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CHIOSE DANTESCHE

Per un verso dantesco.

I.

Chi avesse vaghezza di conoscere le peripezie toccate al noto verso di Dante:

Papé Satan, Papé Satan, aleppe

(Inf., VII, 1), dovrebbe leggere lo studio di Emilio Galli, pubblicato nella Rivista d'Italia, dell' ottobre 1908.

Quali disorganici accozzamenti! Quale arruffio di sensazioni personali e di lussureggianti citazioni! Chi lo deriva dal francese, come il Cellini, il Dionisi, il Perazzini, lo Scolari, il Berni degli Antoni, il Coltelli ; chi dal greco, come S. Monti e il prof. Olivieri ; chi dall' ebraico, come il Venturi, il Lami, lo Schier, P. Gabriele Maria di Aleppo; e chi, infine, da un linguaggio addirittura infernale. Come si vede una vera torre di Babele !

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1 Cit. dal Giornale storico della Lett. ital.; Torino, 1908, pag. 420. Non so quale relazione possa avere quella bestemmia, ammettendo che sia tale, con tutto il resto del Canto. pen- [Lo studio del Guerri fu publ. in questo Giornale, dove l'A. avrebbe dovuto cercarlo (XII, 138) e poi raccolto nel vol. 84-86 della Collez. di opusc. danteschi, Citttà di Castello, 1903. N. d. R.].

Comm. alla « Divina Commedia »; Milano, Hoepli, 1896, 2a ediz., pag. 59.

2 Il significato primitivo della radice pa vale nutrire, alimentare, quindi sostenere, proteggere. Padre, dunque, è il protettore, il nutritore. Vedi F. GARLANDA, La filos. delle parole; Roma, Società Laziale, 3a ediz., pag. 84, 185.

zione alla Deità; giacché Padre i Pagani chiamavano Giove.

Пaña? Σatãv, пanat̃ Zaτãv, è un raddoppia- | mento che esprime un' esclamazione di stupore tanto semplice quanto duplicata, come l'interiezione ammirativa papae. Аλητε, vocativo, non in nostro potere, non è, come spiega il Buti, voce di dolore, ché non si converrebbero due esclamazioni Papé e Aleppe, cosí divise; né Pluto qui esprime dolore, ma meraviglia né proprio è il dolore al maledetto lupo, alla fiera crudele, all' enfiata labia.

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III.

Ora, quale impressione ricevette Dante da quello stranissimo grido satanico? Certo, come sempre in simili casi, di terrore; tanto che il

savio gentil che tutto seppe (Ibid., VII, 3), perché Mago, disse per confortare il Poeta: Non ti noccia

la tua paura, ché, poder ch' egli abbia,
non ti torrà lo scender questa roccia.

(Ibid., VII, 5-7).

La spiegazione è semplice e chiara. Se il linguaggio di Pluto non fosse stato umano, allora Virgilio non avrebbe risposto a quel modo, né soggiunto, rivolgendosi al gran nemico :

Taci, maledetto lupo;
consuma dentro te con la tua rabbia.
(Ibid., VII, 8-9).

Qui rabbia è un insulto mordace, che Virgilio fieramente gli lancia; un' ironia, un sarcasmo, balzati fuora in modo spontaneo e irreflesso, e che significano: - Vedi, un uomo osa presentarsi a te, senza che tu possa impadronirtene, perché cosí si vuole nell' alto là, dove Michele

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fe' la vendetta del superbo strupo.

(Ibid., VII, 11-12).

A queste parole Pluto rimane di sasso, non sa che cosa rispondere, e

Quali dal vento le gonfiate vele caggiono avvolte, poi che l'alber fiacca : tal cadde a terra la fiera crudele.

(Ibid., VII, 13-15).

1 Comm. sopra la « Divina Commedia » per cura di C. GIANNINI; Pisa, 1858-62, Inf., VII.

2 È il volere di Maria, di Beatrice e di Lucia. Cfr. Inf., II, 49-126.

È il vinto da Dio. Prometeo è forza conscia e libera, che ha le sue idee, i suoi proponimenti, i suoi fini; e, anche vinto, si sente superiore allo stesso onnipotente Giove. I diavoli danteschi sono la forza, ancóra bruta e naturale, di un' apparenza colossale al di fuori, ma vuota e fiacca dentro.

In effetti, se guardiamo alla condizione di essi, troviamo che Minos, ignaro della ragione del viaggio di Dante, vuol farlo retrocedere ; ma, udite le parole di Virgilio, si cheta e non contrappone nulla (Inf., V, 21); Cerbero si racqueta col pasto di due pugna di terra, che gli si gettano (Ibid., VI, 25); Flegias è, senz'altro, costretto a far la volontà di Virgilio (Ibid., VIII, 19 e segg.); il Minotauro, quantunque furiosamente eccitato, non gl'impedisce il passo (Ibid., XII, 16 e segg.); Chiron, centauro, intende le ragioni di Virgilio e dà uno de' suoi che porti in su la groppa (Ibid., XII, 83 e segg.); Gerione è fatto salire su con un inganno (Ibid., XVI, 106 e segg.) e indotto poi a concedere i suoi forti òmeri (Ibid., XVII, 40 e segg.); Lucifero lascia Virgilio e Dante appigliarsi alle sue vellute coste (Ibid., XXXIV, 73 e segg.).

