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XVII.

Poichè io dissi questi tre sonetti, ne' quali parlai a questa donna, però che furo narratorii di tutto quasi lo mio stato, credeimi tacere, perocchè mi parea avere di me assai manifestato. Avvegnachè sempre poi lassassi di dire a lei, a me convenne ripigliare materia nuova e più nobile che la passata. E perocchè la cagione della nuova materia è dilettevole a udire, la dirò quanto potrò più brevemente.

XVIII.

Conciossiacosachè per la vista mia molte persone avessero compreso lo segreto del mio cuore, certe donne, le quali adunate s'erano, dilettandosi l'una nella compagnia dell' altra, sapeano bene lo mio cuore, perchè ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte. Ed io passando presso di loro, siccome dalla fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne; e quella, che m' avea chiamato, era donna di molto leggiadro parlare. Sicchè quando io fui giunto dinanzi da loro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era tra esse, rassicurandomi le salutai, e domandai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n'avea certe che si rideano tra loro. Altre v'erano, che guardavanmi aspettando che io dovessi dire. Altre v'erano che parlavano tra loro, delle quali una volgendo gli occhi verso me, e chiamandomi per nome, disse queste parole: A che fine ami tu questa tua donna, poichè tu

non puoi la sua presenza sostenere? Dilloci, chè certo il fine di cotale amore conviene che sia novissimo.

E poichè m'ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte le altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi loro queste parole: Madonne, lo fine del mio amore fu già il saluto di questa donna, di cui voi forse intendete; ed in quello dimorava la beatitudine, che era fine di tutti i miei desiderii. Ma poichè le piacque di negarlo a me, lo mio signore Amore, la sua mercede, ha posta tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venir meno.

Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e siccome talor vedemo cader l'acqua mischiata di bella neve, così mi parea vedere le loro parole mischiate di sospiri. E poichè alquanto ebbero parlato tra loro, mi disse anche questa donna, che prima m'avea parlato, queste parole: Noi ti preghiamo, che tu ne dica ove sta questa tua beatitudine. Ed io rispondendole, dissi cotanto: In quelle parole che lodano la donna mia. Ed ella rispose: Se tu ne dicessi vero, quelle parole che tu n' hai dette notificando la tua condizione, avresti tu operate con altro intendimento. Ond' io pensando a queste parole, quasi vergognandomi mi partii da loro; e venia dicendo tra me medesimo: Poichè è tanta beatitudine in quelle parele che lodano la mia donna, perchè altro parlare è stato il mio? E però proposi di prendere per materia del mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando a ciò molto, pareami avere impresa troppo alta materia quanto a me, sicchè non ardia di cominciare. E così dimorai alquanti di con desiderio di dire e con paura di cominciare.

S

XIX.

Avvenne poi che, passando per un cammino, lungo il quale correva un rio molto chiaro d' onde, giunse me tanta volontà di dire, che cominciai a pensare il modo ch'io tenessi; e pensai che parlare di lei non si conveniva, se non che io parlassi a donne in seconda persona; e non ad ogni donna, ma solamente a coloro, che sono gentili, e non sono pure femmine. Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per sè stessa mossa, e disse: Donne, ch'avete intelletto d'amore. Queste parole io riposi nella mente con grande letizia, pensando di prenderle per mio cominciamento. Onde poi ritornato alla sopraddetta cittade, e pensando alquanti dì, cominciai una canzone con questo cominciamento, ordinata nel modo che si vedrà di sotto nella sua divisione. La canzone comincia così:

Donne, ch' avete intelletto d'amore,
Io vo' con voi della mia donna dire;
Non perch' io creda sue laude finire,
Ma ragionar per isfogar la mente.
Io dico che, pensando il suo valore,
Amor si dolce mi si fa sentire,
Che, s'io allora non perdessi ardire,
Farei, parlando, innamorar la gente.
Ed io non vo' parlar si altamente,
Che divenissi, per temenza, vile;
Ma tratterò del suo stato gentile
A rispetto di lei leggeramente,
Donne e donzelle amorose, con vui,
Chè non è cosa da parlarne altrui.

Angelo chiama il divino Intelletto,
E dice: Sire, nel mondo si vede
Maraviglia nell' atto, che procede
Da un' anima, che fin quassù risplende.
Lo cielo, che non have altro difetto
Chè d'aver lei, al suo Signor la chiede;
E ciascun santo ne grida mercede.
Sola pietà nostra parte difende;

Chè parla Iddio, che di madonna intende:
Diletti miei, or sofferite in pace,

Che vostra speme sia quanto mi piace
Là, ov'è alcun che perder lei s' attende.
E che dirà nell' Inferno a'malnati:
To vidi la speranza de' beati.

Madonna è desiata in l'alto cielo:
Or vo' di sua virtù farvi sapere.
Dico qual vuol gentil donna parere
Vada con lei; chè quando va per via,
Gitta ne' cor villani Amore un gelo,
Per che ogni lor pensiero agghiaccia e pèrc
E qual soffrisse di starla a vedere
Diverria nobil cosa, o si morria:
E quando trova alcun che degno sia
Di veder lei, quei prova sua virtute;
Ché gli addivien ciò che gli dà salute,
E si l'umilia, che ogni offesa oblia.
Ancor le ha Dio per maggior grazia dato,
Che non può mal finir chi le ha parlato.

Dice di lei Amor: Cosa mortale

Come esser può si adorna e si pura?
Poi la riguarda, e fra sè stesso giura,
Che Dio ne intende di far cosa nova.
Color di perla quasi informa, quale
Conviene a donna aver, non fuor misura:
Ella è quanto di ben può far natura;

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Per esempio di lei beltà si prova.

Degli occhi suoi, come ch'ella gli muova,
Escono spirti d' amore infiammati,

Che fieron gli occhi a qual che allor gli guati,

E passan si che 'l cor ciascun ritrova.

Voi le vedete Amor pinto nel riso,
Ove non puote alcun mirarla fiso.

Canzone, io so che tu girai parlando
A donne assai, quando t'avrò avanzata:
Or t'ammonisco, perch' io t'ho allevata
Per figliuola d' Amor giovane e piana;
Che dove giugni, tu dichi pregando:
Insegnatemi gir, ch' io son mandata
A quella di cui loda io sono ornata.
E se non vogli andar, siccome vana,
Non ristare ove sia gente villana:
Ingégnati, se puoi, d'esser palese
Solo con donna o con uomo cortese,
Che ti merranno per la via tostana.
Tu troverai Amor con esso lei,
Raccomandami a lor come tu dêi.

Questa canzone, acciocchè sia meglio intesa, la dividerò più artificiosamente che le altre cose di sopra, e però ne fo tre parti. La prima parte è proemio delle seguenti parole; la seconda è lo intero trattato; la terza è quasi una servigiale delle precedenti parole. La seconda comincia quivi; Angelo chiama: la terza quivi; Canzone, io so. La prima parte si divide in quattro: nella prima dico a cui dir voglio della mia donna, e perchè io voglio dire; nella seconda dico quale mi pare a me stesso quand' io penso lo suo valore, e come io direi se non perdessi l'ardimento; nella terza dico come credo dire, acciocchè io non sia impe

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