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Risposta di Dante.

Io sono stato con amore insieme
dalla circulazion del sol mia nona,
e so com' egli affrena e come sprona,
e come sotto lui si ride e geme.

Chi ragione o virtù contra gli spreme
fa come colui che la tempesta suona,
credendo far colà dove si tuona
esser le guerre de' vapori sceme.

Però nel cerchio della sua balestra
liber arbitrio giammai non fu franco,
sì che consiglio invan vi si balestra.

Ben può con novi spron punger lo fianco,
e qual che sia il piacer ch'ora n'addestra,
seguitar si convien se l'altro è stanco.

7) Le rime della risposta sono uguali a quelle delle proposta, ma lo schema è diverso. Sono diversi gli schemi dei quadernari: Ser Onesto e Cino da Pistoja CASINI pag. 95 e 96.

Le rime della proposta sono in ordine incrociato e quelle della risposta in ordine incatenato. Vedi questi due sonetti stampati più avanti in questo stesso capitolo § 2.

Sono diversi gli schemi dei terzetti. Geri Giannini VAL. I, 418 e Natuccio Cinquino VAL. I, 419; Guido Cavalcanti e Guido Orlandi ERCOLE pag. 331 e 333; Verzellino e Dino Frescobaldi VAL. II 526 e 527. Anche nel sonetto di Meo Abbracciavacca VAL. II. 22 i terzetti non avrebbero la medesima disposizione delle rime della proposta di Monte Andrea- VAL. II, 23, ma sembra che in esso si possano invertire i versi 10 e 11, e così tutti due i sonetti si riducono allo stesso schema.

Diversa struttura dei terzetti e invertimento delle rime dei quadernari riscontra si in un sonetto di Guido Orlandi ERCOLE pag. 341 in risposta ad uno di Guido Cavalcanti pag. 337.

Monte Andrea risponde ordinariamente con sonetti di 16 versi alle proposte di 14. Bonagiunta Orbiciani D' ANc. n.° 784 introduce la rimalmezzo nei quadernari di una risposta a un sonetto semplice di anonimo D' ANC. n.° 783, e Monte Andrea D'ANC. n.o 689 in tutti i versi di risposta a un sonetto semplice di Pallamidesse D'ANc. n.o 688.

Le volte di un sonetto doppio di Dino Compagni DEL LUNGO pag. 327 hanno lo schema CDDC e quelle della risposta di Lapo Saltarelli DEL LUNGO pag. 329 CDdC.

Talvolta la diversità dello schema è tanto grande che la risposta di un sonetto semplice è un sonetto doppio: - anonimo (inedito) Laur-red. IX, 63 n.o 275 e Guittone (inedito) Laur-red. IX, 63 n.o 276; Guido Cavalcanti e Guido Orlandi ERCOLE pag. 334-35.

E finalmente troviamo che qualche volta si rispose a un sonetto con qualche altra forma poetica. Così Guido Cavalcanti rispose colla famosa canzone « Donna mi priega » a un sonetto di Guido Orlandi, almeno se si deve prestar fede alla didascalia che la canzone ha nel codice Riccardiano 2846 (v. ERCOLE pag. 85 e 112). Il medesimo Guido Cavalcanti mandò un mottetto, che non ha regolare struttura strofica, in risposta a un sonetto di Gianni Alfani (v. ERCOLE pag. 342) (1).

) Lo schema della risposta è uguale a quello della proposta, ma le rime sono differenti. Gli esempi sono pochi. Bonagiunta Orbiciani D' Axc. n.o 785 e Guido Guinizelli D'ANC. n.° 786; Monte Andrea D' ANC. n.° 768 e Chiaro Davanzati D' ANC. n.° 769; Monaldo da Soffena D' ANC. n.° 787 e Mino da Colle D' ANc. n.° 788; incerto autore D' ANC. n.o 623 e incerto autore D'ANC. n.o 624; anonimi D'ANC. n.o 331 e 332, 789 e 790; Frate Guglielmo CRESCIMBENI, Commen

(1) Viceversa Ranieri de' Samaritani rispose con un sonetto a una ballata di messer Polo (v. la tavola del cod. Pal. 418, n.0 153). Secondo si apprende dalla didascalia del Sonetto la ballata di messer Polo cominciava « Venuto el tempo ». vennta, o almeno finora non si è ritrovata.

Essa non ci è per

tari III, 112 e Guido Orlandi MANZONI n.o XVII (1). In tutto

sette esempi.

