Sayfadaki görseller
PDF
ePub

VII.

LE INVOCAZIONI MUSICALI.

Il Giordani scriveva che il Purgatorio e il Paradiso hanno la musica per materia e per macchina principale. E invero Dante la chiamò a lenire le sofferenze delle anime purganti, che son meno colpevoli di quelle relegate in Inferno, e alle quali la musica giunge al tempo stesso come consolatrice degli attuali tormenti e come promessa e quasi anticipazione di quella più alta e piena e perfetta armonia di cui potranno godere quando, espiati i peccati, giungeranno al regno della beatitudine celeste. E sembra che la presenza della musica nel Purgatorio sia proprio ciò che più distingue le regioni di questo da quelle dell'Inferno, giacchè il Poeta esclama:

Ahi quanto son diverse quelle foci
dalle infernali! chè quivi per canti
s'entra, e laggiù per lamenti feroci. (1)

Nel Paradiso poi la musica, come vedremo, è parte integrale e principalissima, giacchè con melodie e danze perpetue vi è celebrata la gloria di

(1) Purg., XII, 112.

Dio. Sarà quella una musica sovrumana, intraduci

bile,

ch'esser non può nota

se non colà dove gioir s'insempra. (1)

Quella del Purgatorio è invece, come ben conveniva, più accessibile, più comprensibile, in una parola, più umana, così accordandosi a quel senso generale di umanità che pervade tutta la seconda cantica del Poema dantesco.

L'intonazione del primo canto del Purgatorio è pienamente conforme al mutato ambiente nel quale ora il Poeta si trova. Una pura dolcezza di suoni è diffusa per le soavi terzine e sembra che la loro melodia si unisca al

dolce color d'oriental zaffiro

per ricominciare diletto agli occhi del pellegrino ormai uscito fuor dell'aura morta.

Al principio dell' Inferno egli aveva invocato l'aiuto di tutte le Muse, e insieme quello del proprio ingegno: ugualmente a tutte le Muse si era rivolto sul finire della prima cantica perchè lo aiutassero come già

aiutâro Anfione a chiuder Tebe;

qui invece al principio del Purgatorio si rivolge alla sola Calliope, la musa dalla bella voce, come dice il greco nome, la madre di Orfeo, la vincitrice delle

(1) Par., X, 147.

Pieridi nella gara del canto, nella qual gara ad citharam vocalia moverat ora (1) superando le rivali colla dolcezza del suo cantare. E che l'intendimento del Poeta sia proprio quello d'invocarla per le sue qualità musicali si rileva anche dal desiderio espresso ch'ella segua il suo canto appunto

con quel suono

di cui le Piche misere sentiro

lo colpo tal che disperâr perdono.

Quando il Poeta giungerà al Paradiso invocherà addirittura l'aiuto di Apollo, dio della Musica, inventor della Lira, trionfatore egli pure in una gara musicale, in quella con Marsia. E lo invocherà proprio col ricordo di questa sua musicale vittoria:

Entra nel petto mio e spira tue

sì come quando Marsia traesti
dalla vagina delle membra sue,

come col ricordo della vittoria sulle Pieridi invoca nel Purgatorio Calliope. Onde è fuori di dubbio che Dante abbia voluto far presiedere la musica alla seconda e alla terza cantica del Poema divino.

(1) OVIDIO, Metam., V, 336.

VIII.

I CANTI UNISONI.

Essa non tarda ad apparire, giacchè tutto il II Canto del Purgatorio ne è subito circonfuso e ravvolto.

La sua prima manifestazione è un coro cantato dai più che cento spiriti seduti dentro la barchetta guidata dal celestial nocchiero:

In exitu Israel de Egitto,

cantavan tutti insieme ad una voce

con quanto di quel salmo è poscia scritto. (1)

In éx-i-tu

Israel de Aegypto

Il secondo verso di questa terzina dimostra trattarsi non solo di un coro (cantavan tutti insieme) ma di un coro all'unisono (ad una voce): onde è facile immaginare la solenne grandiosità di quel canto intonato da una massa corale così numerosa (più di cento spiriti) che eseguiva la medesima parte. Dei canti che spesso ode e nel Purgatorio e nel Paradiso, canti

(1) Purg., II, 46.

quasi tutti sacri e liturgici su parole latine, il Poeta dice sempre se provenivano dalla voce di un solo o di un coro: e quando si tratta di cori, talvolta anche accenna a quelli a più parti; ma talvolta nulla dice su questo proposito, onde è lecito credere che anche altri di tali cori fossero unisoni. Però una vera e propria determinazione dell'essere unisono il coro, non si trova che in due punti del Purgatorio: in quello ora citato e nell'altro che s'incontra al canto XVI. Ivi le anime degli iracondi cantano la nota preghiera dell'Agnus Dei, con la stessa intonazione di voce, perfettamente all'unisono: il Poeta ha cura d'indicar ciò specificatamente facendoci notare che non solo le parole dette dalle anime erano le medesime, ma uguale era anche il modo musicale nel quale cantavano.

Io sentia voci e ciascuna pareva

pregar, per pace e per misericordia,
l'agnel di Dio che le peccata leva.
Pure Agnus Dei eran le loro esordia:
una parola in tutte era ed un modo,
sì che parea tra esse ogni concordia. (1)

Agnus De- i,

qui tollis peccata mundi,

Ciò che Dante udiva cantar da quelle anime era dunque un canto fermo Gregoriano: canto fermo che

(1) Purg., XVI, 16.

« ÖncekiDevam »