Sayfadaki görseller
PDF
ePub

Segue Benvenuto, scostandosi un po' dalla sua fonte : « Il corpo di lui (traduco letteralmente) portarono in Inghilterra, dove fu sepolto, nella città di Londra, in tal monastero di monaci, chiamato Guamiscier, in una cappella nella quale son sepolti tutti i re d' Inghilterra, e nel circuito (cioè, nelle pareti interne) della cappella sono i ritratti de' re : sopra il sepolcro di Enrico fu posta una statua dorata, che nella mano destra tiene un calice o coppa d'oro, in cui è il cuore imbalsamato di detto Enrico, e sopra il cuore sta una spada nuda testimonianza di questa uccisione. Nella mano poi sinistra tiene una carta con questo versicolo: « Cor gladio scissum, do cui consaguineas sum, scilicet Adduardo ». Quest'ultimo verso trovo identico nelle chiese dell'anonimo, e in I. d. Lana e nell'Ottimo.

La chiusa della narrazione benvenutana traduce un' osservazione, storicamente esatta, del Villani :

[merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small]

lusinghe di Totila, che, avuta in mano la città, la distrusse, adopera contr' essi quasi le stesse espressioni dantesche: «e però furono poi sempre in proverbio chiamati ciechi ». 1

Benvenuto da Imola chiosa il verso di Dante, traducendo fedelissimamente da un altro capitolo del cronista fiorentino.

BENVENUTO, Commento,

vol. I, p. 513.

« Nam ut tradunt eorum chronicae, anno Domini MCXVII, Pisani tunc tem

poris potentissimi in mari fecerunt magnam classem galearum ad capiendam insulam Maioricae, quam occupaverant saraceni; et cum jam essent in itinere, ecce lucenses cum exercitu ad invadendum Pisas.

Quo audito, Pisani non audentes procedere, ne eorum civitas vastaretur, et recedere ab incepto videbatur eis inhonorabile et damnosum, iam vulgata fama et facta espensa magna, ideo habito consilio inter eos miserunt ad Fiorentinos, tunc amicos eorum, ut deberent venire ad custodiam civitatis Pi

sanae.

VO

« Florentini gratanter assumpserunt defensionem contra lucensos, et quoscumque molestare lentes dictam civitatem et continuo miserunt gentes equestres et pedestres, quae posuerunt castra prope Pisas per duo miliaria. E potestas eorum prudenter et honeste mandavit, ne aliquis intraret civitatem; et cum unus contra praeceptum intrasset, condamnatus fuit ad mortem. Quo audito seniores Pisarum venientes ad Potestatem, rogaverunt, ut eorum contemplatione remitteretur sibi poena; et

G. VILLANI, lib. IV, cap. XXXI.

<< Negli anni di Cristo 1117, i Pisani fecero una grande armata di galee e di navi, e andarono sopra l'isole di Maiolica, che la teneano i Saracini. E come fu partita la detta armata di Pisa, e già raunata insieme sopra Vada per fare loro viaggio; i Lucchesi per comune vennero a oste sopra Pisa per prendere la terra. I Pisani, avendo la novella, per paura che' Lucchesi non occupassero la terra, non ardivano di andare innanzi col loro stuolo, e ritrarresi dalla impresa non pareva loro onore al gran spendio e apparecchiamento ch' aveano fatto; presono per consiglio di mandare loro ambasciadori a' Fiorentini, i quali erano in quegli tempi molto amici i detti comuni, e pregaro che piacesse loro di guardare la cittade, confidandosi di loro come di intimi e cari fratelli. Per la qual cosa i Fiorentini accettarono di servirgli, e fare loro guardare la città da' Lucchesi e da tutta la gente; per la qual cosa il Comune di Firenze vi mandò gente d'arme assai a cavallo e a piede, e puosonsi ad oste di fuori della città a duo migliaie mandaro bando che nullo non entrasse nella città

