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O tu, cura mia prima, a cui sorride
Degli anni verdi la stagion novella,

Te amor con sue lusinghe ai dolci errori,
Ai fuggenti desiri,

Ed alla speme ingannatrice invita.
Oggi candida e bella

A te s' apre la vita.

Ovunque volgi il piè vedi il terreno
Portar gigli e vïole:

E dove l'occhio giri,

Splendido vedi e senza nube il sole.
Ma non credere ai fiori,
Non fidarti al sereno:

Ecco già stride il vento, e päurosa
Folgorando già tuona atra procella.
Lascia, lascia la rosa,

Cui la pioggia disfoglia e uccide il gelo,

E le stelle rimira, e guarda il cielo.1

1 Questa Canzone, I fiori e le stelle, congiunge al delicato if sublime, e quasi mi rende immagine d'un fiore gentile, che schiude la corolla e il profumo al raggio che viene a baciarlo e vestirlo di vaghi colori dal cielo.

CATERINA BON BRENZONI.

2

I CIELI.

A Maria Somerville. 1

Ah! dimmi, hai scôrto

Donna, quel giorno ch' io ti vidi in prima,
Dimmi, hai tu scôrto sul mio volto i segni
Dell'anima commossa? Hai tu veduto
Come trepida innanzi io ti venía,
E come reverenza e maraviglia
Tenean sospesa sull' indocil labbro
La parola mal certa?
Come fûr vinte dall'affetto allora
Che t'udii favellar soave e piana,
Con l'angelica voce e l'umiltade, *
Che a' suoi più cari sapienza insegna?
Questa, io dicea tra me, questa è Colei,
Di che le mille volte udito ho il nome
Venerato suonar tra i più famosi?
Questa è Colei che negli eterci spazii
Segue il cammin degli astri, e ne misura
Peso, moto, distanza, orbita e luce?
Che pinger seppe con sì eletti modi

3

Quell'ammirabil nodo, 3 onde congiunte
Son le scïenze, che al mortal pensiero
Rivelano dei mondi le armonie,

Le note segnate d'asterisco sono dell' Autore.
E cominciommi a dir soave e piana,
Con angelica voce, in sua favella.

DANTE, Inf, II, 56.

3* Vedi l'opera di Mary Somerville: Connexion of the Physical Sciences (Connessione delle scienze fisiche). L'edizione che qui si cita è la seconda, tradotta anche in francese dalla signora T. Meulien (1837) sotto gli auspicii dell'Arago.

E brillarvi per entro in dolce guisa
Fe'la gloria di Lui che tutto move?1
E del saper all'inclito linguaggio
Unio la voce che dal cor si volge
Umile e conoscente all' infinita

Causa onde vive l' Universo? - Oh! questo
Dirti voluto avrei: dirti del core

Molto, e della mia mente; io tacqui allora,
Chè il tumulto dell' alma a me il contese!
Or che sei lunge vo' un istante almeno
Quell'altezza obblïar, a cui ti ergesti;
Vo' che solo mi splenda entro il pensiero
Quel mite, intimo raggio, che ti sgorga
Dall'anima serena, e sul tuo volto
La calma spande, solo a quei concessa,
Cui della mente il vol diede un benigno
Fato acquetar nell' immutabil vero.
E tanto quel gentil raggio m' affida,
Che i misteri del cor narrarti io voglio.
Con quai lusinghe del saver la sete

Il pensiero dell' uom vinca e trascini,
Con quai dolcezze, Tu saprai per prova;
Saprai che non dà posa. Oh quante volte
Il capo addolorato reclinai,

Qual chi a forza abbandona una speranza,
Un desio lungamente in cor serbato!
Dunque al banchetto che il saver largisce
Mai non m'assiderò? forte piangendo
Talor gridai; dunque, Signor, mi nieghi
Che dell' alma la brama io nutra, io sazii
Dell' opre tue negli ammirandi arcani?
Gli ampli volumi delle ignote cose
S'aprono pure a qualche sguardo in terra!
Tra que' pochi, o Signor, dammi ch'io posi;
O la mia sete allevïar ti piaccia !
E mi parve talor che del pensiero

La gloria di Colui, che tutto move.

DANTE, Par., verso 1.

L'impeto audace s'acquetasse in parte
All' aura mite de'söavi affetti.

