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tamente il messer Simone de'Bardi ricordato nel testamento di Folco siccome marito di madonna Bice de' Portinari. Un Simone, dunque, e un messer Simone: un Simone di messer Iacopo, e un messer Simone di Geri. Perchè il titolo di messere non era un titolo che si desse per complimento o non desse, a capriccio: non si dava a chi non fosse o giudice (cioè dottore in legge), o cavaliere, o costituito in dignità ecclesiastica; e così non lo ha, nè in quel testamento nè su' Prioristi nè altrove, Folco Portinari; non lo ebbe mai Guido di messer Cavalcante Cavalcanti; non lo ebbe Dante: si dava religiosamente à cui, per alcuna di dette ragioni, spettasse; e il titolo trasformava addirittura la persona agli occhi della gente. Scrive un cronista domestico: 65) « Castellano Fresco

baldi, che poi fu messer Castellano » e poco dipoi racconta, che « s'andò a fare << cavaliere a Napoli per le mani del re

« Ruberto »; quello che faceva anche i poeti.

I cinque figliuoli, pertanto, di Simone (e per altre testimonianze ") parrebbe non fossero i soli; come due, forse, le mogli sue, un'Acciaiuoli e una Gherardini) mi si accertavano per figliuoli di Simone di messer Iacopo, quello de' Priori nell'87 e delle Prestanze nel 1302, morto prima del 10: a messer Simone di Geri, veniva a mancar quella, nè altra testimonianza di prole da nessun altro documento gli sopraggiungeva: e madonna Beatrice ritornava << sterile ».

La figliuola adunque di Folco, la quale nel 1288, al testamento del padre, o non aveva avuto figliuoli o non le eran campati, non ne ebbe nemmeno, o non le camparono, fra quel gennaio 88 e il giugno 90 ch'ella morì. Nel giugno del 1290 morì? Questo afferma espressamente della sua Beatrice l'autore della Vita Nuova. Della

Bice Portinari, sia pure che documenti non lo confermino: ma nemmeno ve n'ha che vi si oppongano, poichè l'unico che di lei parli, cioè il testamento paterno, la fa viva nel 1288, e moglie, ma (a differenza della sorella Ravignana) non madre: e tal mancamento di prole dal Bardi e dalla Portinari, attestatoci positivamente per insino a quel gennaio 88, confermato negativamente per il tempo dipoi dal non trovarsi memoria di nessun figliuolo di messer Simone, è evidente quanto bene si addica alla donna, la cui morte, nella cronologia della Vita Nuova, è a distanza di soli due anni e mezzo da quel testamento.67) Certo è poi che nella Vita Nuova la morte di Beatrice è effettivamente la morte avvenuta in Firenze, d'una gentildonna fiorentina, in un dato giorno d'un mese dell'anno: data di giorno, mese ed anno, che l'Autore non foggia a capriccio, ma riceve dalla realtà dei fatti; e su questa realtà,

che egli non può mutare, sottilizza e si dicervella per iscovare in ciascun elemento di quella triplice data il mistico numero nove, nel quale, in quel medesimo paragrafo, finisce con l'identificare addirittura << la donna della sua mente », conchiudendo ch'« ella era un nove, cioè un miracolo, la «< cui radice è solamente la mirabile Tri<< nitade ». Analizza su tre calendarii (su tré, radice del nove) la data dell'anno, e osserva che il 1290 si compone delle prime nove diecine dei cento anni del secolo; analizza la data del mese, e scuopre che il giugno, nel quale essa è morta, è il nono mese del calendario siriaco; analizza la data del giorno, e « secondo l'usanza d'Arabia » (com'è indubitabilmente l'autentica lezione di quel passo) 68) trova sul calendario musulmano, essere il dì 9 del mese di Giumâdâ secondo, dell'anno dell'Egira 689, quel che nel calendario nostro fu il 19 di giugno 1290: la quale è, in

somma, la data, che l'Alighieri ci ha non inventato ma conservato, della morte di Beatrice. Ora se Beatrice fosse stata soltanto << la donna della sua mente», ossia una qualunque delle tante cose che gl'impugnatori della realtà femminile di lei han voluto che fosse, chi impediva a Dante di farla morire sotto la data più squisitamente novennale novimensuale e novendiale del calendario nostro cristiano, senza che, per compicciare tal data, gli bisognasse trascinar a contributo Maometto e la Siria?

Moglie, Beatrice, nel 1288, da quando? Quando fu che la fanciulla abbellitrice, col suo sorriso, dei calendimaggio nel Sesto di Porta San Piero, passò nelle guernite case dei Bardi, fra le cupe mura di quei forti arnesi da guerra cittadinesca, là oltr'Arno « presso a Rubaconte? » Non lo sappiamo: ma io ebbi già ad accennare che quei parentadi li conciliava, e le più volte

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