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cerchia delle città acque salubri, per dare segno a Dio della loro venerazione inalzarono in varie parti d'Italia tempii bellissimi. In Pisa, prima che in altri luoghi, l'architettura ricuperò il suo splendore. E quasi ch' ivi gli uomini fossero più che altrove disposti a sentire e a ritrarre il bello, o perchè lo vedevano espresso in certe urne antiche, assai finamente intagliate da greca mano, che ancora in quella città si veggono ai nostri giorni, Niccola Pisano, Giovanni, Nino ed Andrea nello spazio di non molti anni condussero le arti dello edificare e dello scolpire a grande eccellenza. Firenze segui l'esempio di Pisa, come si scorge nelle chiese di Santa Maria del Fiore e di Santa Croce, ricordo della sapienza di Arnolfo. Quasi nel medesimo tempo Assisi, Padova, Siena, Napoli, Roma si abbellivano d' altri tempii, i quali ci fanno fede dell'amore degli avi nostri alle nobili arti e alle città loro. Certo, guardando i monumenti di quella età, e ponendoli a paragone con quelli da noi edificati, io non so se dobbiamo più vergognarci o del nostro cattivo. gusto, o della piccolezza degli animi nostri, in essi palese. Taccio che per mancarci la fede noi facciamo le chiese nel modo stesso, col quale si farebbe un teatro; e che non sappiamo dare ai varii edifizii il carattere loro proprio: ma non posso tacere, che in fatto di architettura diamo indizio di povera mente e di basso cuore. Che diranno di noi, generazione dubitante e infiacchita, i nostri nipoti, quando vedranno a fronte dei tempii, de' palagi, degli archi del Medio Evo, le nostre misere fabbrichette, pigmei dinanzi a giganti, o deboli canne e piccoli arbusti accanto ad annose querce?

Ah! riviva, riviva nel nostro petto la morta fede: ritorni il pensiero dov'è il suo centro; si lasci la cupidigia dell'oro, e s'ami la gloria: nè di questa avremo mai noi Italiani inutile desiderio; essendo così temprato l'ingegno nostro, ch'esso va contro la sua natura, quando non siegue il vero, o dispregia il bello.

Niccola Pisano, come si è detto, restaurò la scoltura, facendo soavemente espressive di cari e pietosi affetti le figure da lui scolpite. Lo stesso è a dire di Cimabue in ordine alla pittura. Questi sdegnò la goffa maniera de' Bizantini, animò i volti ne' suoi dipinti, e per il primo tratteggiò grandi storie. Il suo discepolo Giotto si spinse di lui più innanzi. Cominciò a piegare i panni con qualche cura: ebbe insolita splendidezza e delicatezza di colorito; e se non seppe dare movenza alle sue figure, diè loro espressione di amore, di compassione, di verecondia. Qui è da tornare in memoria, che in quel secolo di fede operosa e forte le arti s' informarono tutte dal Cristianesimo. Conciossiachè, mentre i Greci ritraevano la corporale bellezza e le passioni accese dal senso, gli artisti cristiani si studiarono di ritrarre que' sentimenti, che rampollano dalla mente e dal cuore per virtù della religione, quasi acqua viva dal seno di alpestre monte. Però l'arte moderna fu diversa dall' arte antica, siccome era diverso il principio d' inspirazione nell' animo dell' artista. Il Cristianesimo adunque avendo, con l' abolire la schiavitù, restituita la dignità primitiva al genere umano, resi più saldi i legami delle famiglie per le indissolubili nozze santificate da lui, rinnovato gli ordini degli Stati col ben de

finire i doveri di chi comanda e di chi ubbidisce, pose nuovi principii all' arte, affinchè in tutte le cose la sua virtù ed efficacia fosse palese. Vedremo poi come questa nella poesía si manifestasse, e come ad essa debba l'Italia il maggiore de' suoi poeti.

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LEZIONE TERZA.

SOMMARIO.

Necessità di studiare la storia civile de' tempi di Dante, a ben ponderare il suo ingegno, e ad intendere il suo poema. - Quanto in - Effetti delle discordie sorte tra le quelli potesse la religione. città italiane. - Politica degl' imperatori e de' papi. Parti e tumulti in Toscana. Venuta di Carlo di Valois in Firenze. - Contese tra Bonifazio VIII e Filippo il Bello. Come la sede pontificale fosse trasportata in Avignone. - Arrigo di Lussemburgo, e speranze in lui poste dai Ghibellini. - Avvenimenti più notevoli, dei quali Dante fu spettatore.

Chi non sa quale si fosse la condizione della terra in antico, molto si meraviglia in vedere corpi d' alberi smisurati, grandi ossa di sconosciuti animali; arbusti e fiori diversi in tutto da quelli che ora rallegrano i nostri campi, per la curiosa investigazione dell' uomo e per la sua industria tratti alla luce dal più riposto seno di lei. Onde fra sè dice pensoso, guardando questi fossili avanzi d'un tempo tanto da noi remoto: la forza generatrice della natura è dunque mutata? Ella ha dunque così variato i modelli alle opere sue, che la vita sotto altre forme e con misura diversa dalla passata ora nel mondo si manifesta? Perchè gli elefanti ed altri animali, che solevano un giorno errare non solo pe' nostri boschi, ma si nelle melanconiche lande della Siberia, ora vivono solamente nelle contrade, in cui è più forte il calore del sole?

Ma l'uomo, cui sono cognite le ragioni, onde si raffreddo a poco a poco la superficie terrestre, e sa, che pel violento irrompere delle acque si distesero i mari dove giacevano prima vaste pianure, e come il suolo agitato da racchiuso vapore o da ignea forza ivi si sollevasse in ardue montagne, qua si abbassasse in profonde valli, e dèsse al sotterraneo fuoco passaggio dai fianchi aperti o dalle spaccale cime dei monti, non partecipa nelle cose sopra toccate alla maraviglia degl' ignoranti: anzi gli sembra che sia non pure secondo ragione, ma di necessità naturale, che il clima in molti paesi, per gl'improvvisi sconvolgimenti del suolo essendo variato, anche la forma e la gagliardía della vita vi sia mutata. E ponendo mente a quel tanto che ci rimane del primitivo stato del nostro mondo ne conchiude dirittamente, allora, siccome sempre, essere stati gli effetti conformi alle cause loro. Perchè nella terra bollente ancora, per così dire, del primordiale calore, erano forze assai maggiori di quelle che ora vi sono: onde gli alberi e gli animali vi nascevano più vigorosi, più grandi e con altre forme: ed erano boscosi e fertili que' terreni, che poi indurati dal gelo appena possono alimentare pallido musco e grigio lichene.

Al modo stesso leggendo la vita, o studiando nelle opere di alcun uomo, che per altezza d'ingegno e per vastità di sapere non ebbe l' uguale nell' età sua, ed è alle seguenti rarissimo esempio della potenza di creativo intelletto, con tacita maraviglia noi contempliamo la sua grandezza, questa recando a straordinarie cagioni.

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