1 G. VILLANI, lib. II, cap. I.

non valentes flectere ipsum praecibus protestati sunt, quod nolebant ipsum interfici in territorio eorum. Tunc potestas caute et honeste fecit emi agrum a rustico nomine communis Florentiae, et obtulerunt, ut eligerent quod signum victoriae potius vellent, vel portas aeneas, vel columnas de prophetitico, quas portaverant a dicta insula. Florentini petiverunt columnas : et fertur, quod Pisani ex invidia incenderunt eas; deinde illas fassiatas scarlato sub specie honoris et pompae tradiverunt Florentinis. Florentini spoliantes columnas, visa fraude, cum summa indignatione coeperunt dicere: Bene sumus caeci, qui fidimus vulpibus Pisanorum, qui nihil facere noverunt sine fraude et exinde postea dicti sunt Florentini caeci in Tuscia et has columnas posuerunt ante portam santi Iohanni, ubi adhuc sunt....

sotto pena de la persona: uno v' entrò, si fu condannato ad impiccare. I Pisani vecchi ch' erano rimasti in Pisa, pregando i Fiorentini che per loro amore gli volessero perdonare, non lo vollero fare, e i Pisani contraddissero e pregaro che almeno in su il loro terreno nol facessero morire, onde segretamente i Fiorentini dell'oste feciono comperare un campo di terra da un villano, e in su quello rizzarono le forche, e feciono la giustizia per mantenere il loro decreto. E tornata l'oste de' Pisani dal conquisto di Maiolica, rendono molte grazie a' Fiorentini, e domandaro quale segnale del conquisto volessono, o le porte del metallo, o due colonne del profferito 1 ch'a

vevano recate e tratte di Maiolica: i Fiorentini chiesero le colonne, e' Pisani le mandarono in Firenze coperte di scarlatto e per alcuno si disse, che innanzi che le mandassero per invidia le feciono affocare, e le dette colonne sono quelle che sono diritte dinanzi a San Giovanni »>.

[blocks in formation]

mai la riverenza delle somme chiavi. Partigiano fiero e ardente, condannato ed esiliato dalla patria e magna pars era stato Bonifazio VIII, onde l'odio immenso del Poeta per questo papa costretto a ramingar dolorosamente per le terre d'Italia, e conoscer « come sa di sale lo pane altrui »> e come è triste « lo scendere e il salir per le altrui scale »; Dante, che del verso fece acuto strale di vendetta, sfoga, sí, in questo canto, la violenza del suo odio contro i papi degenerati; squassa, sferza, colpisce, severo crudele passionato; ma non è un ribelle. Talvolta la sua voce tuona con terribilità profetica, e sibila la lucida terzina, cercando mordace il nudo e penetrando fino al sangue; ma quello sdegno, che violento s'esprime dal suo gran cuore, è figlio d'amore per la povera Chiesa, tralignata per nefasta opera di suoi Vicarî e ministri.

La ferocia dell' invettiva, l'audacia dell' apostrofe, il pungolo dell' ironia, lo spregio dello scherno, tutto Egli usa; ma a solo scopo di castigare quelli, che, sommi Vicarii di Dio in terra, dovrebbero illuminare gli spiriti, e guidare le coscienze, e, invece, son avari e idolatri più che l'antico popolo d'Israele, e mercanteggiano cupidi Dio e il suo regno.

Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento:

e che altro è da voi all' idolatre,

se non ch'egli uno, e voi n'orate cento?
Ivi, 112-114.

[blocks in formation]

1

factus papa, factus est magnanimus calore suorum consortium, et multa fecit ad magnificandam suam domum; nam fuit primus, in cuius curia palam committeretur simonia per suos attinentes. Qua propter multum ditavit eos possessionibus pecuniis et castellis, super omnes Romanos. Et in parvo tempore, qui vixit, fecit septem cardinales romanos, ut plurimum suos attinentes; inter alios fecit dominum Iacobum de Columnia consaguineum suum, ne Columnenses adhaerent Hannibalensibus inimicis suis; et fuit reputata magna res, quia Columnenses fuerant privati omni beneficio ecclesiastico per Alexandrum III, quia fave:at Federigo I contra ecclesiam nam Columnenses fuerant olim de Alemania. Fecit etian fieri nobilia et magna palatia iuxta sanctum Petrum;.. fecit sibi donari civitatem Bononiae et comitatum Romandiolae a Rodulpho rege romanorum, quia non fecerat transitum in italiam, sicut promiserat >>.

