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Lo stile terso e conciso, i concetti nobili e passionati sono conformi a quelli degli altri suoi erotici componimenti. Chi non riconoscerà il giovine innamorato Alighieri in quei versi: Canzone, il tuo andar vuol esser conto; Che tu sai ben che picciol tempo omai Puote aver luogo quel, per che tu vai? »

Se per merito poetico questa canzone non è supcriore alle altre, non potrà dirsi cotanto inferiore che meriti e sere esclusa dal Canzoniere di Dante.

1 al tempo che se n'è andato Intendi: Al tempo felice, quando la Portinari lo consolava col suo grato saluto. E per questo ei chiama dispietata la mente, perchè ricordavagli le passate contentezze, in cotal guisa amareggiandogli il cuore.

2 Nè dentro i sento tanto di valore, legge il codice palatino.

3 salute, per salutazione, saluto, è di frequente usato da Dante e da altri antichi.

In questo punto si ha nel codice palatino.

5 Poi sol, vale poichè soltanto.-Da Dante e da altri antichi poeti trovasi molte volte poi adopcrato per poichè. 6 mai non ristringe 'l freno, metaforicamente mai non si ralliene. 7 il servo, legge il codice palat. & la sua doglia, intendi del core 9 Forse accenna a Dio. 10 Sacciate, cioè sappiate.

11 Intendi: Che l'uomo dee sostenere i più gravi pesi per infino a quello, che sia mortale, prima d'aver ricorso al suo maggior amico, cui non sa quale sia per trovare.

12 che gli risponda male, che gli corrisponda malamente, che non gli corrisponda.

14 non osa, dal verbo ant. ausare, cambiato l'au in o, cioè non ha in uso, non suole.

15 tutulto, voce antiquata, tutto tutto, tutt' affatto.

16 La fede ch' io v'assegno, cioè, la fiducia che in voi ripongo.

17 Di fuor conosce che dentro è pietade, cioè, dal vostro esterno conosce che nel cuor vostro alberga la compassione.

18 vostra salute, vostro saluto, com'è avvertito di sopra.

19 Ma sappia (il saluto) che allo entrar di lui (del cuore), cioè quando si farà davanti al cuor per entrare in esso, ovvero in su l'entrare, quasi in su la porta del cuore, si trova serrato forte, quasi fosse inchiodato, di quella saetla, che ec. -- Invece di quella, altri testi leggono, da quella.

20 nella mia guerra, intendi, nella guerra degli affetti, che combattono il mio cuore.

21 del signor, cioè d' Amore.

22 Puote aver luogo qui sulla terra, cioè può aver vita, quel, per che tu vai, quegli per cui tu sei mandata. O anche: Può essere con profitto, può giungere in punto quello, per cui tu sei mandata, cioè il sa

13 più tosta, più spedita, più pronta. luto.

BALLATA III.

In abito di saggia messaggera

Muovi, ballata, senza gir tardando,
A quella bella donna a cui ti mando,

1

E digli quanto mia vita è leggiera.
Comincierai a dir che gli occhi miei
Per riguardar sua angelica figura,
Solean portar corona di desiri:
Ora, perchè non posson veder lei,
Li strugge Morte con tanta paura,
C'hanno fatto ghirlanda di martiri. '
Lasso non so in qual parte gli giri
Per lor diletto; sì che quasi morto
Mi troverai, se non rechi conforto

Da lei onde gli fa dolce preghiera.5

Non crederei di dir cosa improbabile, affermando che questa graziosa ballata sia una di quelle cosette per rima, che Dante stesso nella Vita Nuova, SV, racconta aver fatte per una tal gentil donna, della quale fece schermo alla veritade, e per la quale cercò nascondere altrui il vero amor suo, cioè quello per Beatrice

Trovasi essa nel cod. riccard. 1113, e fu pubblicata dal Trucchi, Prato 1846, nel primo volume delle Poesie italiane inedite di dugento autori antichi.

1 digli, dille. Gli per le è frequente negli antichi.

2 leggiera, cioé debole, che mal si sostiene.

31 suoi occhi non possono vederla, perchè ell' era partita della città, e

andatasene in paese lontano. Nella Vila Nuova. § VII.

Altrove disse: Amore gli cerchia di corona di martiri.