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IV.

Resta un'ultima osservazione da fare. Conobbe Dante il greco? Il Comparetti1 e lo Schück, e con essi molti altri ancóra, ci dicono che l'ignorò affatto. Ebbene, come si spiega allora che Dante, senza conoscere né il greco né l'ebraico, più volte si servi di parole e dell' una e dell' altra lingua? Il nome di Matelda, p. es., oltre a contenere grecamente l'idea di apprendere e quella di gioia, sembra « composto di due voci greche, μαθ da μανθάνω e ελδ da ἔλδομαι, per le quali vien proprio ad esprimere amore del sapere ». Or Dante, secondo afferma il Pascoli,* « sapesse o non sapesse di greco, il significato della radice math lo sapeva o lo indovinava o lo traduceva nelle

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Virgilio nel Medio Evo; Livorno, Vigo, 1872, vol. I, pag. 259.

2 Dante's classische Studien und Brunetto Latini, in Neue Iahrbb. f. Philol. und Paedag., 1865, 2 Abth, pp. 253-289.

3 R. FORNACIARI, Studi su Dante, Milano, 1882,

p. 171.

4 Sotto il velame, saggio d' un' interp. generale del poema sacro, Messina, Muglia, MCM, p. 572.

parole mathesis e mathematica ». O dunque ? O dunque ? milò due vaghe strofette e le trasportò nel Possiamo veramente dire di lui che

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3 Per sapere se Dante conoscesse il greco, cfr. G. PELLI, Mem. per servire alla vita di Dante Alighieri; Firenze, 1823, 2a ediz., p. 85 e segg. G. TIRABOSCHI, St. della Lett. ital.; Modena, 1787-94, 2a ediz., vol. V, p. 491. C. BALBO, Vita di Dante; Torino, U. T. E., 1857, 9a ediz., p. 68, ecc. [Ma sulle questioni della dimora di D. a Parigi e se D. conoscesse il greco, par che l'A. non conosca gli studî più recenti. N. d. R.] 4 Conv., II, 15.

5 Il prof. Pitre (W. Goethe in Palermo nella primave

duetto tra Faust e una bella giovane nella tregenda Walpurgisnacht, e tradusse dal Meli alcuni versi dolcissimi in quel sicilianisches Lied, che piace tanto, cosí Dante sarà ricorso indubitatamente a qualche suo amico, conoscitore della lingua greca; la quale nel secolo XIV si era diffusa e studiavasi in tutta l'Europa al pari dell' ebraico.

Se il P. avesse voluto dare alle parole

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ra del 1787; Palermo, 1908, p. 79 e segg.) è di parere contrario, e dice che « Goethe capiva e parlava l'italiano » ; e che «sarebbe un'offesa al suo sovrano ingegno il negargli l'intelligenza d'una canzone ». Ora, siccome « di lirica italiana non poteva essere giudice inappellabile, egli che i percorsi valli del Cinque Maggio traduceva in durchwimmelte Thäler; scambiando i valli per le valli (v. CARDUCCI, Opere; Bologna, Zanichelli, 1889, vol. III, p. 184), immaginiamo per la lingua siciliana! e per un dialetto tanto difficile anche per gl' italiani ! Dunque? Dovette, certo, ricorrere all'aiuto di un qualche suo amico.

COMUNICAZIONI E NOTIZIE

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volle significare che essa non aveva dritto di salita, ossia che si elevava verticalmente.

<< I commentatori moderni scrivono il predetto verso come segue:

che, dritta, di salita aveva manco,

e intendono che la ripa, essendo dritta (verticale), aveva impossibilità di salita. Ma le parole di salita aveva manco, significano che la ripa non aveva salita il che sarebbe assurdo, e non già che essa avesse impossibilità di salita.

<< Conchiudo che il dritto di salita, lungo una data retta obliqua all' orizzonte, è precisamente ciò che i topografi e gli architetti moderni chiamano la proiezione verticale di quella retta».

Una edizione monumentale della "Divina Commedia,,

va preparando, con febrile entusiasmo, Leo S. Olschki, il libraio bibliofilo che, non contento di accogliere e sparger pel mondo i capolavori dell'antica nostra arte impressoria, si è fatto editore egli stesso e stampatore di libri di perfetta e ar

moniosa bellezza.

L'edizione che egli va ora preparando del Poema immortale, e nella quale ogni particolarità sarà curata con amore assiduo e intelligente, supererà forse le più antiche e celebrate stampe della Commedia, mentre ne serberà tutto il sapore e la intonazione. Curerà la parte tipografica la Tipografia Giuntina, diretta da L. Franceschini, che per questa stampa si è fornita di nuovi caratteri fusi dalle note Officine Nebiolo di Torino, e fornirà la carta a mano, segnata nella filigrana della effigie di Dante e della marca della Casa editrice, la celebre cartiera Miliani di Fabriano,

mentre le riproduzioni di oltre cento silografie an- Conferenze dantesche.
tiche, dalla edizione veneziana del marzo 1491, sa-
ranno eseguite dagli zincografi Alfieri e Lacroix di
Milano. La rilegatura del volume, in folio, stam-
pato in rosso e nero, e ornato di iniziali in legno,
gustose e perfette, sarà in cuoio con impressioni
a freddo eseguite a mano, e con borchie e fermagli
di bronzo di fattura squisita.