Quae donatio non fuit reputata iusta quia Rodulphus impeditus alis

suis bellis et brigis, non potuerat pervenire ad benedictionem imperialem, Sed quod clerici capiunt, raro dimittunt; et fecit. dominum nepotem suum

chiamato papa Nicola terzo, fu magnanimo, e per lo caldo de' suoi consorti imprese molte cose per fargli grandi, e fu de' prifargli grandi, e fu de' primi, o primo papa nella cui corte s'usasse palese simonia per gli suoi parenti per la qual cosa gli aggrandi molto di possessioni e di castella e di moneta sopratutto i romani, i più suoi parenti, intra gli altri.

<... fece cardinale messer Iacopo Colonna, acciocchè i Colonnesi non s'apprendessono all'aiuto degli Annibaleschi loro nemici...... e' fu tenuta gran cosa; perocché la Chiesa avea privati tutti i Colonnesi e chi di loro progienie fosse, di ogni beneficio ecclesiastico infino al tempo di papa Alessandro III, perocché aveano tenuto collo imperadore Federigo I conira alla Chiesa. Appresso, fece fare i nobili e grandi palazzi papali a santo Piero; fecesi privilegiare per la Chiesa la contea di Romagna e la città di Bologna a Ridolfo re de' Romani, per cagione ch'egli era caduto in ammenda alla Chiesa... della promessa..... di passare in Italia.

[ocr errors]

<< Questa azione.... nè potea, nè dovea fare di ragione; intra le altre, perchè il detto Ridolfo non éra pervenuto alla benedizione imperiale; ma quello ch'e' chierici prendono tardi sanno rendere. Incontamente che 'l detto

i Benvenuto cade in errore, per seguire G. Villani; perché ben altri quattro papi precedetter Niccolo III simoneggiando: Innocenzo IV (1243-54), Alessandro II (54-61), Urbano IV (61-65), e Clemente IV (65-68).

[blocks in formation]

Commento, ivi, pag. 56: <... iste papa Nicolaus tentavit contrahere affinitatem cum Carolo I veteri, et voluit dare unam suam nepotem uni nepoti ejus. Cui Carolus respondit: licet abeat calceamenta rubea, non est eius sanguis dignus nostra affinitate. Ex quo Nicolaus indignatus palam privavit eum senatu urbis et vicariatu Tusciae, quem habebat ab ecclesia vacante imperio; et clam in omnibus erat sibi hostis infestus, unde consentit ribellioni Siciliae pro qua recepit magnam quantitatem pecuniae per manos Ihɔannis de Procida ».

Cronica, ivi, pag. 584:

«... . il detto papa fece richiedere lo re Carlo d'imparentarsi con lui, volendo dare una sua nipote per moglie a un nipote de 'l re, il quale parentado il re non volle assentire, dicendo: Perché egli abbia il caleamento rosso non è degno di mischiarsi col nostro, e sua signoria non era retaggio; per la qual cosa il papa contro a lui sdegnato, poi non fu suo amico, ma in tutte cose al segreto gli fu contrario, e del palese gli fece rifiutare il senato di Roma e il vicariato il quale dalla chiesa, vacante imperio, e per moneta che si disse ch'ebbe... acconsenti al trattato erubellazione ch'al re Carlo fu fatto dell'isola di Cicilia ».

Né là, dove narransi, nel commento, e l'elezione di Celestino V, e il gran rifiuto di costui per insinuazione di messer Benedetto Gaetani, che fu poi papa Bonifazio VIII, e in ispecial

modo, tutta la storia di quest'ultimo; è meno evidente la derivazione della Cronica. Ecco:

BENVENUTO, Volume II,

PP. 42-43

anno Domini MCCXCIV cum Cardinales in civitate Perusii multum arctati a Perusinis, quia ecclesia fuerat sine pastore pluribus duobus annis, non valentes concordare in aliquo, qui esset de Collegio, finaliter elegerunt quemdam sanctum visum, qui vocatus est frater Petrus de Morone. Hic erat de Aprutio ; qui agens poenitentiam ordinatis pluribus monasteriis suis ordinis, ivit ad montes Muronis, quae montanea est supra Sul

monem ».

