Sayfadaki görseller
PDF
ePub

O infelice punto e giorno ed ora!
o maladetta quinta e terza spera!
o infelice il loco là dov' era

quella che più pensando m'innamora !

O infelice e maladetta ancora
questa tal condizione traversa e fera
di crudel Marte e di Venere altera,
che dal quel punto in qua così m'accora!

O infelice il caso che mi spinse,

il qual mi parve senza ferro o scudo,
dove nel prisco assalto Amor mi vinse!

O maladetto alato cieco e nudo

che tanta forza desti a chi dipinse

il petto mio con lo stral tuo sì crudo!

E un autore anonimo del secolo XV (CARDUCCI, Canti

lene e ballate, pag. 268 n):

Io maladisco l'ora e 'l punto e 'l dì

e 'l luogo e 'l tempo dove Amor mi fe'
veder le tuo' bellezze e 'l bel disi'

e quella crudeltà che regna in te.
Sia maladetto chi già mai seguì

le leggi tue e chi per me le fe'.

La maledizione, della quale soltanto abbiamo fin qui riferito esempi (1), si converte invece in benedizione in bocca del Petrarca (Parte I, 39):

Benedetto sià 'l giorno e 'l mese e l'anno
e la stagione e 'l tempo e l'ora e 'l punto
el bel paese e 'l loco ov' io fui giunto
da duo begli occhi che legato m' anno:

(1) Cfr. inoltre Guittone n.0 77, Ugo di Massa VAL. II, 133, Cino da Pistoja FANFANI pag. 119.

Studi di Alologia romanza, IV.

2

e benedetto il primo dolce affanno
ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto

e l'arco e le saette ond' io fui punto

e le piaghe ch' infin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch' io,

chiamando il nome di mia Donna, ò sparte,
e i sospiri, e le lagrime e 'l desio;

e benedette sien tutte le carte

ov' io fama le acquisto, e 'l pensier mio

ch'è sol di lei, si ch' altra non v' à parte (1).

Come il lettore si sarà già avveduto, nei sonetti che abbiamo riportato interi, insieme colla formola, se cosi si può chiamare, di maledizione o di benedizione si trova un'altra vera caratteristica della poesia popolare, il parallelismo, cioè la ripetizione di una frase, di una locuzione, di una parola in certe determinate sedi del componimento. Altri esempi di questa figura della retorica popolare non mancano. La ripetizione, come nei tre sonetti dianzi recati, ha luogo ordinariamente in principio di verso nel Sonetto, e poiché essa quando sia cosifatta può degenerare in un vero artificio, rimandiamo il lettore a ricercarne gli esempi nel quarto

capo.

Un'altra e ben notevole maniera di parallelismo ha luogo nello Strambotto quando il primo verso del secondo tetrastico riprende tal quale o con leggere modificazioni l'ultimo verso del primo tetrastico o parte di esso. Anche di questa maniera di parallelismo si hanno alcuni esempi nel Sonetto, nel quale, naturalmente, la ripetizione ha luogo nel nono

(1) I vecchi commentatori del Petrarca consideravano il principio di questo sonetto come una imitazione del verso Ben aial temps el jorns e l'ans el mes nella canzone di Guiraut de Borneill o di Peire Vidal che sia Non es savis ni gaire ben apres (st. II, v. 1; cfr. MAHN, Gedichte der Troubadours n.o 869 e BARTSCH, Grundriss zur Geschichte der provenzalischen Literatur, indice delle poesie, n.o 242, 50). Noi diremo essere molto più probabile invece che tanto l'autore della canzone provenzale quanto il Petrarca abbiano riprodotto una formola della poesia popolare.

LO SCHUCHARDT nel luogo indietro citato (pag. 530n) cita il terzo, il quinto e il sesto degli esempi da noi addotti nel testo.

verso, cioè nel primo verso della seconda delle due parti principali in cui il componimento si divide.

