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INTRODUZIONE

Dante Alighieri riassume così pienamente l'anima italiana in tutte le sue manifestazioni sentimentali ed intellettuali, sociali e politiche, letterarie ed artistiche, che ai cultori di qualsiasi disciplina le opere sue possono offrire abbondante materia di osservazione e di studio. Sarebbe quindi stato assai strano che, presentando così ampia mèsse da raccogliere al letterato e al filosofo, al giurista e allo storico, allo scienziato e all'artista, nulla o poco avessero offerto al musicista, mentre la musica è appunto una delle più alte, delle più spontanee e delle più connaturali manifestazioni di quell'anima italiana che Dante, come ho detto, riassume in tutti i suoi aspetti.

E in vero, tanto nelle opere minori quanto nel Poema dell'Alighieri, la musica ha grandissima parte, sia che si consideri ciò che, specie nel Convivio, l'autore ne dice, ragionatamente parlandone, sia che

BONAVENTURA, Dante e la Musica 1

nella Commedia, oltre alla varietà degli effetti musicali che il verso dantesco raggiunge nei molteplici suoi atteggiamenti traendo appunto da elementi musicali l'efficacia della rappresentazione artistica, si osservi tutto ciò che il Poeta dice relativamente alla musica vera e propria, o storicamente, o tecnicamente, od esteticamente.

Onde, proseguendo i miei studi modesti di letteratura musicale, mi è parso non inutile accingermi a trattare questo argomento, sebbene su Dante e la Musica esistano già varî scritti, alcuni de' quali anche pregevoli, ma che si contengono tutti nelle proporzioni di opuscoli o di articoli da giornale e che si rivelano per la maggior parte opera più di letterati che di musicisti. È dunque mio intendimento trattare il tema sotto un aspetto più strettamente musicale e, per così dire, più tecnico: al quale scopo cercherò di raccogliere e di esaminare dal punto di vista dell'arte tutto ciò che Dante dice intorno alla musica nelle opere sue.

Ma ad un simile studio mancherebbe ogni fondamento e il quadro non verrebbe ad essere esposto nella sua vera luce, se prima non ci facessimo un chiaro concetto delle condizioni in cui si trovava la musica ai tempi di Dante: sola via per evitare il pericolo, nel quale pur tanti incorsero in altri campi degli studi danteschi, di considerare il Poeta fuor del suo tempo e di fargli dire ciò che dire nè poteva nè volle.

I.

CONDIZIONI DELLA MUSICA AI TEMPI DI DANTE.

Nei primi due secoli dopo il Mille, mentre cominciavano a diradarsi le tenebre fitte che avevano fino allora gravato sulla vita medievale, anche la musica era andata, sebbene lentamente, costituendosi. Alla vecchia Diafonia od Organum (che pure era stato il più antico esempio di Armonia, cioè di suoni simultaneamente adoprati) si era sostituito il Discanto, dappoichè alle note tutte di uguale durata (cantus firmus) erano succedute quelle di vario valore della così detta Musica Mensurale o Figurata. Discantus, scriveva Francone da Colonia, cui si attribuisce il merito dell'invenzione della musica figurata, o per lo meno quello di averla ridotta a sistema, est aliquorum diversorum cantuum consonantia, in qua illi diversi cantus per voces longas et breves et semibreves proportionaliter adaequantur et in scripto per debitas figuras proportionati ad invicem designantur.

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