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avere a troppi comunicato il suo intendimento. Altrove: Gran vergogna sarebbe a colui che rimasse cosa sotto vesta di figura di colore rettorico; e domandato, non sapesse denudare le sue parole da cotal vesta in guisa che avessero verace intendimento. Non però che alla profondità del concetto e' non volesse conciliata la leggiadria dello forma, onde il Lamennais ben loda la parola di Dante come ricca di colori e disegnante il contorno degli oggetti in forte rilievo. Dice in una canzone: Canzone, i' credo che saranno radi Color che tua ragione intendan bene, Tanto lor parli faticosa e forte. Onde se per ventura egli addiviene Che tu dinanzi da persone vadi Che non ti paian d'essa bene accorte, Allor ti priego che ti riconforte, dicendo lor..... Ponete mente almen com' io son bella.

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ARGOMENTO.

Sogna d'essere da un'aquila rapito in alto; e Lucia, dormendo, lo porta davvero vicino alle porte del Purgatorio; dov'e' s'umilia contrito a un Angelo, che gli apre; ed entrano fra i canti delle anime congratulanti.

Comincia da tre allusioni mitologiche e non molto spirituali; la concubina di Titone, il ratto di Ganimede, gli amori d'Achille; ma nella fine la poesia si fa cristiana; ed egli medesimo se n'avvede, e lo dice nella terzina 24, la quale è per vero un'annotazione più critica che poetica. Più giù altri sogni vedremo e altre visioni nel Purgatorio, mondo tra il mortale ed il divino, come la visione è tra lo spirituale e il corporeo. Non senza accorgimento il Poeta sgombrò di visioni l'Inferno ed il Paradiso, ne popolò questo regno.

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Nota le terzine 1 alla 5; 7, 8, 10, 11, 12; 15 alla 18; 20 alla 23; 25 alla 28; 32 alla 35; 38, 39, 42, 43, 44 con l'ultime due.

1. La concubina di Titone antico

Già s'imbiancava al balco d'orïente,

Fuor delle braccia del suo dolce amico:

2. Di gemme la sua fronte era lucente, Poste in figura del freddo animale Che con la coda percote la gente.

1. [L] La: l'Aurora. Amico: Titone.

Tithoni

[S] Titone. En., IV: Phaebea lustrabat lampade terras. croceum linquens Aurora cubile (Concubina ha qui dunque senso non tristo, da cubile, come conjux da jugum, e connubium da nubo, e consors da sors; senonchè l'imagine di cubo è tuttavia più bassa, sebbene in Virgilio (Buc., IV): Dea nec dignata cubili est.) Ovid., Amor., I, 43: Jam super Oceanum venit a seniore marito..... Aurora..... Heroid., XVIII: Jamque, fugatura Tithoni conjuge noctem. Come sorgeva l'Aurora, s'era ancor notte? S'imbiancava appena il balzo, il lembo d'Oriente: la notte cadeva, ma non ci si vedeva bene per anco. Altri intende l'aurora lunare, e lo conferma con ragioni probabili. Dolce. Georg., IV: Dulcis conjux. 2. [L] Animale: scorpione.

[F] Figura. Il Poeta entrò al suo viaggio di marzo; quand' il sole è in Ariete, e tonda la luna: stette quattro giorni in Inferno. La luna in cinque

3. E la notte, de' passi con che sale,

Fatti avea due nel loco ov'eravamo;
E il terzo, già chinava in giuso l'ale.
4. Quand'io, che meco avea di quel d'Adamo,
Vinto dal sonno, in sull'erba inchinai,
Là 've tutti e cinque sedevamo.

5. Nell'ora che comincia i tristi lai

La rondinella presso alla mattina, Forse a memoria de' suoi primi guai; 6. E che la mente nostra, peregrina

Più dalla carne, e men da' pensier presa,
Alle sue visïon quasi è divina;

7. In sogno mi parea veder sospesa
Un'aguglia nel ciel con penne d'oro,
Con l'ale aperte, ed a calare intesa:

corre due segni dello zodiaco: dunque la luna al principio del viaggio era in Libra opposta all'Ariete: ora è nel Sagittario, segno opposto allo Scorpione, dove nasce l'aurora. Così Pietro. Freddo, Buc., VIII: Frigidus... anguis. Gli animali velenosi chiamansi freddi. È nello Scorpione il sole sino alla fin di novembre. Chi sta per l'aurora solare, pone che il freddo animale sia il pesce. Ott.: Il segno di Scorpio scendea sopra il nostro orizzonte; e notte era in opposito di noi... Scorpio era salito sopra quello emisperio, sì che tutta Vergine, che fu ascendente a quello nel principio della notte, era passata; la quale, pena a scendere due ore e tre quarti.

