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rietà del Sonetto semplice. Nelle citazioni indicheremo per altro sempre la qualità di questi sonetti.

Esaminiamo naturalmente prima i quadernari e poi i

terzetti.

$ 1.

ORDINI REGOLARI DELLE RIME NEI QUADERNARI.

Come tutti sanno, due soli sono gli ordini regolari delle rime nei quadernari: A B A BABAB e ABBA ABBA. Gli esempi di ordini diversi da questi due si contano sulle dita, come vedremo più sotto. E dei due quale è il più antico? Certamente il primo. Ognuno se ne persuade quando sappia che nei tre canzonieri Laur.-red. IX, 63, Pal. 418 e Vat. 3793, i quali contengono circa 940 sonetti, hanno il secondo schema soltanto i seguenti: Guittone n.° 172 e la risposta di Meo Abbracciavacca VAL. II, 15; Chiaro Davanzati D'ANC. n. 577, 593; Panuccio del Bagno VAL. I, 386, 388; Natuccio Cinquino VAL. 1, 414 e la risposta di Bacciarone VAL. I, 415; Rustico Filippi D'ANC. n. 819, 821, 823, 839; Ser Pace VAL. II, 405-409; Federigo dall'Ambra VAL. II, 388-91, 393; Nacchio di Pacchio D'ANC. n.o 325; anonimi VAL. I, 381, II, 396, D'ANC. n. 935, 936, 939, 942, 943, 945-47, 949-64, 966-95, 998. In tutto 75 sonetti, 52 dei quali anonimi. E questi 75 sonetti poi non sono certo dei più antichi. A persuadersene basta por mente ai nomi degli autori, e per i sonetti adespoti basta ricordare che essi, meno tre, appartengono tutti quanti a quella lunga serie indissolubile colla quale si chiude il codice Vaticano a cui fu aggiunta di mano meno antica, serie che si vorrebbe attribuire a Guido Cavalcanti (1). Lo stesso schema A B A B A B A B hanno nei quadernari altri sonetti che sono da considerare come dei più antichi, e che non sono contenuti nei tre canzonieri sopradetti. Sono i so

(1 Vedi CASINI, Kirista critica della lett. ital. IV, 40-42.

netti di Pier dalle Vigne VAL. I, 53, di Jacopo Mostacci VAL. II, 208, di Enzo VAL. I, 177 e i Cinque Sonetti' pubblicati dal Mussafia, uno dei quali con rimalmezzo. A rime incatenate (1) sono anche i quadernari di tutti i sonetti che appartengono certamente al Guinizelli. Nessun dubbio quindi che lo schema A B A B A B A B non sia il primitivo.

Si intende che è impossibile determinare con precisione quando si incominciò ad usare il secondo schema, ma è certo che la lotta, se così è lecito dire, fra i due schemi si impegnò nell' ultimo ventennio del secolo XIII, alla fine del quale il secondo schema ebbe decisamente il sopravvento sull'altro, come apparisce dai seguenti ragguagli statistici.

Bonagiunta Orbiciani usò il secondo schema soltanto in due sonetti, VAL. I, 524 e 525; Rinuccino in tre soltanto sopra più di 20, CHIG. n. 221-23; Cecco Angiolieri compose circa 90 sonetti col primo schema e circa 40 col secondo. Dei 22 sonetti semplici di Ser Onesto, 14 hanno il primo schema, 7 il secondo, e uno lo diremo per ora irregolare (2). Tutti i rimatori fin qui nominati mostrano dunque una spiccata preferenza per il primo schema. Altri sono più incerti

(1) Chiamiamo incatenate le rime disposte nell'ordine rappresentato dallo schema A BAB e incrociate quelle disposte nell'ordine rappresentato dallo schema ABBA. Così facendo crediamo di seguire anche l'uso generale più antico; certo seguiamo le Leys d'amors (cfr. I, 170 Dels rims encadenatz e Dels rims crozat). Colle quali non mi par dubbio che si accordi nell'assegnare il valore della denominazione incatenate anche F. da Barberino. Egli infatti scrive (op. cit. p. 95): Sonítiorum alij alij (sic) simplices alij catenati alii duplices. Ora, i sonetti catenati non possono essere che quelli che hanno i quadernari rimati ABABABAB, giacché il Sonetto semplice, come scrive il Da Tempo (p. 76) debet fieri cruciatus cum rithimis longis in cruce consonantibus, e secondo apparisce dall'esempio che è fatto seguire alla regola, le rime dei quadernari devono essere rimate ABBA ABBA. Dalle parole del Da Tempo, che abbiamo testé riportato, si rileva come anch'egli chiami incrociate d'accordo colle Leys d'amors le rime disposte nell'ultima maniera indicata. Invece lo stesso Da Tempo (p. 88) chiama dimidiati i sonetti i cui primi otto versi sono a rime alternate, e riserva l'epiteto di incatenati ad altri sonetti di una forma artificiosa che si descriverà più avanti in questo stesso capo (capit. VII, § 4). Col Da Tempo si accorda pienamente Gidino.

