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Chiesa

Assoluto, Cattolica, nelle sue pratiche. Conv. 208. E queste ore usa la Chiesa, quando dice Prima, Terza.... E 369. Par. 6. Quando il dente longobardo morse La Santa Chiesa. Conv. 126. Secondo che la Santa Chiesa vuole che non

può dire menzogna.

و

Coll' aggiunto di Santa, senza articolo. Par. 4. E Santa Chiesa con aspetto umano Gabriele e Michel vi rappresenta. E tra l'articolo e l'aggiunto altre voci. Conv. 136. La sua sposa e segretaria Santa Chiesa (della quale dice Salomone : Chi è questa che ascende dal diserto, piena di quelle cose che dilettano (Deliciis affluens), appoggiata sopra l'amico suo ?) (1).

Chiudere

Chiudere gli occhi, per non vedere. Modo enfatico. Conv. 397 fine: Al mio giudicio, così come chi uno valente uomo infama, é degno d'esse rfuggito dalla gente, e non ascoltato: così l'uomo vile, disceso degli buoni maggiori, è degno d'essere da tutti scacciato; e deesi l'uomo chiudere gli occhi

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tura, Ed in una sustanzia essa e l'umana. Ragione, non la ragione dell' essere, ma il modo di rendere a sè ragione dell' ente. Dal plurale Bontadi è resa ragione, e fatta risaltare la bellezza, dell'altro Par. 31. Alli ornati di tutte onestadi. Venire, in senso di conseguire. — Unirsi, d'anima con anima, o con le perfezioni amabili d'altra anima. Conoscenza, intellettuale e morale, de' pregi dell'anima; conoscenza avuta da altra anima, a differenza dal Purg. 28. E lo spirito mio, che già colanto Tempo era stato che alla sua presenza Non era di stupor, tremando, affranto, Senza degli occhi aver, più, conoscenza, Per occulla virtù che da lei mosse, d'antico amor sentì la gran potenza.

(1) Par. 11. Però che andasse vèr lo suo diletto La sposa di Colui che ad alle grida Disposò lei nel sangue benedello.

per non vedere quello vituperio, vituperante della bontà che in sola la memoria è rimasa (1).

Chiudere gli orecchi, Conv. 256 prin. Non chiudete gli orecchi a Salomone che ciò vi dice, dicendo che la via de' Giusti è quasi luce splendente, che procede e cresce infino al di della beatitudine, andando loro dietro, mirando le loro operazioni ch'esser debbono a voi luce nel cammino di questa brevissima vita (2).

Altra figura, Conv. 257 princ. Gli atti disdegnosi e feri Che nella donna mia Sono appariti, m'han chiuso la via Dell' usato parlare.

Figurato sovente nel Poema, in senso di Ascondere, e corporeo e spirituale. Conv. 221 a mezzo: Conciosiache sei passioni siano proprie dell'anima umana, delle quali fa menzione il Filosofo nella sua Rettorica; cioé grazia, zelo, misericordia, invidia, amore, e vergogna: di nulla di queste puote l'anima essere passionata, che alla finestra degli occhi non vegna la sembianza, se, per grande virtù, dentro non si chiude (3).

(1) Fuggire uno, assoluto, in senso sociale; il consorzio di lui. Buono, nel più alto senso; come in Virg. Bona Juno.... Bonus Aeneas. Purg. 9. Il buono Metello. E 16. Il buon Gherardo. Vituperio, la persona, in senso simile all' Inf. 33. Vituperio delle genti. E 12. L'infamia di Creti (il Minotauro). Solo, coll' articolo posposto, più eleMemoria, assoluto, sottinteso degli

gante quando determina meglio. uomini.

-

(2) Cresce. Purg. 29. Il balenar, come vien, resta; E quel, durando, più e più cresceva.

Luce, Purg. 6. (al suo maestro); 0
Vita, Cammino della, Inf. 1.; e Purg. 20. Lo cammin

luce mia.
corlo Di quella vila che al termine vola.

(3) Passione, sentimento attuale o abituale, considerato astrattamente dalla morale bontà. Grazia, in certo senso, qui contrapponesi a Zelo; Misericordia, a Invidia; Amore a Vergogna (in quanto vergogna è verecondia con ritegno di riverenza, da vereor). — Finestra, figurato. Allra figura, Inf. 13. Al dolor finestra. Sembianza. Par. 21. L'affello che dimostri Nel tuo parlare, e la buona sembianza

Chiuso

Del fiore. Inf. 2. Quale i fioretti, dal notturno gelo Chinati e chiusi, poi che 'l sol li imbianca, Si drizzan, tutti aperti, in loro stelo. Par. 21. L'affetto che dimostri.... Così ha dilatata mia fidanza, Come il sol fa la rosa, quando aperta Tanto divien quant'ella ha di possanza. Cony. 385 princ. Appresso la propria perfezione, la quale s'acquista nella gioventute, conviene venire quella ehe alluma non pur sẻ, ma gli altri; e conviensi aprire l'uomo, quasi come una rosa che più chiusa stare non può, e l'odore ch'è dentro generato, spandere (2).

