Dono di navi peregrine; stanno 3 Se non vuol ch'aspre doglie a lui prepari 4 Clizia amorosa. 5 Sopra lor trasvola Dal calice succhiato in ceppi stretta, La mosca in seno al fior trova la tomba. " Qui pure il sonno con pigre ali, 7 molle 1 Il caffe. Dall'erbe lasse conosciuto dio, S' aggira, e, al giunger d' Espero, rinchiude E chi potesse udir de' verdi rami 4 Cactus mamillaris. 5 Helitropia o girasole. 6 Muscipula dionea. 7 Il sonno delle piante. 3 Vedi versi bellissimi e ricordati di quelli di Dante : . i fioretti dal notturno gelo Chinati e chiusi, poi che 'l Sol gl' imbianca, Si drizzan tutti aperti in loro stelo. Inf., II, 127. Le segrete parole, allor che i furti A quei fecondi amor plaude aleggiando. Vedi inquieta tremolar sul gambo:1 E ancor chi sa che in suo linguaggio i germi Che il sol, da noi fuggendo, alla lor patria, Desir che segga della mente in cima! 1 Hedisarum gyrans. 2 Veggano gli studiosi la dolce e gentile malinconia di questi bellis simi versi. 3 * Valga anche questo elegante e gentile poemetto a far capaci i giovani studiosi che scienza e poesia non sono tra loro nemiche, come molti vanno dicendo, ma spesse volte si danno la mano e si sorridono da buone sorelle. VINCENZO MONTI. I. AL SIGNOR DE MONTGOLFIER.' Quando Giason dal Pelio 2 E al tracio suon chetavasi Cantava il Vate odrisio 1 Due furono i Montgolfier che dettero il loro nome agli areostati. Giuseppe e Giacomo fratelli, di Vidalon-les Annonay, dipartimento dell'Ardeche: Giuseppe visse dal 1740 al 1799; Giacomo dal 1715 al 1810. Furono entrambi valenti chimici e inventarono parecchie macchine. L'ode è indirizzata a Giacomo. 2 Vedi nella Mitologia la spedizione di Giasone a Colco per la conquista del Vello d'oro, e il celebre poemetto di Catullo nelle Nozze di Teti e Peleo. 3 Chiama materna la lira d' Orfeo, perchè egli era figlio della Musa Calliope, dalla quale aveva appreso l'arte del canto. Vedi un modo simile in Oraz., Od., I, 12. Orfeo era nativo di Tracia. Le Ninfe del mare. • Nome della nave che servi a quella spedizione. Vedi Ovidio, Met., VII. E dolce errar sentivasi Vinse i portenti argolici 2 Se Montgolfier n' ha dato? Non mai Natura, all' ordine Mirabil arte, ond' alzasi Di Sthallio e Black 3 la fama, Pera lo stolto Cinico Che frenesía ti chiama. De' corpi entro le viscere Dalle tenaci tenebre La verità traesti, E delle rauche ipotesi 1 Cosi si chiamava il piloto degli Argonauti. 2 Nome patronimico di Giasone, che fu figlio di Esone. Giorgio Ernesto Sthal di Baviera e Giuseppe Black di Scozia, celebri chimici del secolo scorso. 1 3 Da' marzii corpi 3 uscire, Va la materia, e insolito Del ciel le vie deserte: In mezzo allo spavento, Sofia significherebbe sapienza in generale, ma qui vale piuttosto scienza della natura. 2 Il gaz idrogeno che serve a gonfiare gli arcostati, e che può esser cagione de' terremoti. 3 Marzii corpi vale corpi ferruginosi: ma non è già che l'idrogeno si estragga da quelli; esso si estrae dall'acqua, procurando che l'ossigeno, che ne è l'altro elemento, sia assorbito da' corpi ferruginosi. L' espressione del Poeta non è quindi scientificamente esatta. |