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2.

Solea esser vita dello cor dolente
Un soave pensier, che se ne gia
Molte fïate a' piè del vostro Sire,
Ove una donna glorïar vedia,
Di cui parlava a me si dolcemente,
Che l'anima diceva: I' men vo' gire:
Or apparisce chi lo fa fuggire;
E signoreggia me di tal virtute,
Che 'l cor ne trema si, che fuori appare.
Questi mi face una donna guardare,
E dice: Chi veder vuol la salute,
Faccia che gli occhi d'esta donna miri,
S' egli non teme angoscia di sospiri.

3.

Trova contrario tal, che lo distrugge, L'umil pensiero, che parlar mi suole D'un' Angiola, che in cielo è coronata. L'anima piange, si ancor sen duole, E dice: Oh lassa me! come si fugge Questo pietoso, che m' ha consolata ! Degli occhi miei dice quest' affannata; Qual' ora fu, che tal donna gli vide? E perchè non credeano a me di lei? Io dicea: Ben negli occhi di costei De' star colui, che le mie pari uccide; E non mi valse, ch' io ne fossi accorta, Che non mirasser tal, ch'io ne son morta.

4.

Tu non se' morta, ma se'ismarrita,
Anima nostra, che si ti lamenti,
Dice uno spiritel d'amor gentile :
Chè questa bella donna, che tu senti,
Ha trasformata in tanto la tua vita,
Che n' hai paura; si se' fatta vile.
Mira quant' ella è pietosa ed umile,
Saggia e cortese nella sua grandezza;
E pensa di chiamarla donna omai:
Chè, se tu non t'inganni, ancor vedrai
Di si alti miracoli adornezza,

Che tu dirai: Amor, signor verace,
Ecco l'ancella tua; fa' che ti piace.

5.

Canzone, i' credo che saranno radi Color che tua ragione intendan bene, Tanto lor parli faticosa e forte: Onde, se per ventura egli addiviene, Che tu dinanzi da persone vadi, Che non ti paian d'essa ben accorte, Allor ti priego che ti riconforte,

Dicendo lor, diletta mia novella:

Ponete mente almen com' io son bella.

CANZONE II.

1.

Amor, che nella mente mi ragiona
Della mia donna disïosamente,
Muove cose di lei meco sovente,

Che l' intelletto sovr' esse disvia.
Lo suo parlar si dolcemente suona,
Che l'anima, ch'ascolta e che lo sente,
Dice: Oh me lassa! ch' io non son possente
Di dir quel ch'odo della donna mia!
E certo e' mi convien lasciare in pria,
S'io vo trattar di quel ch'odo di lei,
Ciò, che lo mio intelletto non comprende,
E di quel che s'intende

Gran parte, perchè dirlo non potrei.
Però se le mie rime avran difetto,
Ch' entreran nella loda di costei,
Di ciò si biasmi il debole intelletto,
E'l parlar nostro che non ha valore
Di ritrar tutto ciò che dice Amore.

2.

Non vede'l Sol, che tutto 'l mondo gira, Cosa tanto gentil, quanto in quell' ora, Che luce nella parte, ove dimora La donna, di cui dire Amor mi face. Ogni intelletto di lassù la mira; E quella gente, che qui s' innamora, Ne' lor pensieri la trovano ancora,

Quando Amor fa sentir della sua pace.

Suo esser tanto a Quei, che gliel dà, piace, Che infonde sempre in lei la sua virtute, Oltre il dimando di nostra natura.

La sua anima pura,

Che riceve da lei questa salute,
Lo manifesta in quel ch'ella conduce,
Chè sue bellezze son cose vedute:
E gli occhi di color, dov' ella luce,
Ne mandan messi al cor pien di desiri,
Che prendon aere, e diventan sospiri.

3.

In lei discende la Virtù divina, Siccome face in angelo, che 'l vede: E qual donna gentil questo non crede, Vada con lei, e miri gli atti sui. Quivi, dov' ella parla, si dichina Uno spirto dal ciel, che reca fede Come l'alto valor, ch' ella possiede, È oltre a quel, che si conviene a nui. Gli atti soavi, ch'ella mostra altrui, Vanno chiamando Amor, ciascuno a prova, In quella voce che lo fa sentire.

Di costei si può dire:

Gentile è in donna ciò che in lei si trova;
E bella è tanto, quanto lei simiglia.
E puossi dir, che 'l suo aspetto giova
A consentir ciò, che par maraviglia:
Onde la fede nostra è aiutata;
Però fu tal da eterno ordinata.

:

4.

Cose appariscon nello suo aspetto,
Che mostran de' piacer del Paradiso,
Dico negli occhi e nel suo dolce riso,
Che le vi reca Amor, com' a suo loco.
Elle soverchian lo nostro intelletto,
Come raggio di Sole un fragil viso:
E perch' io non le posso mirar fiso,
Mi convien contentar di dirne poco.
Sua beltà piove fiammelle di fuoco,
Animate d'un spirito gentile,

Ch' è creatore d' ogni pensier buono;
E rompon come tuono

Gl'innati vizi, che fanno altrui vile.
Però qual donna sente sua beltate
Biasmar, per non parer queta ed umile,
Miri costei, ch' è esemplo d' umiltate:
Quest'è colei, che umilia ogni perverso:
Costei pensò Chi mosse l'universo.

5.

Canzone, e' par che tu parli contraro
Al dir di una sorella che tu hai;
Chè questa donna, che tanto umil fai,
Quella la chiama fera e disdegnosa.

S Tu sai, che il ciel sempre è lucente e chiaro,

E quanto in sè non si turba giammai;
Ma li nostri occhi, per cagioni assai,
Chiaman la stella talor tenebrosa:
Cosi quand'ella la chiama orgogliosa,

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