Cotanto lode quanto biasmo prezza: Monta in orgoglio; ma quando gl' incontra, Color che vivon, fanno tutti contra. CANZONE V.. 1. Doglia mi reca nello core ardire Parole quasi contro a tutta gente, Ma conoscete il vil vostro desire: Chè la beltà, ch' Amore in voi consente, A virtù solamente Formata fu dal suo decreto antico, Contra lo qual fallate. Io dico a voi che siete innamorate, Che se beltate a voi Fu data, e virtù a noi, Ed a costui di due poter un fare, Voi non dovreste amare, Ma coprir quanto di beltà v'è dato, Dico, che bel disdegno Sarebbe in donna di ragion lodato, 2. Uomo da sè virtù fatta ha lontana, Uomo non già, ma bestia ch'uom somiglia: O Dio, qual maraviglia, Voler cadere in servo di signore! Ovver di vita in morte! Virtute, al suo fattor sempre sottana, La segna d'eccellente sua famiglia Lietamente esce dalle belle porte, Alla sua donna torna; Lieta va, e soggiorna : Lietamente opra suo gran vassallaggio. Per lo corto viaggio Conserva, adorna, accresce ciò che trova: Colt' hai nel ciel misura! Tu sola fai signore; e questo prova, 3. Servo non di signor, ma di vil servo Si fa, chi da cotal signor si scosta. Udite quanto costa, Se ragionate l' uno e l'altro danno, A chi da lei si svia: Questo servo signor tanto è protervo, Che gli occhi, ch' alla mente lume fanno, Chiusi per lui si stanno, Sicchè gir ne conviene all' altrui posta, Ch' adocchia pur follia. Ma perocchè 'l mio dire util vi sia, In parte ed in costrutto Più lieve, perchè men grave s'intenda; Parola oscura giunge allo 'ntelletto; Per voi, non per me certo, Ch'aggiate a vil ciascuno ed a dispetto; Chè simiglianza fa nascer diletto. 4. Chi è servo, è come quello ch'è seguace Fatto a signore, e non sa dove vada, Per dolorosa strada; Come l'avaro seguitando avere, Ch' a tutti signoreggia. Corre l'avaro, ma più fugge pace (0 mente cieca, che non puoi vedere Lo tuo folle volere!) Col numero, ch' ognora passar bada, Che infinito vaneggia. Ecco giunti a colei che ne pareggia : Dimmi, che hai tu fatto, Cieco avaro disfatto? Rispondimi, se puoi altro che nulla. Che lusingò cotanti sonni invano : Che da sera e da mane Hai ragunato, e stretto ad ambe mano, Ciò, che si tosto ti si fa lontano. 5. Come con dismisura si raguna, Così con dismisura si distringe. Quest' è quello che pinge Molti in servaggio; e s' alcun si difende, Non è senza gran briga. Morte, che fai; che fai, fera fortuna; Che non solvete quel che non si spende ? Se'l fate, a cui si rende? Nol so; posciachè tal cerchio ne cinge, Che di lassù ne riga, Colpa è della ragion, che nol castiga. Ah! com' poca difesa Mostra signore a cui servo sormonta! Qui si raddoppia l'onta, Se ben si guarda là, dov'io addito. Falsi animali, a voi ed altrui crudi: Per colli e per paludi Uomini, innanzi a cui vizio è fuggito; 6. Fassi dinanzi dall' avaro volto Virtù, che i suoi nemici a pace invita Per allettarlo a sè, ma poco vale; Poichè girato l'ha, chiamando molto, E se pur vien è quando ell' è partita, Come non possa dar sinchè non esca Io vo' che ciascun m'oda: Qual con tardare, e qual con vana vista, Volge il donare in vender tanto caro, Quanto sa sol chi tal compera paga. Tanto chi prende smaga, Che'l negar poscia non gli pare amaro: Cosi altrui e sè concia l'avaro. 7. Disvelato v'ho, donne, in alcun membro La viltà della gente che vi mira, Perchè gli aggiate in ira; Ma troppo è più ancor quel che s'asconde, Perchè a dire è lado. In ciascuno è ciascuno vizio assembro, |