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Ei fu di sol che nel più puro olimpo
Con amore discorre, e già si chiude
In azzurrino vel di nuvoletta.
Quant' aere ci parte interminato!
In colore di pallido giacinto

Tu la guancia tramuti, e sulla fronte
Il sereno ti muor della speranza.
Oh tenerella! ancor tu volgi il guardo,
Cui sempre accende una luce di cielo
(Chè l'occhio azzurro della luce è amore),
E più non vedi lieti campi e queto

Di notti aspetto! io pur, cara, non vedo
Che una tomba. Morrommi: e come torni
Bello ogni astro nel ciel, donna, solleva
In occidente la mesta pupilla:

Io da quel lontanissimo orizzonte,
Sovrumani in salir spazii infiniti,

Guardo, e il tramonto di tua vita accenno.1

In questo Poeta non trovi per lo più novità di concetti, ma molta mestizia

di sentimento e forma eletta, fluida, armoniosa.

522

CATERINA FRANCESCHI FERRUCCI.

A SUO FIGLIO ANTONIO, QUANDO COMPIVA VENT' ANNI.

1

I FIORI E LE STELLE.

Ove son le söavi aure feconde,

Da cui destati i fiori

Lieti spargeano al cielo

Rorido nembo di commisti odori?

Ov'è il ligustro, che sul molle stelo
Quasi a specchio sorgea

Del picciol rio presso alle liquid' onde?
Per le solinghe valli,

U' la ginestra e il mirto al sol ridea,
In lucidi cristalli

Indurato biancheggia il pigro gelo.
Copron le morte fronde

La terra inaridita,

E calcate dal piè fremono in suono,
Che a lagrimare invita

1

Qual è, che vinto alla virtù d'amore
Una cara mestizia accoglie in core.
La bellezza mortale

Celere vola, qual, se l'aere fende,
Fugge pennuto strale:

Quale al soffio del vento

Si dilegua la nebbia, e non offende
Il casto volto alla sorgente luna.

Chiunque.

Infaticabil' ale

Al continuo vagar move fortuna ;
Ei desir tempestosi, e la speranza,
E il timor nostro, e il duolo
Nel corso rapidissimo travolve.
Misera che m' avanza

Di quanto amai sì caramente? Il solo
Ricordevole affanno: un lacrimato
Sasso, e nomi diletti, e poca polve.
Tra la tomba e la cuna

Splende torbida luce, e duro il fato
Colla morte la vita al mondo alterna,
Breve gioia mescendo a doglia eterna.
Tra l'incerte vicende,

E il rotear del tempo, e la ruina,
Voi sole illese, o belle

De' tranquilli sereni abitatrici,
Sole dagli anni non patite oltraggio.
Allor che della queta onda marina
Ne' sonanti lavacri il sol discende,
Voi, sorriso d' Iddio, fulgide stelle,
Voi col tremulo raggio

Nelle selve profonde e de' romiti
Monti all' erme pendici

Una pace dolcissima piovete.

E allor che a Cinzia intorno 1

Per gli spazi del cielo ampii, infiniti,

Le danze auree movete,

Più che il chiaror del giorno

Per voi cara è al mio cuor la pallid' ombra,
Di che la notte i muti campi ingombra.

Quando l'eterno amore

Nel sen del vuoto tenebroso, informe,
Svegliò la vita, e diè la luce al sole,
Le immortali carole

Cominciando nel ciel sorger vedeste
Sull' inarata terra

1 Cioè, alla luna.

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Mille virtù diverse e mille forme.
Per le nuove foreste,

D' animali, d'augei, d'acque, di frondi,
Infino a voi salía

Dal ripercosso lido

L'inaudito fragore.

E poichè in lutto la fraterna guerra
Volse il riso d'un giorno, e pèr le meste
Aure echeggiar s'udía

Della trepida colpa il pianto e il grido,
Voi dell' uomo i sospiri

Pietose udiste dagli eterei giri.

Qual delitto o sventura

Di noi nascosa giacque,

Candide stelle, al vostro conscio lume?
Or l' ignea vampa, ora il furor dell'acque
Agitando scotea nel sen profondo

La pavida natura,

E il senso e il moto una ruina involse.
Esterrefatto il mondo

Già più volte mutò lingua, costume,
E culto, e leggi, e nume.

Quanti ne' gorghi suoi laceri, ignudi

Corpi ed armi spezzate il mar travolse!

Quale ai funerei lampi

Dell' aste infrante e de' percossi scudi

Largo pel suol si stese

Di sangue orrido fiume!

Ma voi secure pe' superni campi

Seguiste ognor tranquille il lungo viaggio :

E quale Iddio l'accese,

Sempre limpido splende il vostro raggio;

Nè il pianto e il duol delle affannate genti
Turba la vostra pace, astri lucenti.1

Quando bella fioria

A me la vita, e dolcemente amore

Gli studiosi pongano mente al contrasto espresso in questa strofa, altamente poetico.

che è

Di lieti sogni il giovin cor nutria,
Dell' alma notte nelle tacite ore
I vostri alterni balli

Io spesso col pensoso occhio seguía.
Ed or che manca col vigor la speme,
Per le secrete valli

Voi solinga contemplo all'aria bruna.
E se al mesto desio

Non contrasta fortuna,

Nell'ultima partita a voi fia vôlto
Il mio sguardo tremante;
E a voi, gridando addio,

Saliran fioche le parole estreme:

Deh! fra i muti cipressi, e l'erba nova,
Ove il mio corpo giacerà sepolto,
Söavemente, o cari

Astri compagni, il vostro lume piova,
E benigno le lunghe ombre rischiari!
Come muore la rosa,

E come il giglio si disfiora al verno,
Sento languir le belle

Invocate speranze, e l'amorosa

Fede, e il vivo desire, e il pronto sdegno.
Ma come ognor lucenti ardon le stelle,
Vive in me sempre un immortale, eterno
Indomito pensiero,

Che quasi a proprio segno

Volge l'animo ardito al giusto, al vero.

Per lui non viste in pria

Meraviglie io contemplo, e in cuor mi suona

Un'arcana ineffabile armonía.

Esso a ben far mi sprona,

Esso in nodo beato

Stringe le voglie, e pon gli affetti in pace.

Solo per lui del fato

Contro l'ire superbe immota giaccio,

E colla mente audace

L'età future e l'infinito abbraccio.

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