XX. UNA SUPPLICA. Una povera donna che si trova Senza marito con quattro bambini, Col favor, con lo zelo e co' quattrini: Non ha che figli e stracci, e ha a dare Il padron non fa altro che gridare; Dice che vuol danari oppur cauzione, Il caso singolare Ha cavate le lagrime à un poeta Largo di cor, ma scarso di moneta. Questa povera donna, almeno in parte, Le ha detto: Andate con questo sonetto, Poichè vedete miracol sì strano, Un poeta operar da buon cristiano, Deh, stendete la mano! gran parte di quell'effetto che la precedente descrizione destò nel lettore dacche Amore ha cessato di essere una divinità. Certo questo è l'inconveniente comune a tutte le poesie che hanno del mitologico; se non che mi pare che qui la mitologia stia piuttosto nella parola Dei che nella sostanza. O andate un poco a deridere le passioni! Ecco la vera chiusa del sonetto, che è bella ed efficace, perchè, a dir cosi, ne spreme il succo e ne raccoglie la morale. Fate l'altro miracol, che un cantore Aggiugnetene un altro de' più rari: E perchè ognuno impari Non si gettino via Per ora nelle bische e nei bordelli, 1 Ecco un bel sonetto, e, quel che più preme, una bell'azione. C'è un misto singolare di serio e di faceto, per cui ti commove di pietà e ti fa anco sorridere, ma la pietà prevale; chè in sostanza qui parla il cuore, ed è il cuore del Parini che pur troppo poteva dire di se stesso: Non ignarus mali miseris suceurrere disco. LODOVICO SAVIOLI. LA SOLITUDINE. Lascia i sognati demoni E sconosciuto incendio Per gli occhi il cor bevea. Preda beltà non era: Sacre alla patria' dissero Per lei combatti, e spera. Falerina e Armida sono due maghe; l' una dell' Orlando Innamorato di Matt'o Boiardo, l'altra della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Il pensiero del Poeta è questo: Lascia i sogni de' romanzi di cavalleria e le finzioni poetiche, e Lada alle lezioni che ci dà la storia. 2 Riferiscilo alle l'ergini dette sopra. Esse, sacre alla patria, dicevano al loro amante: combatti per lei e spera di esser da noi riamato. Concedevano il loro amore solamente a' valorosi. Anco il Leopardi nel Carme per le nozze della Grecia tremò: vittoria De'chiesti amor fu lieta: Premio gli estinti ottennero Meco ne'boschi annidati, Su i colli, e al ciel torreggia: Contrasta al vento: ei mormora, Ei crin parlanti avviva. Nel tufo apriron l'acque: Fu rozzo, e rozzo piacque. Il vide arte, e sollecita Vi secondò natura; sorella Paolina vuole che le donne italiane imitino in questo le cittadine di Sparta: O spose, O verginette, a voi Chi de' perigli è schivo, e quel che indegno E della patria e che sue brame e suoi Volgari affetti in basso loco pose, Odio mova e disdegno; Se nel femmineo core D'uomini ardea, non di fanciulle, amore. 1 I cipresso sacro ad Ecate, o a Proserpina, ovvero alla Morte. 2 Cioè il pino; e la berecintia diva è Cibele. LA SOLITUDINE. Teti di sua dovizia Vesti le opache mura.1 Dalla muscosa conca Ne' spechi ermi s'assise, Seguia pei monti Anchise. È frutto un tanto errore, Te pure notti e placide, Le facili speranze.... 3 Veglie, teatri e danze. O Gallo, o tu di druidi Un tempo orrendo gioco, 1 Cioè le vesti e adornò di conchiglie marine. Tutto ciò è detto con molta grazia. Peccato che l'abuso della mitologia raffreddi in questo Poeta il sentimento e l'affetto! 2 Indiscreto, perchè non tacque de' suoi amori con Venere: di questo fallo fu punito con la cecità. 3 Nel significato che ha nell' uso vivo del popolo toscano, cioè conversazioni notturne. |