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LA

DIVINA COMEDIA

ILLUSTRATA

DA

Marco

A. KOPISCH, G. PICCI È M. G. PONTA

CENNI CRITICI

DI

LUIGI PICCHI O NI

MILANO

DALLA SOCIETÀ Tipografica de' CLASSICI ITALIANI

MDCCCXLVI

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PREFAZIONE

Avvegnachè sia piaciuto all'Allighieri di coprir certi suoi minuti divisamenti sotto dubie allegorie, e forse tali da non ci permettere se non congetture e presunzioni; non mi potei tuttavia restar capace mai che, in tessendo quel suo velame, non abbia co' versi strani (1) dovuto pur cavarci d'ogni sospensione e farci ben chiari almeno di quelle sentenze, in servigio delle quali ebbe tutta intiera dettata la Divina Comedia. Imperocchè, qual frutto poteasi egli aspet tare o sperar dalla sua voce, che molesta nel primo gusto avea, solo dopo ben digesta, a convertirsi in vital nutrimento (2), se le cose eziandio di maggior rilievo avesse poi espresse con discorso o dubio, o ambiguo, o impenetrabile al tutto? Cotale una spensierataggine non dovette Dante aver potuto in sua gran mente al

(1) Inferno, IX, v. 63

(2) Paradiso, XVII, v. 130-132.

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