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Così, quasi da valle andando a monte,
Con gli occhi vidi parte nello stremo
Vincer di lume tutta l'altra fronte.

Ed a quel mezzo con le penne sparte
Vidi più di mille Angeli festanti,
Ciascun distinto e di fulgore e d'arte.
Vidi quivi a' lor giuochi ed a' lor canti
Riders una bellezza, che letizia
Era negli occhi a tutti gli altri santi.
E s'io avessi in dir tanta divizia,

Quanta ad immaginar, non ardirei
Lo minimo tentar di sua delizia.

(Paradiso, canto XXXI.)

Parlando delle dottrine tenute da Dante in filosofia abbiamo notato i diversi modi, coi quali dipinse ciò che sentiva, quando trovossi dinanzi alla luce eterna. Però qui stimo soverchio farne parola. Egli termina il suo poema dicendo, che Dio si svelò agli occhi suoi; ma che non può descrivere la sua luce, essendochè lingua d'uomo non è da tanto. Omettendo adunque la dipintura di cosa, che supera troppo le forze del nostro ingegno, ei ce ne mostra la qualità per gli effetti:

. la mia mente fu percossa

Da un fulgore, in che sua voglia venne.
All'alta fantasía qui mancò possa:

Ma già volgeva il mio disiro e il velle,
Sì come ruota che ugualmente è mossa,
L' Amor che move il Sole e l'altre stelle.

(Paradiso, canto XXXIII.)

L'unione pertanto della sua volontà con Dio fu l'effetto prodotto in Dante dalla visione di Esso. Ciò av verrà pure in noi, quando, al suo esempio, fuggendo il

vizio, e tornati a coscienza pel pentimento, ci solleveremo in ispirito al vero eterno. Il maggior frutto della sapienza è nell' imparare a volere quanto a Dio piace. Nè per questo si tema di perdere in alcun modo la libertà dell' arbitrio, o di cadere nella inerzia del misticismo. Iddio non vuole la morte della ragione; si sdegna della obbedienza servile: non ama che giaccia in turpe letargo il nostro pensiero. Adoperiamo in buone ed utili cose le forze dell'intelletto e quelle del cuore: cerchiamo con fede la verità: con coraggio facciamo il bene: ma in ciò che da noi non dipende, nè dalle cause liberamente operanti intorno di noi, accogliamo con umiltà e con fortezza i decreti suoi. Le passioni ci tengono in servitù; nell' amore di Dio è libertà, siccome è sicura quiete: e l'uomo vive della sua vita vivendo in Lui.

Se tutti di questo fossero, come dovrebbero, persuasi, si vedrebbero tosto cessare gli odii e i rancori: nè la invidia, nè la superbia, nè l'avarizia terrebbero in guerra la gente umana; ma in tutti e per ogni luogo sarebbe giustizia e pace. Io desidero e spero che la lettura della Divina Commedia possa molto contribuire a diffondere negl' italiani giovani la credenza, che il nostro intelletto è fatto per sollevarsi dalle cose sensibili alle ideali, e che il fine di tutti gli studii deve essere la cognizione di Dio, di noi stessi e degli obblighi, ch' Ei c'impone nell' Evangelo. Ho tanto ampiamente di lei discorso, perchè è libro di grande moralità, proprio a nobilitare l'animo nostro ed a ritemprarlo, dandogli la generosa fortezza, che più non ha, da che fu stimato bello poltrire nell' ozio e nɔn

avere nè sdegno pel vizio, nè amore efficace per la virtù. E perchè in questo poema sono comprese tutte le forme di stile, vi son tratteggiati tutti gli affetti, e l'arte vi si palesa nell' ultimo grado di perfezione, a cui ingegno d'uomo possa recarla, stimai necessario di esaminarlo con cura, ed a parte a parte. Le osservazioni che ho fatte sopra di esso si possono, da chi ha buon giudicio, applicare ad ogni maniera di poesía. La Divina Commedia è per noi Italiani, come il Canone di Policleto pe' greci scultori, la regola e l'esemplare del bello. Di nessun' altro poeta quanto di Dante parlerò tanto a lungo in queste Lezioni. Chi bene lo ha inteso, chi sente la sua bellezza può confidarsi di avere mente e gusto per giudicare gli altri lavori di poesía: ed anche, dove a questo non abbia insuperabile impedimento dalla natura, d'essere buon poeta e buono scrittore.

Dante in sè riunisce tutte le doti che più ammiriamo nei nostri eccellenti artisti. Ha il terribile ed il sublime di Michelangiolo, la soavità del Correggio, la schietta semplicità dell' Albano: più vivamente non coloriva Tiziano, nè Raffaello ritrasse meglio di lui l'ideale bellezza, che forse aveva in visione o in sogno veduta in cielo, non annebbiata, siccome si mostra sempre alle menti umane, ma lucidissima, senza velo, infinita, quale in sè stesso la vede e contempla Iddio. Allorchè leggi la descrizione degli angioli e dei beati, ti sembra di avere dinanzi agli occhi quelle figure che il beato Angelico dipingeva, mentre nell' anima innamorata sentiva le gioic del Paradiso. Filosofo e teologo sapientissimo, uomo d'alti pensieri e di forti affetti,

amante della giustizia in età di parte, Dante fu grande per la fantasia, per il sentimento e per la dottrina. L'amore della Divina Commedia è segno di civiltà: è indizio di tempi, se non più lieti, più dignitosi. Speriamo, adunque, che in tutti crescendo la riverenza verso di lei, si farà sempre più vivo negl' Italiani lo zelo del vero, del bello e della virtù.

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LEZIONE DECIMA.

SOMMARIO.

Si tratta delle condizioni d'Italia dalla morte di Dante sino alla fine del secolo XIV. — Come vi fosse diminuita la potenza degl'imperatori, dei papi e degli Angioini. - Potere che vi ebbero allora i Visconti, ed altri signori di Lombardia e di Romagna. Delle compagnie di ventura. Stato di Roma: rivoluzione fatta da Niccolò di Lorenzo Tentativi dei Pavesi per tornar liberi. Notevoli avvenimenti in Firenze. Guerre tra i Veneziani ed i Genovesi. scita del Petrarca. - Suoi studii. Suo amore per Laura de Sade.

- Viaggi, amicizie. Ritiro in Valchiusa

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Na

Poema dell' Africa

Amò l'Italia, ma

Suo carattere.

Utilità

ed opere morali. — Egli è incoronato poeta.
visse nell' amicizia de' suoi oppressori.
da lui recata agli studii classici.

Io reputo necessario di dire in breve quale si fosse la condizione d'Italia negli anni che corsero dalla morte dell' Alighieri sino alla fine del secolo XIV, prima di parlare del Petrarca e della sua vita. Chè avendo egli avuto amicizia con molti principi, e alla trattazione di alcuni civili negozii partecipato, sarei costretta, dove tenessi altro modo, di troncare non poche volte il filo del mio discorso, per dare notizia degli uni come degli altri a chi non è molto pratico della storia. E poichè nel formare l'ingegno e il cuore dell'uomo concorre con la natura anche la fortuna, e i tempi l'indole loro improntano in quelli, noi possiamo conoscere e giudicare il carattere proprio di uno scrittore, quando abbiamo chiara notizia dell'età sua, cioè de' più notevoli avvenimenti di lei, e delle passioni che agitavano in essa l'universale.

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