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all'autorità dei testi antichi s'aggiugne la ragione, ne dà ottimo il consiglio il Borghini a non dipartircene così di leggieri.

E ne avverte pur anco che « lo scrivere libri è sottoposto a molti errori; perchè molti o non intendendo vogliono dichiarare; o credendo errato, emendare, o non piacendo, migliorare; o veramente perchè credono che poco importi adoperare questa o quell' altra parola, purchè il senso sia il medesimo. >> Or di questo avvertimento dovetti far uso in ispecial modo nel leggere i codici stessi, conformandone l'interpretazione al modo cui Dante s' attenne, si rispetto alla lingua e si rispetto alle regole osservate nell' adoperarla e obbligarla con numero e con rime. Del rimanente i caratteri ond' egli suol imprimere ogni suo componimento sono così definiti e sicuri, che non si può a meno di ravvisarli, chi abbia studiato a fondo e per bene tutte quelle opere che gli si appropriano senza veruna affermazione in contrario. Ma affine che non ci manchi il verace Criterio a giudicare quali Canzoni siano da credersi degne di Dante e sicuramente sue, porrò da ultimo in questo volume un Discorso intorno allo stile proprio delle sue Canzoni. Così egli sarà giudice di se stesso; e le sue dottrine non meno che l'arte sua, e soprattutto le norme, onde aiutò l'ingegno a formare il suo stile, ci guidino sicuri a interpretare le parole e i concetti del sovrano Maestro della nostra Letteratura.

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Chi guarderà giammai senza paura.

Qual'è che non tema di riceverne grave ferita, guardando negli occhi d'esta bella pargoletta. Costei si pare la Filosofia, della cui dolcezza l'Allighieri pur allora s'era invaghito. Ma di poi cominciò a sentirne tanta contentezza, che un siffatto amore gli cacciava e distruggeva ogni altro pensiero; Conv., II, 14. Ondechè, lui dormendo o vegghiando, il lume di essa donna sempre gli raggiava in mente. Ciò non di meno io mi son risoluto di rimuovere questo sonetto dagli altri, che si ascrivono a Dante, giacchè le parole, non che le frasi, mi si mostrano non tutte convenienti all' Autore del dolce stile nuovo. Quelle rime inoltre, si mal congegnate nelle due terzine, mancano alla regola seguitata ognora ne'simili componimenti, cui egli diede sicura mano. Il medesimo è a dire del sonetto: Nulla mi parrà mai più crudel cosa.

V. 2. Gli occhi d'esta pargoletta m' hanno concio si, ecc. Non vuol altro dire, se non che forse fu allora che la prima dimostrazione della Filosofia gli entrò negli occhi dell' intelletto; e così fu cagione di questo innamoramento propinquissima: Conv., II, 16.

8. Mirar la sua figura, i sembianti che la Filosofia dimostra negli occhi. « Ineffabili sembianti e rubatori della mente umana appariscono negli occhi, cioè nelle dimostrazioni della Filosofia, quando essa alli suoi drudi ragiona:» Conv., ivi.

9. Destinata mi fu questa fine, perchè uno dovea soccombere per tanto amore, acciò che altri ne scampasse. La angoscia de' sospiri da me sofferta, la fatica, vo' dire, ch'io durai per amor della Filosofia, valga a trattenere lo sguardo altrui dall'affissarsi in questi occhi micidiali. Indi ci vien fatto di apprendere come l'Allighieri si fosse dato tutto all'amoroso uso della Sapienza, e che questa, gustata una volta, obbliga l'uomo ad acquistarla, non ostante qualsiasi fatica.

12. La margherita trae a sè la virtù del sole, essendo un di que' corpi, che per molta chiarità di diafano avere in sẻ, tosto che il sole gli vede, diventano tanto luminosi, che per moltiplicamento di lume in quelli, appena è discernibile il loro aspetto, e rendono agli altri di sè grande splendore; siccome vediamo essere l'oro e alcuna pietra. Ciò è conforme alla dottrina di Alberto Magno. Conv., III, 7.

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Nulla mi parrà mai più crudel cosa.

V.1. Nulla mi parrà mai cosa più crudele, che lei, donna com' è, d'ogni crudeltà (Canz. Amor, tu vedi ben, che questa donna): tanto che al cuore le corre di tutta crudeltate il freddo, e intorno dagli occhi le si gira d'ogni crudelitate una pintura: Ball., Voi che sapete ragionar d'amore. La si nuova Donna raffigura la Filosofia, che da principio parve a Dante orgogliosa e fiera. Ma di ciò s'è già abbastanza ragionato ne' commenti alla suddetta Ballata.

