Tra la beata gente I villan vispi e sciolti E i membri non mai stanchi Fra il bruno e il rubicondo; Genti, che in dolci tempre 4 Ben larga ancor natura E la stolta pigrizia? Ah! non bastò che intorno Putridi stagni avesse; Anzi a turbarne il giorno Sotto alle mura stesse Onde, acque. Linfa oggi è in uso soltanto come termine medico. 2 Che non risparmiano fatiche nella cultura del grano. 3 Che respirate quest' aria dolcemente temperata, salubre. 4 Milano. Intende degli allagamenti artificiali che si fanno nelle risaie, e che, guastando l'aria, sono di grandissimo danno alla pubblica salute. V. sopra, str. 7". E la comun salute Sacrificossi al pasto A voi il timo e il croco E la menta selvaggia Là il fimo alto fermenta; Quivi i lari plebei Dalle spregiate crete Del cittadin sull' orme ! Nè appena cadde il sole, 1 Mute di cavalli. 2 Tutto ciò è detto con evidenza grande. 3 Latinismo, percorrono. Della città, che desta A cui si vivo e schietto Aere ondeggiar fa il petto? Ognor I util cercando Al signor Wirtz, Pretore nel 1763 per la Repubblica Elvetica. Oh tiranno signore 1 Biecamente. De' miseri mortali, Oh male, oh persuasore 2 E questa è proprio la vera definizione della poesia del Parini. Per lui J'arte non è fine a se stessa, ma è istrumento di progresso morale e civile, come si vede anco da' soggetti che piglia a trattare. L'argomento di quest' ode appartiene a quel ramo della medicina che mira a prevenire le malattie, cioè, all' igiene; scienza anc' oggi giovinetta e meno che bambina a que' tempi, ne' quali si tolle. rava dalle Autorità tanto sudiciume in una città così insigne. Ora Milano si cita per la sua pulitezza. Certo di questo miglioramento si deve cercar la ragione nei tempi mutati, ma si deve anco averne obbligo al Parini, che contribui a mutarli. Cinge i cor la virtude; La Legge alto minaccia; Ogni lume s' ammorza; Ei, di se stesso in bando, Va giù precipitando. Ahi! l'infelice allora I comun patti rompe: E stridor di catene, Malesuada fames. Virg., Aen, VI, 276. 2 Latinismo: steccati, ripari, argini. 3 Sublime nella sua semplicità. Quadro terribile e pur troppo vero. E ingegnosi stromenti Là per quegli antri oscuri, Tien giudizi funesti A romper gli altrui dritti,‹ Meco vieni al cospetto Del nume che vi siede. O ministri di Temi, Le spade sospendete: Io son l'autore, io sono Ma quale a tai parole Giudice si commove? A pietade si muove? Tu, Wirtz, uom saggio e giusto, Ne dái l'esempio augusto: La tortura. Il libro del Beccaria, intitolato De'delitti e delle pene, che valse a strappare di mano a' carnefici gl' istrumenti infami della tortura, e a impedire così tanti orribili delitti legali, vide la luce nel 1764, vale a dire, un anno dopo la pubblicazione di quest' ode. |