E in stuol d'amici numerato e casto, Che ai buoni, ovunque sia, dona favore; Dunque perchè quella sì grata un giorno Polvere velo?1 Ben mi sovvien quando, modesto il ciglio, Me de' suoi carmi, e a me chiedea consiglio, Ma or non più. Chi sa? simile a rosa Tutta fresca e vermiglia al sol che nasce, L'animo pasce. E di bellezza, di virtù, di raro Amor, di grazie, di pudor natio Musa, mentr' ella il vago crine annoda, Giovinetta crudel, perchè mi togli Tutto il mio D'Adda, e di mie cure il pregio, D'alunno egregio? Costui di me, de' genii miei si accese Pria che di te. Codeste forme infanti 1 Vedi pag. 17, nota 3. Ei t'era ignoto ancor quando a me piacque. Bianche le spume scaturir dall' alto Fece Aganippe, il bel destrier che ha l'ale: E fo immortale. lo con le nostre il volsi arti divine Al decente, al gentile, al raro, al bello;' E se nobil per lui fiamma fu desta Nel tuo petto non conscio, e s'ei nodria Ecco, già l'ale il nono mese or scioglie Lascia che a me solo un momento ei torni; Piover diletto. Però ch'io stessa, il gomito posando Di tua seggiola al dorso, a lui col suono Facile tono, Onde rapito ei canterà che sposo Già felice il rendesti e amante amato, Scenderà intanto dall' eterea mole Giuno, che i preghi dell' incinte ascolta, E vergin io della Memoria' prole, Nel velo avvolta, Tale ha da essere l'intento della poesia secondo il Parini. 1. 2 Essendo la Musa quella che qui si fa parlare, Giunone ci può stare senza sconvenienza. 1 Uscirò co'bei carmi, e andrò gentile X. LA MATTINA DEL POVERO CHE LAVORA Sorge il mattino in compagnia dell' alba Va, col bue lento innanzi, al campo, e scuote Per ornamento a nuove spose o a mense. 1 Certo non è delle più originali, ma è delle gentilissime e soavissime. 2 In questo e negli altri luoghi del Giorno sto all' edizione di Felice Le Monnier, 1860, procurata da Giuseppe Giusti; ma a quando a quando riferisco qualche variante tolta dagli Studi sull' abate Parini e la Lombardia nel secolo passato, di Cesare Cantù. Milano, Gnocchi, 1854. 3 Variante: Sorge anco il fabbro allora. Antologia della Poesia italiana moderna. 3 Ma che? tu inorridisci,1 e mostri in capo, Al suon di mie parole? Ah! non è questo, 4 Ieri a corcarti in male agiate piume, Così tornasti alla magion: ma quivi A novi studi ti attendea la mensa, 1 Ricordati che il Poeta parla a un giovin signore, a cui scenda per lunge Idi magnanimi lombi ordine il sangue purissimo celeste, e fingendo di am maestrarlo sul serio negli usi del bel mondo, ne descrive la vita molle e frivola con ironia continuata e oltre modo pungente. La famosa ironia del Parini è riposta in un contrasto continuo tra la forma splendidamente epica dello stile, e la frivolezza e nullità delle occupazioni e pensieri del suo eroe. Vedi Antologia della Prosa, pag. 419 e seg. 2 Variante: Ieri a posar qual ne' tuguri suoi Fra le rigide coltri il mortal vulgo. 3 Patetico si usa comunemente per pieno di affetti e spesso per malinconico; ma qui, dal greco яaixos, significa piuttosto pieno di passione e di ansia, appassionato, ansioso, ed è bellissimo epiteto, come quello che rende al vivo lo stato d' animo del giocatore. Produrre la notte (Lat. producere noctem) per vegliare a tarda notte, non è in uso nella prosa, e qui c'è per dare una certa solennità epica alla frase. * Non usavano ancora i lampioni sospesi per le vie delle città. Cui ricoprien pruriginosi1 cibi 2 Di propria mano; ove, te accolto, il fido E a te soavemente i lumi chiuse Il gallo, che li suole aprire altrui. Denno aver del tuo giorno; e quinci io debbo Del vicino metal, cui da lontano Ergiti or tu alcun poco, e sì ti appoggia 1 Cioè, che stuzzicano l' appetito. 2 Variante: illustri. Tal ritornasti ai gran palagi, e quivi, Venien per te pruriginosi cibi.... Ma que' novi studi son cosa più piccante, e non gli darei per le fatiche 3 È il vino di Tokai. Non usavano ancora le persiane alle finestre, o erano molto rare. 5 Variante: Dei penduli metalli, a cui da lunge Moto improvviso la tua mano impresse. |