5 Nella ballata seguente: Ed alla fine falle umil preghiero.

BALLATA IV

Ballata, io vo' che tu ritruovi Amore,
E con lui vadi a madonna davanti
Sicchè la scusa mia, la qual tu canti,
Ragioni poi con lei lo mio signore.1
Tu vai, ballata, si cortesemente,

Che sanza compagnia

Dovresti avere in tutte parti ardire.
Ma, se tu vogli andar sicuramente,3
Ritrova l'Amor pria;

Chè forse non è buon sanza lui gire:
Perocchè quella, che ti debbe udire,

Se, com' io credo, è invêr di me adirata,
E tu di lui non fussi accompagnata,
Leggieramente ti faria disnore.

Con dolce suono, quando se' con lui,

Comincia este parole

Appres o ch'averai chiesta pietate:
Madonna, quegli, che mi manda a vui,
Quando vi piaccia, vuole,

Sed egli ha scusa, che la m'intendiate.
Amore è quei, che per vostra beltade
Lo face, come vuol, vista cangiare:
Dunque, perchè gli fece altra guardare,
Pensatel voi, dacch' e' non mutò 'l core."
Dille: Madonna, lo suo cuore è stato
Con si fermata fede,

r

Ch'a voi servir lo pronta gni pensiero:
Tosto fu vostro, e mai non s'è smagato 9
Sed ella non tel 10 crede,

Di', che 'n domandi Amore s'egli è vero.
Ed alla fine falle umil preghiero,11

Lo perdonare se le fosse a noia,

Che mi comandi per messo, ch'i'moia:
E vedrassi ubbidire al servitore.12

E di' a colui, 13 ch'è d'ogni pietà chiave,
Avanti che sdonuei,1

Che le saprà 15 contar mia ragion buona:
Per grazia della mia nota soave 16
Rimanti qui con lei,

E del tuo servo, ciò che vuoi,17 ragiona:

E s'ella per tuo prego gli perdona,

Fa che gli annunzi in bel sembiante pace.
Gentil ballata mia, quando ti piace,

Muovi in tal punto 18 che tu n'aggi onore.

Affine di nascondere la sua passione per Beatrice, Dante (siccom' ho già detto) cercava far credere alla gente di essere innamorato d'una certa gentildonna. E questa finzione riuscìgli per alcun tempo a seguo, che ne corse la voce fino a Bea

trice. Ond' ella incontratasi in Dante, negò a lui il solito saluto. Rimase dolente il Poeta per la privazione di ciò che formava (secondo ch' egli dice) la sua beatitudine, e a riacquistare la grazia della sua donna propose di fare questa ballata, nella quale, scusandosi dell'accaduto, protesta che il suo cuore non è punto cambiato, nè mai si cambierà. (Vedi la Vita Nuova)

1 Intendi: Sicchè la mia scusa, la quale da te, o ballata, si espone coi versi, sia poscia con lei, cioè con la mnia donna, ragionata verbalmente dal mio signore, vale a dire da Amore.

2 Alcuni leggono Tu va, perchè credono che sia voce dell' imperativo, mentre non è che seconda persona dell' indicativo.

3 Ma se tu vuoi andare con maggior sicurezza. Invece di vuogli altri testi leggono vuoli.

A vui, per voi, come nui, puiec. per noi, poi ec.

Per ischivare la durezza nell'incontro di due vocali, usavano gli antichi, più spesso ancora che i moderni di aggiungere la consonante dai monosillabi o, nè, se, che ec. quando per la misura del verso volevano che non avesse luogo elisione. Così troviamo nella Commedia:

Qual che tu sii od ombra, od uomo certo
Inf. I. v. 66.

Ov'è la colpa sua sed ei non crede? Par. XIX, v 78. Del qual nd io, ned ei prima s'accorse Purg. IV, v. 102 Ched è occulto, come in erba l'angue. Inf 1, v 107 Frequentemente adoperarono l'articolo to invece dell' il, in ispecie quando potea risultare nel verso un miglior suono e una maggiore armonia; e cosi le voci suso, giuso, morìo, sentio ec. invece di su, giù, mori, senti ec. Infatti ne' buoni testi della Commedia leggiamo:

Tu se'lo mio maestro e lo mio autore.
Inf. I, v. 85.
Io gli risposi: Ciacco lo tuo affanno.