Io l'ho sperato! Amar del duol nell'ora,
Amar nell' ora del gioir; fratelli,
Aver gli uomini tutti, e spander fiori
Sul sentier di chi soffre, e perdonato
Rimandar chi ne offese, e sorridente
Chi pria nel pianto ci narrò suoi danni,
Parvemi tal gioir che alcun compenso
Désse alla mente, ed a sue meste grida
Indicesse il silenzio; e pur fu inganno!
Da una forza gentile esercitati
Sono intelletto e cor; se inerte giace,
Quella forza gentil si fa tormento.-
Se dai primi infantili anni mi parve

Che dal lume degli astri una dolcezza
Mi scendesse nel cor, oh! da quel giorno
Ch' io t'ho veduta, in un desío cangiossi
Arcano, intenso. Quei lucenti volti
Più non sono per me, siccome un tempo,
Solo sguardi d'amor, ma un incompreso
Infinito m' accennano; ed io pure,
Io pur vorrei la mente indagatrice
Sospinger nel Creato e inebbrïarmi!
E in fantastiche e dolci visïoni,
O quante volte da quel di mi tenni
Le lunghe notti tacita ed immota

Spïando il ciel; e ove non giunge il guardo,
Giugnea la mente da desio rapita!

Chi a lei pon freno? Io la fiammante pioggia
Interpretai delle cadenti stelle 2

Ai dì segnati, io l'astro a me dipinsi,

1 Latinismo, comandasse, intimasse.

2 * Sulle stelle filanti o cadenti sono varie e non certe le opinioni. La maggior parte degli Astronomi moderni ritiene però che sieno piccoli corpi planetarii, che percorrono una certa orbita. I loro ritorni periodici sono per noi specialmente osservabili il 10 agosto e l'11 e 13 novembre. citata, Supplement à la Sect. XXXVI.

leç. XVI.

Antologia della Poesia italiana moderna.

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SOMERVILLE, opera ARAGO, Leçons d'Astronomie,

34

1 *

1

Cui cerchia il doppio anel,1 lucente vela
Nell'oceano degli spazii, e il vario.
Delle otto lune intorno a lui danzanti
Rapido giro, ed in vicenda lieta
Duplici stelle e triplici,2 i concordi
Balli movendo, e dispiegando i vaghi
Dell' iride colori; e al vol secura,
Mi sembrò per le vie dei firmamenti
Celeste pellegrina seguitarti!

Ma poi che il dolce sogno era pur sogno,
Ne pago fêa questo desir sì forte,
Accompagnar de' tuoi pensier la traccia
Sulle pagine io volli, ove diffondi
Sugli arcani del ver cotanta luce,
Ed accôrne mi parve un qualche raggio.
Ali possenti ha il cor; · per man mi prendi :
Verrà seguace al vol dell' alto ingegno
Questo che m'arde del saver desío,
Questo che si mi vince amor del vero.
Parlami il tuo linguaggio! Oh i rapimenti
D'un pensier che s'affaccia all'infinito,
Oh l'estasi d'un cor che vi s'immerge

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L'apparenza di Saturno è unica nel nostro sistema. È uno sferoide quasi mille volte più grande della terra, circondato da un anello più brillante del corpo stesso del pianeta. Questo anello, situato nel piano dell' equatore di Saturno, è doppio, e consiste in due anelli concentrici, separati da una fascia Un terzo anello, ancor più Oscura." SOMERVILLE, op. cit., Sect. XX. prossimo al pianeta, e assai meno lucente degli altri due, fu scoperto il 14 novembre 1850 dall'astronomo Bond a Cambridge presso Boston, negli Stati Uniti d'America; e contemporaneamente da Dowes presso Liverpool in Inghilterra. Bibliothèque universelle de Genève, janvier, 1852.

Inoltre otto satel liti circondano Saturno, di cui cinque vicinissimi al pianeta hanno un movimento assai rapido: per esempio, il primo di essi fa 11,000 rivoluzioni intorno al suo astro centrale, nel tempo che il pianeta non ne fa che una intorno al Sole. QUETELET, Astronomie (Encyclopédie populaire), chap. IV. Bru

xelles, 1850.

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2 Vi sono delle stelle multiple, composte di due o più, che tutte si aggirano intorno al centro comune di gravità, descrivendo delle orbite elittiche, al modo stesso dei pianeti intorno al Sole. Tali sono la Polare, e Castore, una dei Gemelli. Il catalogo di queste stelle supera già le 6000, e di molte poterono assegnarsi gli elementi dell' orbita, e il tempo impiegato a percorrerla. V' hanno pure nel cielo delle stelle di tutti i colori, come ve n'ha che mutano splendore, e scompaiono e ricompaiono a certi periodi. SOMERVILLE, opera citata, Sect. XXXVI. HERSCHEL, Traité d'Astronomie, traduit par M. Cournot, chap. XII. HUMBOLDT, Cosmos, parte III.

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