Sappiamo e annunziamo volentieri che la cólta e operosa Helen Zimmern, nota pubblicista e amica dell'Italia e specialmente ammiratrice di Firenze, dove da piú anni vive e lavora, farà quest' anno un corso di letture sulla Divina Commedia. Con

Della perfetta correzione del testo e della interpretazione, specialmente estetica, di esso, avrà cura G. L. Passerini, direttore del nostro Giornale, e Gabriele d'Annunzio scriverà la Vita di Dante che dovrà precedere nel volume il Poema.

Dell'opera, accolta dalla Maestà del Re d' Italia sotto il suo patronato augusto, saran publicati pochi esemplari numerati, dei quali alcuni, in pergamena, saran magnificamente adornati dal professore Amedeo Nesi, onor dell'arte « che alluminare si dice in Parisi ». Queste ornamentazioni, in colori e in oro, si inspireranno alle più belle miniature medicee della Biblioteca Laurenziana di Fi

renze.

Un esemplare del volume sarà presentato al comandante della nave, ora in costruzione ne' cantieri di Castellammare, la quale recherà il nome del piú grande poeta e profeta della gente latina. Il dono, squisitamente patriottico e gentile, sarà offerto dall'Editore nel giorno in cui la Società Dante Alighieri consegnerà alla nuova corazzata la bandiera di combattimento. A proposito di questa offerta è curiosa una notizia che leggiamo nell' Eclaire e in piú altri giornali francesi, la quale merita di esser riferita qui per intiero, senz'altra chiosa. Sotto il titolo Le livre monstre du Dante, i giornali parigini annunziano: « C'est un présent que la Société Dante Alighieri fit ces jours-ci au Dreadnought italien récemment lancé (!). Elle a voulu que le cuirassé, qui porte le nom du grand Poète, portât aussi dans ces flancs un exemplaire magnifique de son oeuvre. Ses dirigeants ont donc fait imprimer par monsieur Olschki de Florence et tirer sur papier de luxe le livre le plus grand qui soit au monde. Il contient, en outre de la Divine Commédie et du commento par le comte G. L. Passerini, une biographie de Dante par Gabriel D'Annunzio, dediée au roi Victor-Emmanuel. Les estampes reproduisent celles de l'édition vénitienne de 1491, en rouge et noir, ainsi que de miniatures exécutées avec le plus grand soin. Les officiers qui commandent le Dante et leurs équipages, peuvent vanter de posséder un livre de bord comme il n'y a au nul autre, en n'importe quel pays du globe ».

geniale pensiero la Zimmern intende illustrare queste sue letture con molte proiezioni che ella stessa ha pazientemente ricercate e raccolte nella scorsa estate. Passeranno cosi, in rapida successione, d'avanti agli occhi degli spettatori disegni del Botticelli, illustrazioni dello Stradano, degli Zuccheri, del divino Michelagnolo, del Doré, del Lacroix, dello Scaramuzza e di molti altri artisti nostri e forestieri, che inspirandosi alla vasta concezione dantesca vollero fissare sulla tela o sulla carta le loro impressioni.

Dante alla Università popolare di Firenze.
Ce lo condurrà, tra il popolo, e farà bene, visto
che il popolo e intendiamo il popolo minuto
si tiene od è tenuto lontano dalle riunioni bor-
ghesi della Lectura Dantis di Orsammichele, il
professore Diego Garoglio, che si propone di farvi
quest'anno un suo corso dantesco. Il noto scrit-
tore e poeta, e un de' consiglieri del Comune fio-
rentino di parte socialista, pensa di spiegare al
popolo in nove lezioni il contenuto morale della
prima Cantica, fermandosi ai principali episodi.
Una gentile signorina, scrittrice garbata e studiosa,
Teresina Bagnoli, non ignota a' lettori di questo
Giornale, integrerà l'opera del Garoglio, presen-
tando alcune diapositive per mostrare come varia-
mente gli artisti di differenti età abbiano sentita
e interpretata l'arte di Dante.

L'idea di portar Dante fra il popolo, da noi sempre caldeggiata, e sempre invano raccomandata alle Società o Comitati di letture dantesche, la cui opera, cosí come si esplica, non reca, se vogliam proprio essere sinceri, alcun frutto buono ed utile per nessuno, ci pare eccellente; onde noi auguriamo al Garoglio e alla Bagnoli un successo pari al loro lodevole e ben consigliato disegno.

Premio per un lavoro petrarchesco.

Riceviamo e volentieri publichiamo la seguente notizia favoritaci dalla Commissione giudicatrice del premio per un lavoro petrarchesco, composta, come è ben noto, e per espressa volontà del benemerito e compianto donatore, dai professori Guido Biagi, Guido Mazzoni e Pio Rajna.

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