I. LA VITA RUSTICA. Perchè turbarmi l'anima, O d'oro e d'onor brame, E già per me si piega Sul remo il nocchier brun Cola donde si niega Che più ritorni alcun ?1 Queste che ancor ne avanzano La libertade agreste. Qui Cerere ne manda Le biade, e Bacco il vin; So che felice stimasi 11 possessor d'un' arca Sotto la man sovente Del gelato timor. Unde negant redire quemquam. Cat., carm. III. 2 Pluto, dio delle ricchezze, dal greco louros, opulenza, ricchezza. strofa. Me, non nato a percotere Mercar non mi vedrà.1 Che il vago Eupili mio Si sconosciuta, in seno Il trepido sospetto, Qual porteranno invidia E tale fu veramente il Parini, quale si dipinge in questa mirabile 2 Con questo nome si chiamava anticamente il lago Pusiano, presso il quale è la terra di Bosisio dove nacque il Poeta. Il pensiero degli ultimi quattro versi di questa strofa è quello stesso espresso anco più felicemente negli ultimi quattro della strofa 3a. A me, che di fior cinto, Non fila d'oro nobili, D'illustre fabbro cura, Quelle abbia il vate, esperto Chè la virtude e il merto E da noi lunge avvampi E perchè ai numi il fulmine Col tetro fumo a vol.2 E te, villan sollecito, Che per nuov'orme il tralcio Saprai guidar frenandolo Fiume della Tessaglia. Lungo le sue sponde Apollo, cacciato che fu dal cielo, guidava al pascolo la greggia di Admeto. 2 Nell'anno in che fu scritta quest' ode, 1758, ardeva la guerra che fu delta de' sette anni, e la Sassonia era desolata da' soldati austriaci e russi. Col pieghevole salcio; * Di te parlar più secoli E sotto l' alte piante Le quete ossa compiante I giorni fortunati. Ah quella è vera fama II. LA SALUBRITÀ DELL'ARIA. O beato terreno Del vago Eupili mio, E il petto avido inondi! Urta se stesso e scende 1 Guarda come sa dir tutto poeticamente. 2 In questa, e nella maggior parte delle odi del Parini, ricorrono qua e là reminiscenze classiche, ma il Poeta sa come spirare una vita nuova entro alle forme antiche, e farle sue. 3 Vedi pag. 2, nota 2, Quest' etere vivace Che gli egri spirti accende, E l'animo rallegra; Però ch' Austro scortese Qui suoi vapor non mena, Di Stige ora s'impaccia Mira dipinti in viso Di mortali pallori I languenti cultori, Nel bel clima innocente Vedi pag. 4, nota 2. |