Inf. VI, v. 88.

Coi corpi che lassuso banno lasciato.

Inf X, v. 19,

Lo gillò giuso in quell'alto burrato

Inf. XVI, v. 11

Per cui morio la vergine Cammilla.

Inf. I, v 107.

Con quella che sentio di colpi doglie.
Inf XXVIII, v. 13.

E giacchè sono a far parola di tali minuzie ortografiche, farò osservare che siccome gli antichi per la congiunzione e o ed scrivevano sempre I' &, cosi i moderni nel pubblicare le poosie degli antichi secondo la moderna ortografia, che ha bandito l' & dalle scritture, dovrebbero consultare attentamente l'orecchio per rilevare quando sia da porre l'e, quando l'ed. Cosi, per esempio, dovranno stampare:

Ma senza ed amore e virtute.

Inf. I, v. 105.
Grandine grossa, ed acqua tinta e neve.
Inf. VI, v. 10.

E il ventre largo ed unghiate le mani.
Inf. VI, v. 17.

6 Intendi: Amore è quegli (è da leggersi quei e non qi, come leggono molti testi), il quale, a motivo della vostra bellà, fa a sua voglia cambiare a Dante la vista, cioè a dire, fa a sua voglia dirigere a Dante lo sguardo. E il perchè Amore fece a Dante guardare altra femmina, lo potete dunque immaginare da per voi. dacchè sapete ch' ei non mulò il core. E ritroverete che quello fu un artifizio, per ascondere alla conoscenza altrui l'affetto, che per voi nutre nel seno. Invece di Lo face altri testi hanno Gli face.

-

7 fermata, vale ferma, costante.

8 Lo pronta, cioè lo fa pronto e sollecito, ovvero lo incita, lo sprona. E in questo significato gli antichi avean pure il verbo improntare. Altri leg

gono ha pronto; altri l'ha pronto; altri l'ha in pronto.

9 non s'è smagato, cioè non è venuto meno, non è infievolito. Smagare, dal lat. ex e mage, minorare, perder le forze si del corpo, come dell' animo. I Provenzali l'avevano anch'essi in esmayar, o esmaiar.

10 non tel. Altri: non ti.

11 preghiero per preghiera, come dimando, dimoro per dimanda, dimora.

12 Altri E vedrassi ubbidir buon servitore, o E vedrà bene ubbidir servitore. 18 E di' a colui (cioè ad Amore) non già, a colei, come legge il Biscioni.

14 Avanti che slonnei, cioè avanti che si levi d' appresso a madonna. Sdonneare, partirsi da donna, come donneare, intrattenersi, conversare con donne, dal provenzale domneiar.

15 Che le saprà. Altri: Ch'elli saprà. 16 Per grazia della mia nota soave, cioè in grazia della mia soave poesia. delle mie soavi rime. Le parole Per grazia fino a in bel sembiante pace sono quelle, che, per comando del Poeta, la ballata dee dire ad Amore avanti che si levi, d' appresso a madonna.

17 ciò che vuoi. Altri: ciò che vuol. 18 in tal punto. Altri: in quel punto.

SONETTO VI.

Tutti i miei pensier parlan d'amore,
Ed hanno in lor si gran varietate,
Ch'altro mi fa voler sua potestate,
Altro folle ragiona il suo valore: 3
Altro sperando m' apporta dolzore;"
Altro pianger mi fa spesse fïate;
E sol s'accordano in chieder pietate
Tremando di paura, ch'è nel core.
Ond' io non so da qual materia prenda;
E vorrei dire, e non so che mi dica:
Cosi mi trovo in amorosa erranza.7
E se con tutti vo' fare accordanza,8
Convenemi chiamar la mia nemica
Madonna la pietà, che mi difenda.

Combattuto Dante da diversi pensieri intorno ad amore, si che gravosa gli facean la vita, scrisse il presente sonetto, significando il suo stato angoscioso. (Nella Vita Nuova.)

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6 Altro, sottintendi, col togliermi ogni speranza.

7 in amorosa. Altri in l'amorosa. 8 erranza.... accordanza. errore.... accordo. Tale desinenza è frequente ne' nostri poeti antichi.

9 Madonna la pietà. Dico madonna quasi per isdegnoso modo di parlare. (Vita Nuova), cioè per ironia.

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