3. [S] Chinava. Æn., VIII: Nox ruit, et fuscis tellurem amplectitur alis. [F] Chinava. La notte, secondo Macrobio, tre ore e mezzo salę, altrettante discende. In luogo antipodo a Gerusalemme l'aurora deve incominciare a biancheggiare prima che in paese d'Italia.

4. [L] Quel corpo. · Sordello, Corrado, Nino.

Inchinai: mi inchinai. - Cinque: Virgilio, Dante,

[S] Vinto. Vita della B. Chiara, p. 3: Vinta dal sonno. E in Albertano. [FI Adamo. [C.] Tra le miserie umane e il jugum grave super filios Adam, ponesi che somnius noctis immutat scientiam ejus (Eccli., XL). 5. [S] Ora. En., VIII: Et matutini volucrum sub culmine cantus. Tra l'addormentarsi e 'l sognare corre intervallo; e se questo non fosse, e' non descriverebbe di nuovo l'ora: quand' egli s'addormentò gli era dunque ancora notte. Questo favorirebbe l'interpretazione dell'aurora lunare; alla quale altri oppongono che, di cotesta maniera, Dante farebbe un sonno lunghissimo: che la costellazione del freddo animale bisognerebbe comporla di fantasia contro a quel che suole il poeta; e che, s'egli avesse inteso d'un' aurora altra dalla così comunemente chiamata, per amore e della scientifica evidenza e della poetica, l'avrebbe con più chiare parole distinta. Tristi. Georg., IV: Moestis late loca questibus implet. Guai. Ovid., Met., VI. Virg., Buc., VI: Filomena fa il Poeta mutata in rondine, non Progne com' altri (Purg., XVII, t. 7).

6. [L] Peregrina: libera.

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[S] Peregrina. Arrighetto: In qual luogo la tua peregrina mente s' addormenta?

[F] Pensier. Libera da pensieri terreni e quasi peregrinante fuori de' vincoli della carne. Riguarda anco i proprii pensieri come impedimento alla visione della soprasensibile verità. Aristotele (De somn. et vig.) dice la parte sensitiva legata nel sonno, sciolta nella veglia.

8. Ed esser mi parea là dove fôro
Abbandonati i suoi da, Ganimede,
Quando fu ratto al sommo consistoro.
Forse questa fiede

9. Fra me pensava; «

«

« Pur qui per uso; e forse d'altro loco Disdegna di portarne suso in piede. 10. Poi mi pareva che, poi rotata un poco, Terribil come folgor discendesse, E me rapisse suso infino al foco. 11. Ivi parea ch'ella e io ardesse:

E sì l'incendio imaginato cosse,
Che convenne che il sonno si rompesse.
12. Non altrimenti Achille si riscosse,

Gli occhi svegliati rivolgendo in giro,
E non sappiendo là dove si fosse,
13. Quando la madre da Chiron a Schiro
Trafugò lui, dormendo, in le sue braccia,
Là onde poi li Greci il dipartiro;
14. Che mi scoss'io, sì come dalla faccia
Mi fuggì il sonno; e diventai smorto,
Come fa l'uom che spaventato agghiaccia.

8. [L] Fôro: furono.

Ratto: rapito.

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Con

Al: concilio degli Dei. [S] Ganimede. Ov., Met., X. Ratto. En., I: Rapti Ganymedis honores. IX: Sustulit alta petens pedibus Jovis armiger uncis. cistoro. Ne' Latini: Concilia Deorum. Concistoro chiamerà il paradiso. Par., XXIX.

9. [L] Fiede: arriva.

piede: illesi.

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-

In

[S] Fiede. Inf., X: Sentier che ad una valle fiede. In piede. Potrebbe anche leggersi, portarne suso il piede, come in Virgilio: Efferre pedem (En., II): se si legga in, vale portarci ritti, non solo non ci offendendo cogli artigli, ma non ci turbando dalla dirittura nostra rivolta al cielo. Corrisponderebbe al quasi proverbiale, cascare in piedi, cascare ritto. [F] Piede. Indica la disposizione elevata dell'anima che sale a Dio. 10. [S] Rapisse. Æn., XII: Jovis ales... pedibus rapit.