<<< Iste vocatus papa Celestinus V. creavit duodecim cardinales de mense septembris pro magna par. te ultramontanos ad petitionem Caroli secundi; quo facto ivit cum Curia Neapolim >.

Cronica, VIII. 5.

<< Negli anni di Cristo 1294.... essendo vacata la chiesa di Roma.... più di due anni, per discordia de' cardinali ch' erano partiti,... essendo i cardinali in Perugia, e costretti aspramente da' Perugini perchè eleggessero papa, come piacque a Dio, furono in concordia di non chiamare alcuno di loro collegio, e elessero un santo uomo, ch'aveva nome frate Pietro dal Morrone d'Abruzzi. Questi era romito e d'aspra vita e penitenzia, e per lasciare la vanità del mondo, ordinati più sauti uomini al suo ordine, sì se ne andò a fare penitenzia nella montagna del Murrone che è scpra Sulmona ».

<< Questi eletto papa, per riformare la Chiesa, fece di settembre vegnen. te dodici cardinali, grande parte oltramontani, a petizione e per consiglio del re Carlo re di Cicilia e di Puglia: e ciò fatto n' andò colla corte a Napoli..... »

[blocks in formation]

senza nulla aggiungere di suo neppure una qualsiasi osservazione, l'Imolese commentatore detta la storia di Bonifazio VIII a incominciar dalla influenza di lui su l'animo timorato di Celestino V fino alla simoniaca sua esaltazione al papato.

Commento, ivi. <<< Inter cardinales erat quidem dominus Benedictus de Anania Civitate de provincia Campaniae, vir per oppositum astutissimus, litteratus habilissimus ad quaecumque magna officia et imperia mundi; qui summa affectabat summam dignitatem. Iste sagaciter explorata voluntate Caroli et cardinalium, qui optabant omnes mutare pontificem, persuasit Coelestino, ut faceret unam decretalem, quod quilibet papa posset renuntiare papatui, exemplo Clementis I. Quo facto dictus Coelestinus in festo beatae Luciae in presentia cardinalium spoliavit se dignitate pontificali, et renuntiato papatui, redivit ad poenitentiam cum magna alacritate, postquam sederat mensibus quinque diebus octo. Sed postea Bonifacius fecit ipsum capi in monte sancti Angeli in Apulia in loco, ubi reduxerat, et private posuit eum in arce Sulmonis in Campania, ne ille vivens posset praejudicare suae electioni. Nam multi christiani reputabant Coelestinum verum et rectum papam; non obstante renuntiatione, dicentes, quod tali dignitate non poterat renuntiari, et quod licet Clemens renuntiaverit, tamen fidelis tenebant eum pro Patre, et postea oportuit, quod esset papa post mortem Cleti. Coelestinus ergo in

VILLANI, ivi. << Intra gli altri cardinali, della Corte era uno messer Benedetto Guatani di Alagna, molto savio di scrittura e delle cose del mondo molto pratico e sagace, il quale aveva grande volontà di pervenire alla dignità papale, e quello con ordine aveva cercato e procacciato col Re Carlo e co' cardinali e già aveva da loro la promessa.... Questi si mise dinanzi al Santo padre.... ch'egli facesse una nuova decretale, che per utilità della sua anima ciascuno papa potesse il papato rinunziare, mostrandogli l'esemplo di Santo Clemente.... e ciò fatto (la decretale) il di di Santa Lucia.... in loro

(de' Cardinali) presenza si trasse la corona ed il manto papale, e rinunzió il papato.... e tornossi ad essere eremita, e a fare sua penitenza. E così regnò nel papato cinque mesi e nove di papa Celestino. Ma poi il successore (Bonifacio)... il fece prendere alla montagna di Santo Angiolo in Pu glia.... ove s'era ridotto a fare penitenzia,...... e privatamente nella rocca. di Fummone in campa gna..... il fece tenere.... acciocchè lui vivendo non si potesse apporre alla sua lezione, perocché molti cristiani teneano Celestino per diritto e vero papa, non ostante la sua renunziazione, opponendo che siffatta dignità, come il