Notaro Giacomo VAL. I, 298

v. 7. Quello d'amore m' ha toccato un poco,
molto mi coce: Deo, che s'apprendesse!

Che s'apprendesse in voi, o Donna mia!

Guido Guinizelli CASINI pag. 29

v. 7. e 'ntanto me profonda nel pensare
che sembro vivo e morte v'ho ascoso.
Ascosa morte porto in mia possanza.

La Compiuta Donzella D' ANC. n.o 910
v. 8. ma certo non ne sono ammantata
Ammantata non son come vorria.

Cino da Pistoja FANFANI pag. 417*

v. 8 così credo ch'amor più mi confonde:
confondemi crescendo tutte volte.

Un esempio notevole ci è pòrto da un sonetto anonimo CHIG. n.° 507

v. 8 stringendola com'aur'o margherita

Chom aur'o margherita la stringo (sic).

Parallelismo fra il primo e l'ultimo verso, il quale viene quindi ad essere una specie di ritornello (1), si ha pure in un sonetto anonimo CHIG. n.° 491

(1) Una specie di ritornello si ha anche nei terzetti di due sonetti. Uno è di Notaro Giacomo VAL. I, 297, e in esso l'ultimo verso del secondo terzetto è uguale all'ultimo del primo, e inoltre anche l'ultima parola del secondo verso è uguale in tutti due i terzetti; l'altro esempio è il seguente fornito da un sonetto di Picciolo da Bologna (CASINI pag. 420);

Per tuo affanno amor gia roco sì che 'l so valor e tua pena mola

fen un corpo sol che dicea: coco;

nel qual gridava mercè, ch'è in la scola,

sì che 'l so valor e toa pena mola

fen un corpo sol che dicea: coco,

v. 1 ogni chapretta ritorn' a ssu' latte

v. 14 al latte suo ritorna ogni chapretta.

La poesia popolare si piace anche di procedere per via di dimande e risposte, e esempi di questo procedimento trovansi anche nel Sonetto, come si può vedere nel quarto capo.

Che se dopo quanto siamo venuti fin qui dicendo, altri non fosse ancora ben persuaso dell'origine popolare del Sonetto, i suoi ultimi dubbi dileguerebbero quando, ciò che non fu fatto ancora da alcuno, fermasse un poco l'attenzione sul nome stesso del componimento e meglio ancora sui nomi antichi dei membri in cui il componimento si divide. Anche questa volta, come tante altre, i nomi sono una rivelazione.

Sonetto, come sonet in Provenza, è termine generico che si adatta a qualsiasi specie di componimento poetico (1). Se il Sonetto fosse una stanza di Canzone o perché non lo si sarebbe chiamato cobbola? O, a voler chiedere il meno che si possa, perché non si trova neppure un sonetto così chiamato? Invece il Sonetto ha qualche volta nomi popolari nei codici · antichi; è chiamato p. es. mottetto (2) e respecto (3).

Non cito un sonetto di Guittone (D'ANC. n.o 449) nel quale la seconda coppia di ciascun quadernario è uguale alla prima e il secondo terzetto è uguale al primo, perché l'intenzione prima dell'autore componendo cotesto artificioso sonetto non credo sia stata di usare il ritornello.

(1) Credo opportuno di raccogliere in una speciale appendice tutti gli esempi che ho potuto trovare di quest' uso generico della voce sonetto.

(2) Cfr. la tavola del Cod. Hamilton 348 da me pubblicata nel Giorn, stor, d. lett. ital. IX, 195 sgg. ai n. 204, 223, 254, 280.