[F] Fuoco. Sfera del foco, sopra quella dell'aria e sotto la luna (Par., I).

11. [L] Cosse: scottò.

[S] Cosse. Inf., XVI. t. 17.

pit cura.

Rompesse. Georg., III: Somnos abrum

[F] Ardesse. Arde la luce della grazia nel cuore e lo infiamma. 12. [S] Achille. Stat. Achill., I: Quum pueri tremefacta quies, oculique jacentis Infusum sensere diem; stupet aere primo. Quae loca ? qui fluctus ? ubi Pelion? omnia versa Atque ignota videt, dubitatque agnoscere matrem. Riscosse. Æn., II: Excutior somno.

13. [L] Dormendo: dormente.

[S] Chiron. Teti al figliuolo rapito per vivere vita molle, lontano dal severo maestro, dice: Nesciet hoc Chiron (Stat. Achill., I). - Dormendo. Arios., XI, 58: Che la lasciò sull'isola dormendo. Rime di Dante: Madonna avvolta in un drappo dormendo.

14. [S] Diventaï. Dieresi che dipinge il pallore e lo stupore. Simili suoni in Virg., XII: Tabentesque genae, et juvenali in corpore pallor.

15. Da lato m'era solo il mio conforto;
E il sole er'alto già più che due ore;
E il viso m'era alla marina torto.

16.

Non aver tema (disse il mio signore): Fatti sicur; chè noi semo a buon punto: Non stringer, ma rallarga, ogni vigore. 17. Tu se' omai al Purgatorio giunto:

Vedi là 'l balzo che il chiude dintorno; Vedi l'entrata là 've par disgiunto. 18. Dianzi, nell'alba che precede al giorno, Quando l'anima tua dentro dormia Sopra li fiori onde laggiù è adorno, 19. Venne una donna, e disse: « lo son Lucia. < Lasciatemi pigliar costui che dorme: << Sì l'agevolerò per la sua via. » 20. Sordel rimase, e l'altre gentil forme: Ella ti tolse; e, come il dì fu chiaro, Sen venne suso, e io per le sue orme. 21. Qui ti posò: e pria mi dimostraro

Gli occhi suoi belli quell'entrata aperta;
Poi ella e il sonno ad una se n'andaro.
22. A guisa d'uom che, in dubbio, si raccerta,
Ĕ che muta in conforto sua paura
Poi che la verità gli è discoperta,
23. Mi cambia' io. E come sanza cura

Videmi il duca mio, su per lo balzo
Si mosse, e io diretro invêr l'altura.

15. [L] Conforto : Virgilio.

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[S] Due. S' addormenta sull'alba, sogna all' aurora, si desta a due ore di sole. Marina. Non poteva vedere che cielo e acqua: cotesto gli accresce la tema. Torto. Sovente in Dante ha senso non di storto ma semplicemente di volto.

16. [S] Sicur. È nel Petrarca (Son., III) e nell' Ariosto. - [Rallarga. Per ciò si potrà anche dire; ristringi la speranza, cioè spera meno e simile]. 17. [L] Disgiunto: come un fesso.

18. [S] Dormia. Psalm., CXVIII, 28: Dormitavit anima mea. - Laggiù. L'avverbio a modo di sostantivo vive in Toscana : Qui dietro è pieno di spie. 20. [L] Gentil: nobili. -- Forme: anime.

Si Orme. Caro: Per l'orme seguendola. Georg., II: Sua per vestigia. [F] Forme. L'anima in senso scolastico. Som.: L'anima nostra è forma d'alcuna materia. Petr.: Forma par non fu mai dal dì che Adamo Aperse gli occhi.

21. [L] Ad una: insieme.

[S] Andaro. En., VIII: Nox Æneam somnusque reliquit. Dan., VI, 18: Somnus recessit ab eo.

22. [S] [Uom. Piacemi il modo di Dante di trarre le similitudini della cosa stessa che descrive, anzi di fare soggetto e similitudine la cosa medesima. Dante era quell' uomo medesimo, perch' era passato per quelle affezioni.]

23. [L] Sanza cura: sicuro.

[S] Cambiai. Hor., Sat., II, 8: Vertere pallor... faciem. Traduce il securus latino, che vale senza timore.

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