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§ 3. ENIGMI ED ANTITESI.

Alcuni sonetti sono tutti intessuti di contrapposti o di locuzioni almeno apparentemente contradditorie. Somigliano ai devinalhs e alle coblas reversas dei Provenzali (1). L'esempio più noto è il seguente del Petrarca P. I, 90. Pace non trovo, e non ho da far guerra;

e temo e spero, e ardo e son un ghiaccio;

e volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;

e nulla stringo e tutto 'l mondo abbraccio.

Tal m' ha in prigion che non m'apre nè serra,

nè per suo mi riten nè scioglie il laccio;

e non m' ancide Amor e non mi sferra,

nè mi vuol vivo nè mi trae d'impaccio.

Veggio senz' occhi; e non ho lingua, e grido:
e bramo di perir, e cheggio aita;

ed ò in odio me stesso, ed amo altrui:

Pascomi di dolor; piangendo rido;
egualmente mi spiace morte e vita.

In questo stato son, Donna, per vui.

(1) Per sapere che cosa sia il devinalh provenzale vedi DIEZ, Poesie2, pag. 104, BARTSCH, Grundriss, pag. 39, e più specialmente GASPARY, La scuola poetica siciliana, trad. it. pag. 142-44. Della cobla reversa le Leys d'amors non danno la definizione, ma soltanto l'esempio (I, 296) Dei sedici versi di cui esso si compone basterà che io qui riporti i primi otto acciocché il lettore possa farsi un'idea del componimento.

Tu sentes greu freg en calor
e caut arden en gran freior,
le freytz te fai tot jorn suzar
el cautz glatir e tremolar;
volontiers en dol totas horas
rizes, et en alegrier ploras;
en los boscz pescas los peysshos
et en la mar cassas leos.

Su Les poésies à contraires ou à contrastes nelle varie letterature romanze lesse un lavoro P. MEYER in una seduta dell'Académie des Inscriptions dell'anno passato, come apprendo dal Giorn, stor. d. lett. it. VIII, 502. Nonostante abbia fatta qualche ricerca, non mi è ancora riuscito di sapere se sia stampato.

Similmente Notaro Giacomo VAL. I, 293; Guittone n.° 98; Saladino PALERMO, Mss. Pal. II, 105; Lapo Saltarelli VAL. II, 435; Chiaro Davanzati D'ANC. n.° 575; Bartolomeo di S. Angelo VAL. I, 431.

§ 4. PIACERE.

Fra i generi minori della poesia provenzale era anche il Plazer (1), il quale non è altro che un componimento contenente un' enumerazione di cose che piaciono. Di questo genere ci offre un esempio, una corona di Chiaro Davanzati, il quale non imitò direttamente dal provenzale, ma non fece altro che ridurre in sonetti e ampliare la canzone X di Guittone (cfr. GASPARY, La scuola poetica siciliana, trad. it. pag. 132). Ecco uno di questi sonetti D'ANC. n.° 587: E piaciemi e dilletto cierto assai

veder sergiente desto di servire :
fator che non si vegia stanco mai
di volontà compresa d'ubidire:

Non garitor, nè pianga li suoi guai,
piagiente ed amoroso con disire,
e quando om l'adomanda: Dove vai?
cortesemente porga lo su' dire.

Ancor mi piacie Sengnor poderoso
che tal servente sappia mantenere,
e ch'è di meritarlo benvolglioso.

E piaciemi Donzel che può valere,
che valglia e sempre sia disideroso
di soferenza e presgio di piaciere.

(1) Le Leys d'amors I, 350 ne ricordano soltanto il nome fra i dictatz no principals. Un esempio di Plazer in provenzale, credo l'unico finora citato, è la canzone del mouaco di Montaudon « Mout me platz deport e guayesa » (v. E. PHILIPPSON, Der Mönch von Montaudon, Halle, 1873, pag. 54 e 93).

§ 5. NOIA.

La Noia è l'opposto del Piacere: un' enumerazione di cose spiacenti. Come notò per primo il MUSSAFIA (1) appartiene a questo genere il sonetto di Bindo Bonichi pag. 173 Fra l'altre cose non lievi a portare è 'l mercenar veder tosto arricchito, e l'uom che di fiorini è mal fornito far del superbo e voler grandeggiare

e 'l ricco stolto alla ringhiera andare
(vuol senneggiar, e scendene schernito)
la femmina che ha il quarto marito
di castità volersi glorïare.

Ancora, ed è vie maggior ricadìa,
all'ignorante veder dar sentenza
di quella cosa che non sa che sia;

il mal volpon, che par di penitenza
ed è vasello di ipocrisia,

udir giurare in buona coscienza.

Un altro esempio offrono i quadernari del son. 29 di Guittone. Un altro esempio ancora mi additò il MORPURGO nel sonetto del Pucci « Brighata da poi che m'avete pregato » (Cod. Laur. Pl. 90, n.o 47, c. 110).

