovanni al poeta, che già a san Pietro e a san Giacomo aveva risposto intorno alla fede ed alla speranza: Poscia tra esse un lume si schiarì Sì che, se il Cancro avesse un tal cristallo, E come surge e va ed entra in ballo Così vid' io lo schiarato splendore Venire a' due, che si volgeano a ruota, Qual conveniasi al loro ardente amore. E la mia Donna in lor tenne l'aspetto, (Paradiso, canto xxv.) La sublimità degl' inni cantati dalle anime sante nel Paradiso è più volte e sempre diversamente espressa dall' Alighieri. Eccone alcuni esempii: Quell'uno e due e tre che sempre vive, Di quegli spirti con tal melodía, (Paradiso, canto XIV.) Qualunque melodía più dolce suona Si sigillava, e tutti gli altri lumi (Paradiso, canto xxIII.) Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo Cominciò gloria tutto il Paradiso, Ciò ch' io vedeva, mi sembrava un riso Entrava per l'udire e per lo viso. (Paradiso, canto XXVII.) In questa cantica le comparazioni sono più assai frequenti che nelle altre. Perocchè essendone il tèma tutto ideale, di necessità doveva il poeta avere ricorso alle idee sensibili per dare luce, colore e forma ai pensieri astratti di grande efficacia ognuno stimerà le seguenti: Come la fronda, che flette la cima Nel transito del vento, e poi si leva Quale per li seren tranquilli e puri E pare stella che tramuti loco, Se non che dalla parte, onde s'accende, Al piè di quella croce corse un astro (Paradiso, canto xv.) Piena d'alto concetto morale è la prima, di grazia schiettissima la seconda delle due belle comparazioni che qui trascrivo: E come per sentir più dilettanza Bene operando, l' uom di giorno in giorno Si m'accors' io che il mio girare intorno Di tempo, in bianca donna, quando il volto (Paradiso, canto XVIII.) Non vi pare di avere dinanzi agli occhi una danza vaghissima dell'Albano leggendo quest'altra similitudine? Poi, sì cantando, quegli ardenti Soli (Paradiso, canto x.) Ogni poema ad essere reputato eccellente dee avere unità nel soggetto e varietà nelle parti, siccome una e varia è ogni opera bella della natura. Tale è il poema di Dante: il quale corre ad un solo fine, abbraccia un concetto solo, mentre riceve mirabile varietà da vivacissime descrizioni di luoghi, di sentimenti, di cose, è ornato d'immagini e di sentenze, ricco di stile sempre diverso, atto a colpire in uguale maniera la intelligenza e la fantasía. Nella cantica del Paradiso era più che nelle |