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opere di letteratura musicale, oltre che di Boezio, di S. Tommaso e, aggiungiamo noi, di S. Agostino. I quali due Santi non solo fecero varî cenni dell'arte musicale, l'uno nella Somma, l'altro nelle Confessioni, ma anche ne scrissero di proposito a parte, avendosi di S. Tommaso un libro De Arte Musica, e 6 libri Della Musica di S. Agostino. (1) Per recare un solo esempio di rispondenze tra i concetti di questi e quelli di Dante, ricorderemo che S. Agostino accenna all'influsso dell'affetto che ci muove, sulle diverse intonazioni della voce, dicendo: omnes affectus spiritus nostri pro sua diversitate habent proprios modos in voce atque cantu, quorum occulta familiaritate excitantur, () come Dante fa dire agli avari:

Talor parliam l'un alto e l'altro basso
secondo l'affezion che a dir ci sprona

ora a maggiore ed ora a minor passo. (3)

Sopra tutto poi è facile argomentare che nozioni precise di scienza musicale fossero da Dante possedute, dal modo esatto con cui vi allude nelle opere sue, adoprando anche un linguaggio tecnico che non avrebbe certamente saputo usare un profano. Di ciò avrà la prova chi vorrà pazientemente seguirci nel corso di questo nostro studio, ove esamineremo i

(1) S. TOMMASO D'AQUINO, De Arte Musica, con prefazione dell'ab. Guerrino Amelli. Milano, 1882.

S. AGOSTINO, Della Musica, libri 6: tradotti e annotati da Raffaele Cardamone. Firenze, Barbèra, 1878.

(2) Confessioni, X, cap. XXXIII.

(3) Purg., XX, 118.

passi danteschi che alla musica si riferiscono, specie nel Convivio e nella Divina Commedia: qui, ricordato come i molti termini musicali di cui il Poeta si vale sieno da lui adoperati nel loro senso proprio, tecnicamente parlando, ci limiteremo a un esempio.

La differenza fondamentale che intercede fra melodia ed armonia sta in ciò, che la prima consiste nella successione dei suoni, l'altra nella loro simultaneità: dell'una e dell'altra, come vedemmo, ai tempi di Dante, segnatamente per l'opera di Marchetto da Padova, si aveva ormai sicura nozione. Ora il Nostro usa più volte, nella Commedia, e la voce melodia e la voce armonia: e sempre appropriatamente. Valgano due sole citazioni.

Come meglio indicare la successione dei suoni, che dicendo:

Ed una melodia dolce correva

per l'aer luminoso?

E di contro, come meglio indicare la simultaneità dei suoni, che dicendo:

Diverse voci fan giù dolci note:

così diversi scanni in nostra vita

rendon dolce armonia fra queste rote?

Ancora: la melodia che s'accogliea per la Croce formata dalle anime che sono nel cielo di Marte, è paragonata a quella che fanno le corde di una giga o di un'arpa, strumenti che per la natura loro meglio si prestano alla produzione dei suoni successivi, cioè della vera melodia, che di quelli simultanei: invece

del tempo che gli si apparecchia Cacciaguida dice che viene a lui come dolce armonia da organo, e l'organo è appunto lo strumento fra tutti più adatto a riprodurre i suoni simultanei, cioè l'armonia. E giacchè abbiamo nominato questi strumenti, notiamo ancora come Dante, con sottile accorgimento che rivela le sue cognizioni in materia, ponga in rilievo la diversità esistente fra i suoni che, colpito l'orecchio, rapidamente fuggono e si dileguano, come quelli della giga e dell'arpa che fanno un tintinno, e i suoni tenuti, continuati dell'organo i quali, come osservava lo Zacco, giungono sì chiari all'orecchio da porgere immagine di cosa che sia veduta.

Ma non ci indugeremo più oltre su ciò, giacchè quanto verremo dicendo in seguito sarà la riprova che Dante ebbe intorno alla musica cognizioni teoretiche notevolissime e ch'ebbe altresì di quest'arte sentimento vivo e gusto squisito.

Passiamo quindi ad esaminar brevemente i luoghi del Convivio e delle altre opere minori, in cui si parla di musica.

III.

LA MUSICA NELLE OPERE MINORI DI DANTE.

Tutti i suoni che, o successivamente o simultaneamente, vengono a colpire l'orecchio nostro si trovan fra loro in certi determinati rapporti. Indagare le leggi di tali rapporti è ufficio della scienza: coordinarli per modo da comporne un'idea musicale è ufficio dell'arte. Onde la musica fu pur definita una serie di suoni che si chiaman l'un l'altro, ed anche l'arte che insegna a formare le voci e ad accentuare le voci formate con retta proporzione.

Con retta proporzione: in quanto che sebbene tra ogni suono ed un altro esista sempre un rapporto, allorquando si tratta di comporre una successione o un'aggregazione di suoni è necessario ch'essi si trovino in tale relazione fra loro che ne risulti una melodia o un'armonia conforme alle leggi fondamentali della natura e dell'arte.

A questo concetto evidentemente s'ispirano le parole chè si leggono nel Trattato I del Convivio al capitolo V, le quali meritano di essere esaminate, anche per la duplice interpretazione che possono ricevere.

Eccole: "Quella cosa dice l'uomo essere bella le

cui parti debitamente rispondono, perchè dalla loro armonia resulta piacimento: onde pare l'uomo essere bello quando le sue membra debitamente rispondono; e dicemo bello il canto quando le voci di quello, secondo il debito dell'arte, sono intra sé rispondenti

Qui sono da notare più cose. Innanzi tutto l'influsso sull'Alighieri delle teoriche musicali immaginate da Pitagora e da altri antichi e sostenute poi da Boezio, da S. Isidoro e da altri, relative alla dominazione della musica su tutte le cose, e anche, come vedemmo, all'unione del corpo e dell'anima. Onde la bellezza dell'uomo resulta dall'armonica distribuzione delle varie parti del corpo suo, le quali debbono convenientemente rispondersi. Poi è da notare il raffronto fatto dallo scrittore tra la bellezza dell'uomo resultante dagli armonici rapporti delle varie sue membra, e la bellezza del canto, anch'essa resultante dagli armonici rapporti delle varie sue parti. Ma, come abbiamo osservato, fra le relazioni dei suoni debbono scegliersi quelle soltanto che sono artisticamente ammissibili, se vuolsi che dalla loro successione o dalla loro aggregazione resulti un complesso omogeneo, musicalmente sensato, e di gradevole effetto. Perciò acutamente l'Alighieri poneva in sodo che bello il canto si dice quando le voci sue corrispondono fra loro secondo il debito dell'arte, che è quanto dire secondo le norme che prima la Natura stessa ha fissato e che l'esperienza o l'Arte che dir si voglia da quella ha dedotto.

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