Incerto autore D'ANC. n.o 623.

Due cavalier valenti d'un paragio
aman di core una donna valente;
ciascuno l'ama tutto im suo coragio,
che d'avanzar d'amar saria neiente.

L'un è cortese ed insengnato e sagio,
largo in donare ed in tutto avenente;
l'altro è prode e di grande vassallagio,
fiero ed ardito e dottato da giente.

Qual d'esti due è più dengno d'avere
dala sua donna ciò che ne disia,
tra quel c'à in sè cortesia e savere,

e l'altro d'arme molta valentia?
or me ne conta tutto il tuo volere;
s'io fosse donna, ben so qual vorìa.

Risposta di incerto autore D'ANC. n.o 624.

Da che ti piacie ch'io degia contare
lo mio voler di ciò c' ai dimandato,
diragiotene quello c'a me pare
qual d'esti due de' essere più amato:

Avengna che ciascun sia da dottare
d'alta ventura c'a ciascuno è dato,
ma pur la donna è più dengna d'amare

quei ch'è cortese e sagio ed insengnato.

(2) Nel sonetto dell' Orlandi, quale ci è pòrto dal cod. Vat. 3214, le rime dei quadernari non hanno lo stesso ordine di quelle della proposta, ma come fu notato indietro (Capo II, capit. I § 23) l'irregolarità si toglie invertendo l'ordine dei versi 5 e 6, inversione che il senso permette di fare.

Quelli c'à fino presgio di prodeza
tengno bene che grande onor li sia,
ma si mi par c'agia magior richeza

quelli c'à 'm sè savere e cortesia,
perchè comprende tutta gientileza:
s'io fosse donna, a quel m'aprenderia.

) Lo schema e le rime della risposta differiscono dallo schema e dalle rime della proposta.

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La differenza è leggera nel sonetto di Bonagiunta Orbiciani D'ANc. n.o 782, i cui terzetti sono rimati CCD. EED, mentre quelli della proposta di anonimo D'ANC. n. 781 sono rimati CCD. CCD; e i terzetti del sonetto di Maestro Bandino VAL. I, 430 sono rimati CDE. CDE, mentre quelli della proposta di Guittone n.° 52 sono rimati CDC. DCD.

Di differenza dell'intero schema e di tutte le rime non s'ha che un solo esempio (1). Un sonetto di Ser Onesto CASINI pag. 100 ha lo schema

ABBA. ABBA. ABA. ABA

e la risposta di Cino da Pistoja CASINI pag. 101, con rime differenti

ABAB. ABAB: CDE. CDE

Ecco i due sonetti.

Ser Onesto.

Bernardo, quel de l'arco del diamasco,
potrebbe ben aver miglior discenti

di quei che sogna e fa spirti dolenti,

chè non si pò trar bon vin di reo fiasco;

(1) E un solo esempio s'ha anche nella poesia provenzale. Cfr. SELBACH, Das

Streitgedicht, pag. 98 n.0 199.

so che m'intendi ben, perch' eo non masco (1)
nè aggio cura di novi accidenti,

si aggio messo in un mie' pensamenti,
tegnamene chi vol saggio o pinasco.

Ver è che di tormenti sol me pasco

perchè merzè no' intende i mie' lamenti,
anzi com più la prego, più m'infrasco;

e ciascun giorno de la vita casco

e di ciò poria dar molti guarenti
quella ch'ha per me ben lo senno in guasco.

Risposta di Cino da Pistoja.

Bernardo, quel gentil che porta l'arco,
non pon sanza cagion mano al turcasso,
e quei che sogna scrive come Marco
e van sì alto ch'ogni uom riman basso;

non è chi a lor maniera pren da varco
et i'l conosco che di sotto passo:
ma nol conosce quei che è sì carco
che, più che merzè, chiama spesso lasso.

Grazie ne rendo a chi ver lui sibilla

che 'l vino del suo fiasco è peggio ch'acqua
el servir tale che merzè non li apre;

gran fuoco nasce di poca favilla,

cos'è che turba quanto più si sciacqua,
e molte genti belan come capre.

(1) Il CASINI stampò non m' asco, locuzione che non sembra possibile. Io seguo la lezione proposta dal CANELLO nella recensione delle Rime dei poeti bolognesi già indietro citata (101). Il Canello spiega non masco per non mastico « non mastico le parole cioè parlo chiaro, fuori dei denti ».

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