dicto loco parum vixit; et die qua mortuus est, fuit sepultus in una parva ecclesia in Sulmone, quae erat de ordine suo, et paupercule fuit positus sub terra ultra decem brachia, ne ejus corpus inveniretur. Igitur eodem anno Bonifacius tantum operatus est cum cardinalibus et Carolo II, qui abebat pro se duodecim cardinales factos per Coelestinum, quod creatus est in papam. Nam vadens ad Carolum, dixit: Bone Rex: Tuus papa Coelestinus voluit servire tibi in bello Siciliae, sed nescivit, sed si tu fias operam, quod tui amici cardinales eligant me papam, ergo sciam et volo servire tibi, promittens sacramento opponere totum posse ecclesiae. Tunc rex promisit et ordinavit, quod duodecim cardinales amici sui darent sibi voces; et continuo dominus Matthaeus de Ursinis et dominus Iacobus de Columna principes sectarum dederunt sibi voces. Et isto modo Benedictus fuit electus papa in civitate Neapoli et vocatus Bonifacius VIII in vigilia nativitatis Christi. Qui statim, electione facta, recessit cum cardinalibus de Neapoli et venit Romam, et multum laboravit pro Carolo pro acquirenda Sicilia. Hic Bonifacius fuit nobilis genere, magnus animo, plusquam deceat sacerdotem, dominatiuus, amator honoris et status ecclesiae; et sua prudentia et potentia multum fuit formidatus, fuit pecuniosus valde, amplecteus lucra sine conscientia, allegans, quod licitum erat omnia facere

[blocks in formation]

Cap. VI.... Nel detto anno 1294, messer Benedetto Guatani cardinale... segui la sua impresa, e tanto adoperò co' cardinali e col procaccio di re Carlo, il quale avea di molti cardinali, spezialmente de' dodici nuovi eletti per Celestino.... andò al Re Carlo, e dissegli: Re, il tuo papa Celestino t'ha voluto e potuto servire nella guerra di Cicilia, ma non ha saputo; ma se tu adoperi co' tuoi amici cardinali che io sia eletto papa, io saprò, e vorrò e potrò, promettendogli per sua fede e sacramento di mettervi tutto il podere della Chiesa. Allora lo re.... gli promise e ordinò co' suoi dodici cardinali che gli dessero le loro boci: ed essendo all'elezione messer Matteo Rossi e messer Iacopo della Colonna, ch'erano capo delte sette de' cardinali... incontamente gli diedero le loro.... e per questo modo fu eletto papa nella città di Napoli la vigilia della natività di Cristo del detto anno; incontamente che fu eletto si volle partire di Napoli, colla corte, e venire a Roma,... e molto fece per lo re Carlo nella

[blocks in formation]

Stimiamo inutile riportare l'altro brano del Commento, che narra per quali loschi intrighi e in che modo venne eletto papa l'altro grande simoniaco, Clemente V, succeduto, dopo il breve pontificato del buon Benedetto XI, a Bonifazio VIII: tanto, detto brano, (v. II, pp. 49-53) risulta, a prima vista, derivazione da' capitoli LXXX e LXXXI del lib. VIII della Cronica.

È opportuno però notare, per esattezza critica, che la prosa del Commento, sia quella risguardante Clemente V, sia quella precedente risguardante Niccolò III e Bonifazio, non sono traduzioni, come anche altrove abbiamo osservato, d'interi capitoli del Villani; sí bene, per lo piú, son frasi proposizioni periodi, tradotti e rabberciati insieme, più o meno opportunamente, più o meno bene. E notiamo ancora, che Bertrando del Gotto, e non Raimondo, siccome erroneamente scrive il Villani, e, naturalmente, ripete, traducendo, Benvenuto fu l'arcivescovo di Bordeaux (Villani: Bordea, e Benvenuto: Burdegalensem), che, eletto papa a Perugia per opera del Cardinal da Prato d'intesa con Filippo, re di Francia, e coronato a Lione su '1 Rodano, prese il nome di Clemente V, e, primo, tenendo la sede papale oltremonti, iniziò quella cattività babilonica di cosí infame memoria.

Egli venne eletto, scrive in tono amaro Dino, per volere della divina giustizia, la quale molte volte punisce nascostamente, e toglie i buoni pastori a' popoli rei che non ne sono degni, e dà loro quelli che meritano

[blocks in formation]

Giornale dantesco, anno XVII, quad. III-IV.

7

« ÖncekiDevam »