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Dono di navi peregrine; stanno
Le prede di più climi in pochi solchi.
Aspettan te, chiara bellezza, i fiori
Dell' Indo: avide al sen tuo voleranno
Le morbide fragranze americane,
Argomento di studio e di diletto.
Come verdeggia il zucchero tu vedi,
A canna arcade simile; qual pende
Il legume d'Aleppo dal suo ramo,
A coronar le mense util bevanda;1
Qual sorga l'ananas; come la palma
Incurvi, premio al vincitor, la fronda.
Ah, non sia chi la man ponga alla scorza
Dell'albero fallace avvelenato, 2

3

Se non vuol ch'aspre doglie a lui prepari
Rossa di larghi margini la pelle !
Questa pudica dalle dita fugge; 3
La solcata mammella arma di spine
Il barbarico cacto; al sol si gira

4

Clizia amorosa. 5 Sopra lor trasvola
L'ape ministra dell'aerco mèle.

Dal calice succhiato in ceppi stretta,

La mosca in seno al fior trova la tomba. " Qui pure il sonno con pigre ali, 7 molle

1 Il caffe.

Dall'erbe lasse conosciuto dio,

S' aggira, e, al giunger d' Espero, rinchiude
Con la man fresca le stillanti bocce,
Che aprirà ristorate il bel mattino: 8

E chi potesse udir de' verdi rami

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4 Cactus mamillaris.

5 Helitropia o girasole.

6 Muscipula dionea.

7 Il sonno delle piante.

3 Vedi versi bellissimi e ricordati di quelli di Dante :

. i fioretti dal notturno gelo

Chinati e chiusi, poi che 'l Sol gl' imbianca,

Si drizzan tutti aperti in loro stelo.

Inf., II, 127.

Le segrete parole, allor che i furti
Dolci fa il vento su gli aperti fiori
Degli odorati semi, e in giro porta
La speme
della prole a cento fronde;
Come al marito suo parría gemente
L'avida pianta susurrar! chè nozze
Han pur le piante; e Zeffiro leggiero
Discorritor dell' indiche pendici

A quei fecondi amor plaude aleggiando.
Erba gentil (ne v' è sospir di vento)

Vedi inquieta tremolar sul gambo:1
Non vive? e non dirai ch'ella pur senta?
Ricerca forse il patrio margo e 'l rio,
E duolsi d'abbracciar con le radici
Estrania terra sotto stelle ignote,
E in europea prigion bevere a stento
Brevi del sol per lo spiraglio i rai.

E ancor chi sa che in suo linguaggio i germi
Compagni di quell'ora non avvisi

Che il sol, da noi fuggendo, alla lor patria,
Alla Spagna novella il giorno porta? 2
Noi, pur noi, Lesbia, alla magione invita....
Ma che non può sugl ingannati sensi

Desir che segga della mente in cima!
Non era io teco? A te fean pur corona
Gl'illustri amici: a te salubri piante,
E belve e pesci e augei, marmi e metalli
Ne' palladii ricinti iva io mostrando.
Certo guidar tuoi passi a me parea;
Certo udii le parole: e tu di Brembo,
Ohime! lungo la riva ancor ti stai.3

1 Hedisarum gyrans.

2 Veggano gli studiosi la dolce e gentile malinconia di questi bellis

simi versi.

3 * Valga anche questo elegante e gentile poemetto a far capaci i giovani studiosi che scienza e poesia non sono tra loro nemiche, come molti vanno dicendo, ma spesse volte si danno la mano e si sorridono da buone sorelle.

VINCENZO MONTI.

I.

AL SIGNOR DE MONTGOLFIER.'

Quando Giason dal Pelio 2
Spinse nel mar gli abeti,
E primo corse a fendere
Co'remi il seno a Teti;
Su l'alta poppa intrepido
Col fior del sangue acheo
Vide la Grecia ascendere
Il giovinetto Orfeo.
Stendea le dita eburnee
Su la materna 3 lira;

E al tracio suon chetavasi
De' venti il fischio e l'ira.
Meravigliando accorsero.
Di Doride le figlie; 5
Nettuno ai verdi alipedi
Lasciò cader le briglie.

Cantava il Vate odrisio

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1 Due furono i Montgolfier che dettero il loro nome agli areostati. Giuseppe e Giacomo fratelli, di Vidalon-les Annonay, dipartimento dell'Ardeche: Giuseppe visse dal 1740 al 1799; Giacomo dal 1715 al 1810. Furono entrambi valenti chimici e inventarono parecchie macchine. L'ode è indirizzata a Giacomo.

2 Vedi nella Mitologia la spedizione di Giasone a Colco per la conquista del Vello d'oro, e il celebre poemetto di Catullo nelle Nozze di Teti e Peleo.

3 Chiama materna la lira d' Orfeo, perchè egli era figlio della Musa Calliope, dalla quale aveva appreso l'arte del canto. Vedi un modo simile in Oraz., Od., I, 12. Orfeo era nativo di Tracia.

Le Ninfe del mare.

• Nome della nave che servi a quella spedizione. Vedi Ovidio, Met., VII.

E dolce errar sentivasi
Su l'alme greche il canto.
O della Senna ascoltami,
Novello Tifi invitto:

Vinse i portenti argolici
L'aereo tuo tragitto.
Tentar del mare i vortici
Forse è sì gran pensiero
Come occupar de' fulmini
L'inviolato impero?
Deh! perchè al nostro secolo
Non die propizio il Fato
. D'un altro Orfeo la cetera,

2

Se Montgolfier n' ha dato?
Maggior del prode Esonide 2
Surse di Gallia il figlio.
Applaudi, Europa attonita,
Al volator naviglio.

Non mai Natura, all' ordine
Delle sue leggi intesa,
Dalla potenza chimica
Soffri più bella offesa.

Mirabil arte, ond' alzasi

Di Sthallio e Black 3 la fama,

Pera lo stolto Cinico

Che frenesía ti chiama.

De' corpi entro le viscere
Tu l' acre sguardo avventi,
E invan celarsi tentano
Gl' indocili elementi.

Dalle tenaci tenebre

La verità traesti,

E delle rauche ipotesi
Tregua al furor ponesti.

1 Cosi si chiamava il piloto degli Argonauti.

2 Nome patronimico di Giasone, che fu figlio di Esone.

Giorgio Ernesto Sthal di Baviera e Giuseppe Black di Scozia, celebri chimici del secolo scorso.

1

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3

Da' marzii corpi 3 uscire,
. E già domato ed utile
Al domator servire.
Per lui del pondo immemore,
Mirabil cosa! in alto

Va la materia, e insolito
Porta alle nubi assalto.
Il gran prodigio immobili
I riguardanti lassa,
E di terrore un palpito
In ogni cor trapassa.
Tace la terra, e suonano

Del ciel le vie deserte:
Stan mille volti pallidi,
E mille bocche aperte.
Sorge il diletto e l'estasi

In mezzo allo spavento,
Ei piè mal fermi agognano
Ir dietro al guardo attento.
Pace e silenzio, o turbini:
Deh! non vi prenda sdegno,
Se umane salme varcano
Delle tempeste il regno.

Sofia significherebbe sapienza in generale, ma qui vale piuttosto scienza della natura.

2 Il gaz idrogeno che serve a gonfiare gli arcostati, e che può esser cagione de' terremoti.

3 Marzii corpi vale corpi ferruginosi: ma non è già che l'idrogeno si estragga da quelli; esso si estrae dall'acqua, procurando che l'ossigeno, che ne è l'altro elemento, sia assorbito da' corpi ferruginosi. L' espressione del Poeta non è quindi scientificamente esatta.

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