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parte dell' Anima è quella, siccome detto è, che è a guisa di semente della Virtù divina. Veramente per diversi Filosofi della differenza delle nostre Anime fu di- 10 versamente ragionato: chè Avicenna e Algazel vollero che esse da loro e per loro principio fossero nobili e vili. Plato e altri vollero che esse procedessero dalle Stelle, e fossero nobili e più e meno, secondo la nobiltà della Stella. Pittagora volle che tutte fossero d' una 15 nobiltà, non solamente le umane, ma colle umane quelle degli animali bruti e le forme delle miniere: e disse che tutta la differenza sia de' corpi, non delle forme. Se ciascuno fosse a difendere la sua opinione, potrebbe essere che la Verità si vedrebbe essere in 20 tutte. Ma perocchè nella prima faccia pajono un poco lontane dal vero, non secondo quelle procedere si conviene, ma secondo l'opinione d'Aristotile e delli Peripatetici. E però dico che quando l'umano seme cade nel suo ricettacolo, cioè nella matrice, esso porta seco 25 la virtù dell' Anima generativa e la Virtù del Cielo e la Virtù degli elementi legati, cioè della sua complessione: matura e dispone la materia alla virtù formativa, la quale diede il cuore del Generante. E la virtù formativa prepara gli organi alla Virtù celestiale, che pro- 30 duce della potenza del seme l' Anima in vita. La quale incontanente produtta, riceve dalla Virtù del Motore del Cielo lo Intelletto possibile; il quale potenzialmente in sè adduce tutte le forme universali, sebben meno che sono nel suo Produttore, e tanto meno, quanto più è 35 dilungato dalla Prima Intelligenza.

Non si maravigli alcuno, s' io parlo sì, che pare forte a intendere; chè a me medesimo pare maraviglia,

come cotale produzione si può pur conchiudere e collo 40 Intelletto vedere e non è cosa da manifestare a Lingua, lingua, dico, veramente Volgare. Per che io voglio dire come l'Apostolo: « O altezza delle divizie della » Sapienza di Dio, come sono incomprensibili i tuoi > giudizj, e investigabili le tue vie! » E perocchè la 45 complessione del seme può essere migliore e men buona; e la disposizione del seminato può essere migliore e men buona; e la disposizione del Cielo a questo effetto puote essere buona e migliore e ottima (la quale si varia per le Costellazioni, che continuamente si trasmu50 tano), incontra che dell' umano seme e di queste virtù più e men pura Anima si produce. E secondo la sua purità, discende in essa la Virtù intellettuale possibile, che detta è, e come detto è. E s'egli avviene che, per la purità dell' Anima ricevente, la intellettuale Virtù sia bene 55 astratta e assoluta da ogni ombra corporea, la divina

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Bontà in lei multiplica, siccome in cosa sufficiente a ricevere quella e quindi si multiplica nell' Anima la virtù di questa intelligenza, secondochè ricever può. E questo è quel seme di Felicità, del quale al presente si parla. E ciò è concordevole alla sentenza di Tullio in quello di Senettute, che parlando in persona di Catone, dice: « Imperciò celestiale Anima discese in noi, del> l'altissimo Abitacolo venuta in loco, lo quale alla > divina Natura e alla eternitade è contrario. » E in 65 questa cotale Anima è la Virtù sua propria, e la Intel

lettuale, e la Divina, che è quella influenza, che detta è; però è scritto nel libro delle Cagioni : « Ogni Anima no> bile ha tre operazioni, cioè Animale, Intellettuale e > Divina. E sono alcuni di tale opinione, che dicono,

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se tutte le precedenti Virtù s' accordassero sopra la 70 produzione d' un' Anima nella loro ottima disposizione, che tanto discenderebbe in quella della Deità, che quasi sarebbe un altro Iddio incarnato: e questo è quasi tutto ciò che per via naturale dicere si può.