Ch'io veggio e nolo in tutti gli ardor 'vostri, Così ha dilalala mia fidanza Come il sol fa la rosa. - Dentro, Inf. 33. Io non piangeva: si dentro impietrai. Venire, figura simile Purg. 6 Molli han giuslizia in cuor; ma tardi scocca, Per non venir senza consiglio all'arco: Ma il popol tuo l'ha in sommo della bocca.

(2) Perfezione, Par. 13. Tutta la perfezion quivi s'acquista. — Convenire, coll'infinitivo, in antico, Purg. 17. Esser conviene Amor sementa in voi d'ogni virtute E d'ogni operazion che merla pene. Allumare. Par. 20. Colui che tutto il mondo alluma. Odore, Par. 23. Quivi è la rosa in che 'l Verbo divino Carne si fece; quivi son li gigli Al cui odor si prese il buon cammino.

LA ROTTA

DI

RONCIS VALLE

NELLA LETTERATURA CAVALLERESCA ITALIANA

Allorchè Dante, volte le spalle ai peccatori dell' ottava bolgia, muove il passo verso l'orlo della nona, s'ode dal fragore di un corno rintronare gli orecchi. Di quel corno vuol egli rappresentare al vivo, quanto più gli sia possibile, lo strepito inusitato; e per ciò fare, non contento di averlo detto tale

ch' avrebbe ogni tuon fatto fioco,

(c. xxxi, 13), soggiunge:

Dopo la dolorosa rotta, quando

Carlo Magno perdè la santa gesta, (1)
Non sonò si terribilmente Orlando.

(1) Questo verso da qualche secolo in qua ha la disgrazia di essere male interpretato, per colpa di quella parola gesta, e dell'oscurità in cui è caduto il fatto, al quale Dante fa qui allusione. I commentatori moderni, quanti almeno io ne vidi, intendono per santa gesta l'impresa

(Ib. v.o 16-18). Cotale paragone sarà certo sembrato poco efficace, per non dire ozioso affatto, a tutti, o quasi, i

del cacciare i Saraceni dalla Spagna. Nè dessi soltanto cadono in questo abbaglio, ma altresi i migliori nostri lessicografi, la Crusca, il Manuzzi, il Tommaseo, i quali tutti adducono il luogo dantesco siccome esempio della voce gesta usata a significare impresa. Al Tommaseo pare tuttavia alquanto insolito l'uso ivi fattone, poichè dice: « Le gesta sono specialmente guerriere o politiche, grandi e memorabili; per lo più fortunate. Ma Dante Inf. 31 », etc. Il fatto sta che la parola non ha qui punto questo significato, nel quale, quanto frequentemente è usata oggidi, altrettanto rado lo era nel trecento. La si adoperava invece spessissimo in quello di schiatta, del quale i lessici non lasciano di addurre alcuni esempi, a cui se ne potrebbero aggiungere parecchie centinaia, traendoli dai romanzi cavallereschi. Ed è naturale: chè, mentre nel valore d'impresa questa voce è un pretto latinismo, in quello di schiatta e simiglianti è tolta a prestito dal francese, e propriamente dalla letteratura romanzesca. In Francia pure essa derivò dal latino, e dovette usarsi anzitutto a significare le cronache scritte in latino, che appunto solevansi nel Medio Evo intitolare Gesta. In quest' uso la possiamo vedere in più luoghi della Chanson de Roland, e tra gli altri al verso 1444:

Il est escrit en la geste francor,

dove ciascuno riconosce la denominazione latina, gesta francorum. Ma dal significar cronaca, la parola venne per un rapido e ardito passaggio a significare il complesso degli uomini di cui la cronaca narrava le imprese, ossia la schiatta, la famiglia: non qualunque peraltro, ma quella soltanto che si fosse resa famosa per imprese celebrate nei romanzi Però, a tacere d'infiniti altri esempî, un poeta del secolo XIII, l'autore del Girart de Viane, poteva dire non v'essere che « III. gestes nella Francia del re, di Doon de Maiance, e di Garin de Monglane. E questo appunto è il significato che la parola gesta conserva più di frequente anche fra di noi nel trecento e nel quattrocento, e che va poco a poco allargando. Specialmente mi pare notevole il vederla usata a designare un'unione d' uomini congiunti da qualche vincolo, che non è più la comune discendenza da un medesimo capostipite. Di quest' uso ci dà un esempio la Spagna in rima, là dove, parlando della morte di Turpino, dice che gli angeli ne presero l'anima e

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