(3) Nel Cod. Vatic. 3214 sopra il son. Per troppa sottiglianza il fil si rompe (n.o 129) è scritto Questo si è uno respecto il quale fece Guido Orlandi ecc. = P. ERCOLE ( Le rime di G. Cavalcanti, pag. 331) crede che respecto qui valga componimento in risposta come, egli dice, si chiamavano originariamente i componimenti con cui si rispondeva ». Ignoro dove egli abbia attinta questa notizia, ma mi fo lecito di dire che essa non è documentata da veruna antica testimonianza. Nell' uso di rispetto per sonetto dovremo ammettere uno scambio di nomi tra generi poetici diversi, scambio di cui non mancano altri esempi. Cosi nel Cod. Laur-red. 151-184, c. 116, è intitolata frottola una poesia di Pierozzo Strozzi, che metricamente è una ballata di tre stanze. Com. Io

Il Pucci chiama piede ognuno dei 14 versi del Sonetto (1), il Da Tempo ognuno dei primi otto versi (2); Francesco da Barberino e Pieraccio Tedaldi per piede intendono ciascuna delle quattro coppie in cui si divide la prima parte del Sonetto (3). Nella prima metà del secolo XIV adunque si dava al termine piede, in quanto esso si riferisce agli elementi del Sonetto, non il valore che esso aveva nella poetica artistica, sì bene il valore che esso conserva anche oggigiorno tra 'l popolo di Sicilia, il quale chiama piedi e i singoli versi e le singole coppie dello Strambotto! (4). Il primo a dare alla voce piede nella tecnologia del Sonetto il valore che essa ha nella tecnologia della Canzone fu Gidino da Sommacampagna. È questo uno dei pochi particolari in cui egli si discosta dal Da Tempo. Gidino che compose il suo trattato circa il 1380 non sa intendere come la prima parte del Sonetto possa dividersi in quattro coppie, e chiama piede ciascun quadernario (5). Ciò è ben naturale!

son donna pur tuo e tu sse' mia. E nei secoli XV e XVI sembra che il nome di frottole fosse generico e nella nomenclatura musicale si attribuisse a canzonette di vario metro e struttura. Nello stesso Cod. Laur. testé citato sono intitolate madriați parecchie ballate di una stanza, come già avvertì il CARDUCCI, Cantil. e ball. pag. 266. Coteste denominazioni, che sembrano improprie si dovrauno soltanto qualche volta attribuire a svista o a ignoranza degli amanuensi, ma d' ordinario si spiegano o colla ragione che il nome è generico e può quindi attribuirsi a qualsiasi specie di componimento, o colla ragione che il nome ben si conviene alla contenenza del componimento, se non alla sua forma. Cosi avvenne p. e. che la ballata poté chiamarsi canzone (superfluo addurre esempi) e madrinie (vedi sopra) e frottola (vedi sopra).

(1) Un sonetto del Pucci sull'Arte del dire in rima (n.o III) com. Fammi di piè quattordici il sonetto.

....

(2) Pag. 73 De divisione sonetti simplicis » ..... sonetlus simplex ........ dividitur in duas partes, scilicet in pedes et roltus. Nam prima pars communiter appellatur voltae. Et prima subdividitur in octo versus, quorum quilibet communiter appellatur unus pes. (3) Francesco de' Barberino, op. cit., pag. 96, lin. 2: omnes [sonetti] 111oг pedum et IJ mutorum. E Pieraccio Tedaldi nel sonetto sul Sonetto, che avremo occasione di citare anche più avanti, dice (vv. 5 e 6): Aver vuol quattro piè l'esser diretto | e con dua mute.

(4) Vedi VIGO, Canti popolari siciliani, Catania, 1870-74, Pref. pag. 63 : i versi piedi. appellano per sineddoche. E il GUASTELLA nella Prefazione ai Canti popolari di Modien (Modica, 1876) a pag. CXXI scrive: I nostri villani dicono che la canzuna (cioè lo strambotto] è di quattro piedi, che così chiamano i distici, e quando non ne ricordano alcuno diranno: manca di un piede, ma l'ho dimenticato.

(5) Pag. 8. Sonetto semplice incroxato Item nota che li soneli simplici e consueti sono encroxati: et anno duy piedi, e due volte. Eli quatro primi versi fanno lo primo piede de lo soneto.... Eli quatro seguenti versi fanno lo secondo piede de lo soneto.

« ÖncekiDevam »