TRATTATO QUARTO. CANZONE TERZA. 1. Le dolci rime d' Amor, ch'io solìa Cercar ne' miei pensieri, Convien ch' io lasci, non perch' io non speri Ad esse ritornare, Ma perchè gli atti disdegnosi e feri, Che nella Donna mia Sono appariti, m'han chiuso la via E poichè tempo mi par d'aspettare, Ch' i' ho tenuto nel trattar d' Amore, Per lo qual veramente uomo è gentile, Riprovando il giudicio falso e vile E cominciando, chiamo quel Signore, 26 402 2. Tale imperò, che Gentilezza volse, Che fosse antica possession d' avere, Con reggimenti belli. Ed altri fu di più lieve sapere, E l'ultima particola ne tolse, Chè non l'avea fors' elli. Di dietro da costui van tutti quelli, Che fan gentili per ischiatta altrui, Che lungamente in gran ricchezza è stata, Ed è tanto durata La così falsa opinïon tra nui, Che l'uom chiama colui Uomo gentil, che può dicere: I' fui Ma vilissimo sembra, a chi'l ver guata, 3. Chi difinisce: Uom è legno animato, Prima dice non vero, E dopo 'l falso parla non intero; Similemente fu chi tenne Impero Chè pria pone 'l falso, e d' altro lato Chè le divizie (siccome si crede) Non posson Gentilezza dar, nè tòrre, Se non può esser lei, non la può porre: Fa piegar rivo, che di lunge corre. Non posson quïetar, ma dan più cura; 4. Ne voglion, che vil uom gentil divegna Nazion, che per gentil giammai s'intenda: Quest' è da lor confesso. Onde la lor ragion par che s' offenda In tanto quanto assegna Che tempo a Gentilezza si convegna, Difinendo con esso. Ancor segue di ciò, che innanzi ho messo, O che non fosse all' Uom cominciamento: Ma ciò io non consento, Nè eglino altresì, se son cristiani. Per che a intelletti sani È manifesto, i lor diri esser vani, Ed io cosi per falsi li riprovo, |