Poggia intanto quell' alma alle lucenti Qui di Valchiusa è il cigno, e meno altera 4 Tabernacoli d'oro apriagli il Sole; Che dell' uman sapere archimandriti 1 Venere. 2 Ivi tra quei che il terzo cerchio serra, La rividi più bella e meno altera. Petr., Son. 3 Vedi sopra L'Invito a Lesbia Cidonia. In questo poemetto (dice il Monti) sono le Grazie medesime che parlano profonda filosofia. E noto che il Galileo dopo le sue scoperte astronomiche divenne cieco. Cari a Marcello di Sicilia i liti:1 3 De' proietti creata, e primo vide 4 Qui Cassin, che in me tutto affisse il ciglio, Non fe' più bello del veder periglio. Uscian richiami; e, Vieni, anima día, Che qual più dolce suono arpa produce, E il Sol sì viva saettò la luce, Che il più puro tra noi giorno sereno Notte agli occhi saría quando è più truce. Qual tra mille fioretti in prato ameno, 1 Si legge che Archimede con l'uso di grandi specchi ustori giungesse a incendiare le navi di Marcello, che stringeva d'assedio Siracusa. 2 Archimede fu il primo che trovò la quadratura della parabola e il rapporto della sfera col cilindro. Della quale ultima scoperta egli stesso compiacquesi tanto, che la volle incisa sul suo sepolcro; lo che servi d'iadizio a Cicerone per iscoprirlo, siccome egli stesso racconta nelle Tusculane, 1, 5, § 23. 3 Filolao, nativo della magna Grecia e discepolo di Pitagora, fu il primo ad insegnare il sistema ora detto Copernicano. Il Cassini, chiamato l'oracolo del sole, diede una teorica completa sul movimento delle macchie solari, e parlò più sensatamente d' ogni altro della paralasse del sole, elemento principale di tutta l'astronomia. Monsignor Bianchini e il padre Riccioli gesuita, celebri astronomi. La teoria del nuovo pianeta Urano, stampata a Milano nel 1789, fu conosciuta a Parigi da' più distinti astronomi e geometri; ma perchè il modesto Oriani non la presentò all' Accademia delle scienze, l'a tronomo Delhambre pro fitto senza scrupolo delle scoperte altrui, e le sue tavole pubblicate due anni dopo ottennero un premio ad altri dovuto. Vago parto d' april, la fanciulletta, Tutti con gli occhi ingorda e semplicetta; Or di quel raggio ed or di questo, e brama Cura d'amore di quei cari in traccia, N' inchiede, e prega che di lor non taccia. L'arco che l'ombra fa cader più corta.3 Oh mio Lorenzo ! Oh Borda mio! - Für dette Queste, e non più, per lor, parole; il resto L'amara tua partita, e su latino Non vil plettro il mio duol fu manifesto. Io di quassù l'intesi, o pellegrino Canoro spirto, e desiai che ratto Fosse il vol che dovea farti divino. Il veggo, e nondimeno « Qual di te lungo qui aspettar s'è fatto! >> Così confusi l'un dell' altro in seno, 1 Bartolommeo Borda, celebre matematico francese, intimamente legato d'amicizia col Mascheroni, il quale sulla di lui morte compose un'elegia latina. 2 Lazzaro Spallanzani, grande fisiologo e naturalista. Vedi Antologia della prosa, pag. 504 e seg. 3 Il Meridiano. E alternando il parlar, spinser le piume 1 Euridice, la ripa rispondea. 1 Conversa in astro quella cetra, elice 2 Si dolci i suoni ancor, che la dannata 3 V. MONUMENTO DI GIUSEPPE PARINI." I placidi cercai poggi felici, Che con dolce pendio cingon le liete 1 Imita questi versi delle Georgiche, IV, 523, ec.: 2 Vedi pag. 15, nota 2. Gli udendo non si usa in prosa, e non è bel modo neanche in poesia. Dalla Mascheroniana (canto IV, v. 202-258). Qui il Poeta fa parlare l'anima di Pietro Verri economista, e le anime del Mascheroni, del Beccaria e del Parini l'ascoltano. Gl' interlocutori sono in cielo. A proposito del monumento del Parini, che qui si descrive, ecco quanto si legge nella prefazione de' Sepolcri del Foscolo, Brescia, 1808: « Da' cultori di tanto Poeta (il Parini) singolare gratitudine merita l'avvocato Rocco Marliani, che a Erba, nello splendido ed elegante edifizio della sua villa Amalia, consacrò un monumento allo spirito dell'amico suo. La tomba è protetta da una macchia di lauri, e il sole cadente manda cogli ultimi raggi sopra di essa la lunga ombra di un antico cipresso. Esce da un organo sotterraneo un suono melanconico inaspettato dal passeggiere. Nel monu. mento v'è il busto del Poeta in marmo, e nella lapida leggonsi scolpiti que'suoi versi : Qui ferma il passo, e attonito Udrai del tuo cantore Le commosse reliquie Sotto la terra argute sibilar. E chi da quella collina volge l'occhio al lago di Pusiano, vede la terra (Bosisio) ove nacque il Parini e il vago Eupili ch' egli cantò, e dove cercava conforto alle sue membra afflitte dalla infermità, e riposo all' animo suo stanco della fortuna e del mondo. » Dell' Eupili lagune irrigatrici; Piagge dilette al ciel, che al mio Parini L'acre bile fe dolce,' e la vestia Di tebani concenti e venosini. 2 Per quell' aure ancor viva, e l'aure e l'onde E donna di beltà che dolce ardea (Tese l'orecchio, e fiammeggiando il Vate 3 Spargendolo di fiori e di mortella, Tra le sue man, fe' al sasso una catena. Pace eterna all' amico: e te chiamando, Che gli occhi anch' io levai, certa aspettando Il poema del Giorno. Vedi pag. 33 e segg. 2 Le Odi, ch'egli chiama pindariche e oraziane, a significare forse l' altezza de' pensieri congiunta alla squisita eleganza della forma. Vedi pag. 1-33. Rammenta quel verso di Dante che dice: 3. Di lagrime atteggiata e di dolore. |