INDICE Avvertenza preliminare Capo I. LA FORMAZIONE Capo II. L'EVOLUZIONE DELLA FORMA Capitolo I. Il Sonetto semplice (p. 26). § 3. Ordini dini regolari delle rime nei quadernari (p. 27). - Capitolo II. Il Sonetto doppio o rinterzato (p. 44). · § 1. Forme normali (p. 46). § 2. Forme secon ibride (p. 52). -- Capitolo III. Il Sonetto minore (p. 62). - Il Sonetto comune o misto (p. 63). Capitolo IV. Capitolo VIII. Qualità e condizione della rima (p. 92). Capo III. DI UN USO SPECIALE DEL SONETTO IN RELAZIONE COLLA SUA FORMA Tenzoni (p. 96). - § 1. Tenzoni di due sonetti (p 97). - § 2. Tenzoni di più di due sonetti ma fra due soli rimatori (p. 107). § 3. Tenzoni fra più di due rimatori (p. 110). -- § 3. Rime 140; B. Rime tron 146). § 4. Asso § 1. Trasposizione d'accento per la rima (p. 134). Capitolo II. diverse (p. 148). § 6. Rime deriva § 7. Replicazione e allitterazio§ 8. Asticcio (p. 161). $ 9. Bi Giochetti e artifici retorici (p. 166). § 1. Dialogo (p. 166). - § 2. Identico comincia mento dei versi del Sonetto (p. 169). — § 3. Enigmi § 5. Noja (p. 174). Appendice II. 'Sonetto' nel significato generico di ponimento poetico' Tavola dei poeti citati nel corso del lavoro. Correzioni ed aggiunte com LE STORIE DI CESARE NELLA LETTERATURA ITALIANA DEI PRIMI SECOLI. INTRODUZIONE. LE STORIE DI CESARE FRANCESI. Ai poeti ed ai romanzieri francesi, che lungo il secolo dodicesimo e poi, sebbene con meno splendidi risultati, per tutto il secolo decimoterzo, elaborarono in così nuovo modo la « materia di Roma », una storia di Cesare doveva presentarsi naturalmente come un soggetto pieno d'attrattive. Il conquistatore delle Gallie, il vincitore di Pompeo e di Giuba, lo scrittore dei Commentari, s'era con un altro e ben più grande titolo assicurato un altissimo luogo nelle menti medievali: egli aveva fondato l'impero, anzi era stato, secondo la storia d'allora, il primo imperatore esso stesso (1). E poi c'era la Farsaglia, la quale, se col suo spirito repubblicano e così ostile a Cesare, si trovava (1) Per le numerose leggende che nel medio evo correvano intorno a Cesare, si può vedere l'importante capitolo che vi si riferisce nel libro di A. GRAF, Roma nelle memorie e nell'imaginazione del medio evo, Torino, 1882, I, 252 sgg. (cfr. II, 578-79), e più specialmente, per l'errore storico che qui si accenna, pp. 248-49. Naturalmente agli esempi dal Graf indicati se ne potrebbero aggiungere molti altri. Sulle leggende medievali di Cesare fu anche annunziato un lavoro speciale del sig. Oreste Tommasini (vedi A. COEN, Di una leggenda relativa alla nascita e alla gioventù di Costantino Magno, nell'Arch. della Soc. rom. di st. putr., V, p. 38); però non ha ancora veduto la lace. Finalmente, sulla parte che ha Cesare nell'antica poesia francese, si vegga l'utile compilazione di R. DERNEDDE, Über die den altfranzösischen Dichtern bekannten pischen Stoffe aus dem Alterthum, Erlangen, 1887, pp. 145-8, e anche p. 58. * in piena opposizione colle tendenze degli animi medievali, offriva però bene tutto l'ordito, su cui ritessere con non molte variazioni una tela nuova, colorita come richiedeva il gusto del tempo. Così della Farsaglia, più favorita in ciò che non l'Eneide stessa o la Tebaide, s'ebbero due rifacimenti affatto diversi, gli anonimi Fait des Romains e l'Hystore de Julius César di Jehan de Tuim; infine, benché non indipendente un terzo, il noto poema di Jacot de Forest. Nondimeno, se si confrontano le condizioni in cui si presentano i racconti riguardanti Cesare, con quelle che sono invece offerte dalle altre parti del ciclo classico, si rilevano delle differenze notevoli, che mettono i primi in uno stato per così dire d'inferiorità. I racconti di Cesare anzitutto sono gli ultimi a sorgere. Mentre il poema di Alberico di Besançon su Alessandro va probabilmente posto sul principio del sec. XII e quelli di Troia e d' Enea, qualunque di essi sia il più antico, non possono spingersi molto addentro nella seconda metà e tutti infine rientrano nel medesimo secolo (1), la grande compilazione anonima che va sotto il titolo di Fait des Romains, può tutt'al più essere dei primi decenni del secolo successivo. In secondo luogo, mentre le altre parti del ciclo classico furono trattate in lunghi poemi, i quali solo più tardi furono volti in prosa, sia per cagione del gusto che s'andava mutando, sia per le esigenze delle compilazioni in cui si volevano far entrare, (1) Non so bene per quali argomenti il PARIS, La littérature française au moyen åge, Parigi, 1888, p. 77, dica il Romanzo d'Enen composto senza dubbio dopo quello di Troia: tuttavia al Paris si può ben credere sulla parola. Egli poi mette il Romanzo di Trcia verso il 1160, contro il JOLY, Benoit de Sainte-More et le Roman de Troie, I, 57, e d'accordo piuttosto colla conclusione (forse, riguardo l'argomento su cui si fondava, non perfettamente sicura) dello STOCK, Romanische Studien, III, 492. Per la data del Romanzo di Tebe (e per necessaria connessione, anche di Troiu) veggasi infine il CONSTANS, La légende d'Oedipe etc., Parigi, 1880, pp. 279 sgg. Egli crede poterla fissare al penultimo quarto del secolo, poco dopo il 1150: non crede però probabile che sia opera di Benoît, mentre diversa opinione manifesta il PARIS, op. cit., p. 78. Posteriore a tutti questi di circa un secolo fu il poema di Jacot de Forest. Strano che il NYROP, Storia dell' epopea francese, trad. Gorra, Firenze, 1886, pp. 251-52, continui a dirlo, seguendo il Joly, anteriore al Romanzo di Tebe, mentre d'altra parte egli cita l'edizione del Settegast di Jehan de Tuim. |