Come una meschianza dei due generi Piacere e Noia si può considerare il sonetto di Cino « Tutto ch' altrui aggrada a me disgrada » FANFANI pag. 248.

(1) Jahrbuch f. rom. u. engl. Lit. VI, 225. Sull' Enucg provenzale e le sue imitazioni in altre letterature raccolse alcune poche notizie il PHILIPPSON op. cit. pag. 93-95. Sulla Noin nell'antica nostra poesia vedi quanto scrive il D'ANCONA nella sua edizione della Vita Nuova, Pisa, Nistri, 1884 pag. 89. La Noia fa anche capolino nei sonetti amorosi del Tedaldi, come non mancò di notare il MORPURGO nella bella edizione delle Rime di quel poeta (pag. 25).

III. GIOCHETTI E ARTIFICI VARI.

§ 1. IL SONETTO RETROGRADO.

Perchè un sonetto sia retrogrado sono necessarie tre condizioni:

1. che ciascun verso si possa leggere anche da destra a sinistra,

2. che anche le parole iniziali rimino secondo la regola del Sonetto,

3. che ciascun verso quanto al senso sia indipendente dagli altri versi, contenga cioè una sentenza compiuta.

Un sonetto retrogrado si presta, chi ben guardi, a molte variazioni potendosi, ad esempio, cominciar a leggere così i quadernari come i terzetti dall'ultimo verso, o se il sonetto è continuo e a rime alternate, principiare anche dall'ultimo verso e finire col primo, leggere un verso per diritto e un altro a rovescio ecc. (1).

(1) DA TEMPO pag. 99 « De sonettis retrogradis et eorum forma ». In fine del capitolo (pag. 100): Dicitur autem retrogradus ideo quía sonettus est perfectus in rithimis et sententia, sive legatur directe sive legatur retrorsum incipiendo a primo versu, quocunque modo incipiatur sive directe sive retrograde, sequendo semper modum inceptum. Le Leys d'amors s'intrattengono piuttosto a lungo sulla retrogradazione, distinguendone più modi. Secondo esse il Sonetto retrogrado sarebbe da dire retrogradatz per bordos e per dictios. Cfr. Leys I, 180 « Dels rims retrogradatz per bordos »: E s'il bordos de cascuna cobla per si se pot retornar entieramen ab aquelas meteyshas acordansas et ab aquela meteysha sentensa que havia primieramen en lo primier orde, adonx son dig rim retrogradat per bordos (segue un esempio). « Dels rims retrogradatz per dictios: Si tant es que cascus bordos singularmens se puesca retornar per dictios, remanens aquela meteysha acordansa e sentensa, oz ab autra sol que bona sia, adonx son dig rim retrogradat per dictio. Sembra per altro che di questo giochetto, come di parecchi altri, non s'abbiano esempi nella poesía provenzale del buon tempo; almeno il BARtsch, Jahrbuch I, pag. 194-95 non ne cita alcuno. Un esempio nell'antica poesia francese reca invece F. ORTH, Ueber Reim und Strophenbau in der altfranzösischen Lyrik, Cassel, 1882, pag. 69.

Sui Versi retrogradi in generale vedi parecchie comunicazioni nel Giornale degli eruditi e curiosi, Padova, 1883-84, vol. I e II nei luoghi a cui rimandano gli indici.

Nessun esempio oltre quelli dei due trattatisti. Ecco il sonetto retrogrado del Da Tempo (pag. 100):

Molti coltivan persona possente

Donando acquista l'uomo sempre amici.
Gradando spesso si trovan felici;

Tolti e sgradati cadono perdente.

Involti son d'amici ricca gente;
Calando vanno amor povri mendici.
Irando fansi piusor inimici;

Volti concordi fanno amor lucente.

Natura di vertute si presenta;

Censo rifiuta ciascun virtuoso,

Figura nuda virtute contenta.

Compenso buon è voler amoroso ;
Secura caritate Dio talenta;

A censo divin nato è 'l caritoso.

Gidino variò in sette modi il suo sonetto retrogrado (pag. 40-46). I due trattatisti non mancano di notare che il Sonetto retrogrado partecipa della natura del Sonetto incatenato (cfr. Cap. II, capit. VII, § 4 in fine).

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Un giochetto anche più complicato della retrogradazione è quello che il Da Tempo chiama composizione legata' (1), di cui reca il seguente esempio (pag. 170):

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(1) Pag. 170. La composizione legata' ha una certa somiglianza coll'artificio della cobla serpentina dei Provenzali, nella quale ciascuna sillaba di ciascun verso rima colle sillabe corrispondenti degli altri versi. Cfr. Leys d'amors I, 172 « Dels rims serpentis: Cant es fayta acordansa de sillaba en sillaba, si que cascuna sillaba del premier bordo haia acordansa ab cascuna sillaba del bordo seguen adonc aytal rim [son dig] serpenti; pero vas es qui met son estudi en far aytals rims, quar mays han de difficultat que d'utilitat:

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