(2) La struttura di questo sonetto di Ser Onesto è indicata più avanti in fiue del paragrafo del presente capitolo intitolato Modificazione di Monte Andrea.

nella scelta. Così dei 15 sonetti di Guido Orlandi 6 hanno il secondo schema. A Noffo Bonaguida pare fossero indifferenti tutti due gli schemi. Degli 8 sonetti che di lui ci pervennero, 4 hanno il primo schema e 4 l'altro. Invece Guido Cavalcanti e Dante prediligono decisamente il secondo schema. Sopra 38 sonetti del Cavalcanti soltanto 9 hanno il primo schema (n.' II, III, V, VI, XI, XXI, XXXI, XXXII, XXXIV) e su circa 60 sonetti che si attribuiscono a Dante hanno il primo schema soltanto 13 (FRATICELLI pag. 89, 90, 99, 107, 109, 109", 124, 129, 153, 139**). Anche meno di Dante adoperò il primo schema Cino da Pistoia; il numero de' suoi sonetti col primo schema sta a quello dei sonetti col secondo nella proporzione di 1 a 6.

Nel secolo XIV il secondo schema diventa assolutamente predominante, diventa lo schema normale. Ce lo fa sapere nel più sicuro modo il Da Tempo avvertendo che il sonetto che dicevasi semplice, quello che usavasi più di frequente, è rimato ABBA. ABBA: CDC. DCD (1). E col Da Tempo si accorda perfettamente Antonio Pucci, il quale dovendo insegnare l'arte del Sonetto ad un figlio di un cavaliere podestà di Firenze così espone la regola (2):

Famuni di piè quattordici il sonetto;
che 'l primo rime d'una condizione,
el secondo el terzo [a] una ragione,
el quarto si risponda al primo detto.

El quinto dir col quarto sie corretto;
dal sesto al sette non sie jurgione,
a' duo secondi faccian responsione,
l'ottavo dir col quarto sia perfetto.

Il nono rimi d'altra mainera,

decimo d'altra che svarî da quella,
l'undici serva la nona matera;

(1) Pag. 76. Vedi anche pag. 73: sonettus simplex qui etiam vocari potest consuetus, quia ejus forma magis frequentatur et ut plurimum utimur.

(2) L'arte del dire in rima, son. II.

duodecimo col decimo novella,
il tredici coll'undici sia spera,
quattordici con dodici suggella.

Undici sillabe esser vuol la rima:

qual fusse più o men, rendi con lima.

Venendo agli esempi, dei 317 sonetti del Petrarca soltanto 14 non hanno il secondo schema (Parte I, 36, 51, 90, 135, P. II, 12, 13, 39, 42, 43, 50, P. I, 156, P. II, 27, P. I 202, P. II, 11); dei 110 sonetti del Boccaccio soltanto tre hanno il primo schema (III, VII, L). E il secondo schema hanno tutti i sonetti contenuti nel vol. II fino a pag. 231 (dove terminano i trecentisti) del TRUCCHI, meno uno di Stoppa de' Bostichi (pag. 98), tutti quelli dei poeti trecentisti della raccolta del CARDUCCI, tranne due del Cavalca (pag. 193 e 194), tutti quelli di Bindo Bonichi, di Pieraccio Tedaldi, di Fazio degli Uberti, di Antonio da Ferrara, dei Poeti veneti, del Pucci e del Sacchetti. Dei 224 sonetti dei Poeti Perugini soltanto due non hanno lo schema ABBA ABBA, e così pure due soltanto dei 183 del Codice Padovano (c. 10 e 11').

Il passaggio dal primo al secondo schema fu certo determinato dall'influenza sul Sonetto della poetica artistica, e rappresenta un miglioramento reale nella forma del Sonetto. Così infatti è indicata nettamente anche dalla disposizione delle rime la divisione in due quadernari.

$2. QUADERNARI ANOMALI.

Si tentò di disporre anche in altra maniera le rime dei quadernari, ma ogni alterazione dei due ordini sopradetti non poteva risolversi che in un peggioramento. Gli esempi di quadernari anomali sono ben pochi. Li verremo partitamente esaminando:

a) Le rime sono incatenate tanto nel primo quanto nel secondo quadernario, ma nel secondo è invertito il loro ordine. Sono cioè così disposte:

ABAB

BABA(1)

Esempio: Petrarca P. II, 11

Se lamentare augelli, o verdi fronde
mover soavemente all'aura estiva
o roco mormorar di lucide onde
s'ode d'una fiorita e fresca riva,

là 'v'io seggia d'amor pensoso, e scriva;
lei che 'l Ciel ne mostrò, terra n'asconde,
veggio ed odo ed intendo, ch'ancor viva
di sì lontano a sospir miei risponde.

Deh perchè innanzi tempo ti consume?
Mi dice con pietate: a che pur versi
degli occhi tristi un doloroso fiume?

Di me non pianger tu; ch' e' miei dì fersi
morendo, eterni; e ne l'eterno lume,

quando mostrai di chiuder, gli occhi apersi.

Inoltre: Petrarca P. I, 202, Cino da Pistoja FANFANI pag. 83, 299, 387, 437.

3) Le rime in un quadernario sono incrociate e nell'altro incatenate. Si danno due casi.

(1) Analogo invertimento si riscontra in alcune canzoni che hanno i piedi di quattro versi, non per altro o tutti o sempre endecasillabi, e di due rime. Notisi anche che in queste canzoni le rime non sono incatenate, ma, secondo la ritmica artística, incrociate. Cfr. Chiaro Davanzati D'ANC. III, CCII, CCII, ccxv, ceXVI, CCXXV, CCXXXVI, CCXXXVII, CCXLI, CCXLII, CCLXI (dieci); Terino da Castelfiorentino D'ANCONA II, CXC; Monte Andrea D'ANC. III, CCLXXXVI; anonimo D'ANC. III, CCCXII; Cino da Pistoja FANFANI pag. 68 e 290.

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