Per via Teologica si può dire, che, poichè la somma 75 Deità, cioè Iddio, vede apparecchiata la sua Creatura a ricevere del suo beneficio, tanto largamente in quella ne mette, quanto apparecchiata è a riceverne. E perocchè da ineffabile Carità vengono questi doni, e la divina Carità sia appropriata allo Spirito Santo, quindi è 80 che chiamati sono Doni di Spirito Santo. Li quali, secondochè li distingue Isaia Profeta, sono sette, cioè: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timor di Dio. Oh buone biade! e buona e mirabile sementa! ed oh ammirabile e benigno Seminatore, che non 85 attendi, se non che la creatura umana t' apparecchi la terra a seminare! Oh beati quelli che tal sementa coltivano come si conviene! Ov'è da sapere che 'l primo e nobile rampollo che germogli di questo Seme, per essere fruttifero, si è l'appetito dell' Animo, il quale in 90 Greco è chiamato hormen. E se questo non è bene culto e sostenuto diritto per buona consuetudine, poco vale la sementa, e meglio sarebbe non essere seminato. E però vuole santo Agostino, e ancora Aristotile nel secondo dell' Etica, che l' Uomo s' ausi a ben fare e a 95 rifrenare le sue passioni, acciocchè questo tallo, che detto è, per buona consuetudine induri, e rifermisi nella sua rettitudine, sicchè possa fruttificare, e del suo frutto uscire la dolcezza della umana Felicità.

Il Convito.

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CAPITOLO XXII.

Comandamento è delli morali Filosofi, che de' beneficj hanno parlato, che l'Uomo dee mettere ingegno e sollecitudine in porgere i suoi beneficj, quanto puote più utili al ricevitore. Ond' io volendo a cotale imperio 5 essere obbediente, intendo questo mio Convito per ciascuna delle sue parti rendere utile, quanto più mi sarà possibile. E perocchè in questa parte occorre a me di potere alquanto ragionare della dolcezza dell' umana Felicità, intendo che più utile ragionamento fare non 10 si può a coloro che non la conoscono; chè, siccome

dice il Filosofo nel primo dell' Etica, e Tullio in quello del Fine de' Beni, male tragge al segno quello che nol vede; e così mal può ire a questa dolcezza chi prima non l'avvisa. Onde, conciossiacosachè essa sia finale 15 nostro riposo, per lo quale noi vivemo e operiamo ciò che facemo, utilissimo e necessario è questo segno vedere, per dirizzare a quello l'arco della nostra operazione. E massimamente è da guardare quello da coloro che non leggono l' Etica.

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Lasciando dunque stare l'opinione che di quella ebbe Epicuro filosofo, e che di quella ebbe Zenone, venire intendo sommariamente alla verace opinione d'Aristotile e degli altri Peripatetici. Siccome detto è di sopra, dalla divina Bontà, in noi seminata e infusa 25 dal principio della nostra generazione, nasce un rampollo, che gli Greci chiamano hormen, cioè appetito d'Animo o razionale. E siccome nelle biade che, quando nascono, dal principio hanno quasi una similitudine

nell'erba essendo, e poi si vengono per processo di tempo dissimigliando; così questo razionale appetito 50 che, la divina Grazia, surge, nel principio quasi si mostra non dissimile a quello che da natura nudamente viene, ma con esso, siccome l'erbetta di diverse biade, quasi s'assomiglia. E non pur negli uomini, ma negli animali bruti questa similitudine appare: chè ogni 35 animale, siccome ello è nato, sì razionale come bruto, sè medesimo ama, e teme e fugge quelle cose che a lui sono contrarie, e quelle odia, procedendo poi, siccome detto è. E comincia una dissimilitudine tra loro nel procedere di questo appetito, chè l' uno tiene 40 un cammino, e l'altro un altro. Siccome dice l' Apostolo: « Molti corrono al palio, ma uno è quello che 'l » prende; » così questi umani appetiti per diversi calli dal principio se ne vanno, e uno solo Calle è quello che noi mena alla nostra Pace. E però, lasciando stare tutti 45 gli altri, col Trattato è da tenere dietro a quello che bene comincia.

Dico adunque che l' Uomo dal principio sè stesso ama, avvegnachè indistintamente. Poi viene distinguendo quelle cose che a lui sono più amabili e però 50 più appetibili, e seguita quelle; e più e meno, secondochè la conoscenza distingue, non solamente nell' altre cose che secondariamente ama, ma eziandio distingue in sè che ama principalmente. E conoscendo in sè diverse parti, quelle che in lui sono più nobili, più ama. 55 E conciossiacosachè più nobile parte dell' uomo sia l'animo che 'l corpo, quello più ama; e così amando sè principalmente, e per sè l'altre cose, e più amando di sè la miglior parte, manifesto è che più ama l' ani

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