2. Per cui servir la vita smago, smarrisco, la vita mi vien meno, perchè senza lei la mia mente non può passare un'ora (Canz. Io sento si d'amor la gran possanza), e sono oggimai ridotto a segno, che non posso difender mia vita: Canz. Amor, che muovi tua virtù dal cielo. Sebbene lo smagare s'incontri frequente nella Commedia e nell'altre Rime, pure il modo che qui s'adopera parmi senza paragone.

3. Chè 'l suo desire posa in congelato lago (non s'accende, resiste al caldo d'Amore), laddove il mio desiderio posa

tutto e s'avviva nel fuoco d'amore: io ardo, ed essa è tutta gelo: Canz. Io son venuto al punto della rota. Ancorchè la corrispondenza de' concetti si riconosca in questi versi, pur mi sembra, che il posare del desiderio nel fuoco d'amore non ritenga dello stampo dantesco.

5. Di cosi dispietata e disdegnosa (donna fiera e orgogliosa: Conv., III, 9) La gran bellezza di veder m' appago, dacchè mirandola intentamente negli occhi, il mio disio ha posa: Par., Xiv, 32.

7. E tanto son vago (desideroso) del mio tormento, tanta dolcezza mi si fa sentire in questo martirio (Canz. Io sento si d'amor la gran possanza), chè niuno può inorgoglire per alcun pregio e levarsi a segno, da piacermi, essendo che in quel bel viso ogni ben s' accoglie. Ed accade pur anco che dove cotanta felicità si aduna, nulla volontate è di più ausa: Par., XXXII, 63.

9. Nè quella che si gira a veder lo sole e, mutața, serba pur immutabile il suo amore, ebbe giammai fortuna avversa quant' è la mia nell' amare, non sentendomi riamato. Il Poeta, secondo che n' avvisa il Witte, qui alluderebbe a Clizia di cui Ovidio; Vertitur ad solem, mutataque servat amorem: Met., IV, 270.

12. Onde, quando io non abbia mai a vincere questa superba (orgogliosa Donna: Canz. Amor, che nella mente mi ragiona), Amor, finchè la vita spira (dura in me lo spirito della vita: V. N., II), accompagnami ne' miei sospiri, essendo io fermo d'amarla sempre Ch'io sarò in vita, se vivessi sempre: Canz. Io son venuto al punto della rota.

Spirare per vivere è nella Commedia (Purg., XIII, 32), ma spirar la vita per vivere non m' occorse mai di segnarlo. Bensì il Poeta n' accenna che la somma Bontà spira la nostra vita (Par., VII, 42), a significare come Dio, non appena è perfetto l'articolare del cerebro umano, quivi spira Spirito nuovo di virtù repleto: Purg., xxv, 73. Di che ognun vede che in questo sonetto, se vi son costanti i pensieri del nostro Autore, pur a fatica possiam ravvisarvi l' usato suo fraseggiare e l'arte sua.

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Da quella Luce che il suo corso gira.

Chiunque abbia studiato un po' addentro le dottrine di Dante riguardo ai pianeti, non può certamente attribuirgli questo sonetto. Oltre a ciò la donna, che qui si vuole che da Giove ritragga signorevol arte, bisognerebbe invece che ne derivasse l'efficace amore della giustizia, che esso pianeta suole quaggiù influire: Par., XVIII, 14. Lascio quel che s'accenna di Mercurio e di Venere e del Sole, che non s' accordano punto con quanto si ragiona nel Convito intorno alle proprietà di tali pianeti: Conv., II. 14. Poi non saprei riconoscere come frasi dantesche « il voler dell'empiree sarte » e l'astronomo ne spira, » e così delle altre. E v'ha eziandio tal confusione di vocaboli e concetti, che non ostante che il valoroso Dionisi l'abbia ammesso per legittimo, giusta l'edizione Giuntina, tuttavolta mi sento costretto a rifiutarlo come al tutto disforme dalla scienza e dallo stile proprio di Dante e dall'ordine seguito ne' suoi componimenti.

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Due Donne in cima della mente mia.

Questo sonetto pubblicato in prima dal Lamberti, e che dal Fraticelli si giudicò infallibilmente come di Dante, non mi sembra che gli si convenga in alcuna maniera. Se di queste due Donne, l' una è Beatrice e l'altra dev'essere la Filosofia, secondo che altri è d' avviso, non so come fosser venute tutte e due in cima della mente di Dante a ragionare d'Amore, giacchè quella che fu Donna del suo cuore gli si faceva specialmente sentire al cuore, dove gli ragionava. Senza che, di queste due Donne l'una parrebbe che fosse a ravvisarsi per donna vera, quando l'altra s'avrebbe a intendere per allegoria. Il che si diversifica dai pensieri del Maestro, che suole

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