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Quando si perde lo color nell' erba.
E'l mio disio però non cangia il verde;
Si è barbato nella dura pietra,
Che parla e sente come fosse donna.

2.

Similemente questa nuova donna
Si sta gelata, come neve all' ombra,
Chè non la muove, se non come pietra,
Il dolce tempo, che riscalda i colli,
E che gli fa tornar di bianco in verde,
Perchè gli copre di fioretti e d'erba.

3.

Quand'ella ha in testa una ghirlanda d'erba, Trae della mente nostra ogni altra donna; Perchè si mischia il crespo giallo e 'l verde Si bel, ch' Amor vi viene a stare all'ombra : Chè m'ha serrato tra piccoli colli

Più forte assai che la calcina pietra.

4.

Le sue bellezze han più virtù che pietra,
E'l colpo suo non può sanar per erba;
Ch'io son fuggito per piani e per colli,
Per potere scampar da cotal donna;
E dal suo viso non mi può far ombra
Poggio, nè muro mai, nè fronda verde.

5.

Io l'ho veduta già vestita a verde Si fatta, ch' ella avrebbe messo in pietra L'amor, ch' io porto pure alla sua ombra: Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d' erba. Innamorata com'anco fu donna,

E chiuso intorno d'altissimi colli.

6.

Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli Prima che questo legno molle e verde S'infiammi (come suol far bella donna) Di me, che mi torrei dormir su pietra Tutto il mio tempo, e gir pascendo l'erba, Sol per vedere de' suoi panni l'ombra.

Quandunque i colli fanno più nera ombra, Sotto il bel verde, la giovane donna La fa sparir, come pietra sott' erba.

BALLATA I.

1.

Voi che sapete ragionar d'amore, Udite la ballata mia pietosa,

Che parla d' una donna disdegnosa,

La qual m'ha tolto il cor per suo valore.

2.

Tanto disdegna qualunque la mira,
Che fa chinare gli occhi per paura;
Chè d'intorno da' suoi sempre si gira
D'ogni crudelitate una pintura:
Ma dentro portan la dolce figura,
Che all' anima gentil fa dir: Mercede;
Si virtuosa è che, quando si vede,
Trae li sospiri altrui fuora del core.

3.

Par ch' ella dica: Io non sarò umile Verso d'alcun, che negli occhi mi guardi; Ch'io ci porto entro quel signor gentile, Che m'ha fatto sentir degli suoi dardi. E certo io credo che così gli guardi, Per vederli per sè quando le piace: A quella guisa donna retta face Quando si mira per volere onore.

4.

Io non spero che mai per sua pietate Degnasse di guardare un poco altrui: Così è fera donna in sua beltate

Questa, che sente Amor negli occhi sui. Ma quanto vuol nasconda e guardi lui, Ch'io non veggia talor tanta salute; Perocchè i miei desiri avran virtute Contra il disdegno, che mi dà Amore.

BALLATA II.

Deh nuvoletta, che in ombra d' Amore Negli occhi miei di subito apparisti,

Abbi pietà del cor che tu feristi,

Che spera in te, e desiando muore.

Tu, nuvoletta, in forma più che umana,
Foco mettesti dentro alla mia mente
Col tuo parlar ch' ancide,

Poi con atto di spirito cocente

Creasti speme, che 'n parte mi sana.

Laddove tu mi ride,

Deh non guardare perchè a lei mi fide,
Ma drizza gli occhi al gran disio che m'arde;
Chè mille donne già, per esser tarde,
Sentito han pena dell'altrui dolore.

SONETTO I.

Dagli occhi della mia donna si muove
Un lume si gentil, che dove appare,
Si vedon cose, ch' uom non può ritrare
Per loro altezza e per loro esser nuove.

E da' suoi raggi sopra 'l mio cor piove
Tanta paura, che mi fa tremare,
E dico: Qui non voglio mai tornare;
Ma poscia perdo tutte le mie prove.

E tornomi colà, dov' io son vinto,
Riconfortando gli occhi paurosi,
Che sentîr prima questo gran valore.

Quando son giunto, lasso! ed ei son chiusi. E'l desio, che gli mena quivi, è estinto: Però provveggia del mio stato Amore.

SONETTO II.

Per quella via che la bellezza corre, Quando a destare Amor va nella mente, Passa una donna baldanzosamente,

Come colei che mi si crede tôrre.

Quand' ella è giunta al piè di quella torre,
Che s'apre quando l'animo acconsente,
Ode una voce dir subitamente:

Lèvati, bella donna, e non ti porre;
Chè quella donna, che di sopra siede,
Quando di signoria chiese la verga,
Com' ella volse, Amor tosto le diede.

E quando quella accomiatar si vede
Di quella parte dove Amore alberga,
Tutta dipinta di vergogna riede.

SONETTO III.

Parole mie, che per lo mondo siete ;
Voi che nasceste poich'io cominciai
A dir per quella donna, in cui errai :

Voi che, intendendo, il terzo ciel movete;

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