Elogio di Laura nell'atto di sfogare l'acerbità del dolore per la morte di lei. Oime il bel viso ; oimè il soave sguardo ; Oimè il leggiadro portamento altero; Ed oimè il dolce riso, ond' uscio 'l dardo, Di che, Morte, altro bene omai non spero: Per voi conven, ch'io arda, e 'n voi respire: Ch' i' pur fui vostro; e se di voi son privo, Di speranza m'empieste, e di desire, Quand' io parti' dal sommo piacer vivo: CANZONE I. La morte di Laura lo priva d' ogni conforto ; e non vivrà che per cantar le sue lodi. Che debb’io far? che mi consigli, Amore? Tempo è ben di morire; Ogni dolcezza di mia vita è tolta . Quant'è il danno aspro e grave; Qual ingegno a parole Che quel ben, ch' era in te, perdut hai seco. Nè degno eri, mentr' ella questo solo ancor qui mi mantene. Che solea far del Cielo, al vero. Più che mai bella, e più leggiadra donna Tornami innanzi, come morta è la mia speranza viva Allor ch'ella fioriva; Sa ben Amor , qual io divento; e ( spero ) Vedel colei, ch'è or sì presso E l'angelica vita, Ma e' ragiona dentro in cotal modo : soverchie voglie |