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PREFAZIONE.

ch25.87

Un antico Savio finse leggiadramente che le anime, prima da natura congiunte in una medesima stella, venendo quaggiù ad informare membra umane, si ricercassero con desiderio. Nè questo dovea posarsi finchè le anime sorelle non si fossero incontrate per rinnovar insieme e perpetuare una lieta vita d'amore. Se mai ciò si vide avverato, certo fu allora che agli occhi di Dante apparve Beatrice, la gentilissima figliuola di Folco Portinari. L'origine, la natura e le vicende di questo maraviglioso e benefico amore si leggono descritte, anzichè narrate, in un piccolo libro, cui ben si convenne il titolo di Vita Nuova. Ed un si grande affetto, acceso di virtù e per virtù sol vivo, diede al giovane poeta forza e spirito a trar fuori le Nuove Rime e rendersi costante maestro dell' arte dettata dal cuore con la lingua di Amore.

Or non avrà l'Allighieri vagheggiato in Beatrice una donna vera? Chi può dubitarne, s'egli ha intelletto d'amore? Purchè si voglia meditar alcun

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poco la Vita Nuova, e prontamente vi si riconoscerà che un amore sensibile si tratta in quell' opera fervida e passionata, e che solo un sensibile amore poteva inspirarla. Laonde reca stupore che il Filelfo, il Biscioni e il Rossetti co' suoi seguaci non abbiano ravvisato nella mirabile Donna altro che un semplice simbolo, immaginato dal Poeta a idoleggiare le sue vaghe finzioni o i trovati d'una scienza

arcana.

Ma io non mi vo' perdere dietro a siffatti delirj, giacchè la parola di Dante, viva e splendida, li condanna abbastanza, e n'induce a compiangere all'ingegno umano, che si assottiglia di cosi dar.corpo a vanità palesi. Senza che, a me non si consente discorrere una materia già trattata da valentuomini, tanto più che in simili questioni non si giugne mai a comporre gli avversi pareri, e suole mancare il compenso al danno dell'opera e del tempo. Tolgasi di mezzo la persona di Beatrice, quale Dante ne afferma e persuade che gli s'appresentasse, e con essa verrebbe meno il vivace fulgore che acquista un'indicibile grazia agli scritti del sublime Poeta e li rende efficaci sull' animo altrui. E la nativa bontà e bellezza della Vita Nuova consiste per appunto nel singolarissimo amore, che vi si ragiona in versi e in prosa. Indi la soavità degli accenti e delle frasi ne riesce perenne e tale che c'innamora; i costrutti vi si conformano secondo che vuole l'amorosa leggiadria, onde pigliano vita e colore le idee;

e il discorso si chiarisce quasi una limpida immagine del cuore e della mente. Oltre a che, un sentimento di una profonda malinconia, e pur cara, vi spira da tutte parti, e la religione v'entra a conforto degl'intimi dolori e per correggere l'amara scienza del mondo. Ad evidenza poi vi si manifesta come Dante formasse e nutrisse a lungo i suoi concetti, e li avesse pensati col cuore, innanzi di armonizzarli e farceli sentire nelle sue Rime.

Quanto agli esagerati colori rettorici ed alel ardite figure, che qua e là ci offendono nella lettura d'un libro tanto ameno, si scusano, dacchè son portati, se non dall'indole de' tempi, dall'ardore della passione e dal forte immaginare a che il Poeta si abbandona. Con ciò gli si perdoneranno puranche certe forme scolastiche e una cotale ambizione di dottrina astrologica e cabalistica, senza che per questo si debba diminuire la nostra fede alla verità del soggetto, intorno cui l'ingegno si affatica con varia scienza e assiduità di cure. A noi soprattutto preme di rintracciare in quell' affettuosa e leggiadra scrittura il verace principio e la cagione incessabile del Poema, che è il compimento, l'unità stupenda e la gloria di tutti gli amori di Dante.

Il quale, perduto che ebbe la sua Beatrice, ne ritenne sacro l'affetto, e si rivolse tutto a lodarla troppo meglio che non gli pareva di aver fatto, insegnandoci a un tempo che amore e dolore gli furono continuo eccitamento a studio di ben fare.

E tanto s'immerse ne' segreti della Filosofia, onde gli venivano consolazioni improvvise, che ne restò invaghito e come preso da una nuova passione. Ma nel disvelarci la verità e potenza di questo amore, ei s'avvisò di congiugnerlo al primo suo amore e di attribuirgliene le belle sembianze. Di che procedettero le Canzoni morali ed il Convito. Non però si tenne appagato il gentile Poeta in cui, giusta il Balbo, l'amore s'era fatto tempra dell' anima; e come avea già ben concepito, si diede a comporre la Divina Commedia, ove esaltò la Donna della sua mente in figura della Sapienza istessa. Cosi gli scritti di Dante sono commenti alla sua vita, e questa ottiene dagli scritti il più sicuro ed inviolabile testimonio della propria dignità, ad eterno pregio della nostra natura.

Certamente la Vita Nuova inchiude la ragione non pure del Poema, ma e si delle Rime amorose e si dell' altre allegoriche e morali, che aspettavano d'aver luogo nel Convito e l'opportuno commento. Il perchè mi parve buon consiglio di pubblicarla insieme col Canzoniere. Del quale la prima Parte deve pertanto abbracciare le Poesie, che potevano venir allogate in quel libello, dappoichè rendono tuttavia cenno di Beatrice o d' alcun fatto che la riguarda. La seconda Parte poi ho creduto, che avesse a contenere le Canzoni e le differenti Rime, che s'appartengono al Convito o ne ricevono luce dichiarativa. Infine, siccome l'Allighieri si lasciò anco sorpren

dere da altri lievi amori, indi è che nella terza Parte del Canzoniere, pensai di collocare le Rime che pur ne porgono indizio di tali amori, e quelle poche eccitate da carità di patria e d'amicizia. Mi duole bensi di non poter registrarne alcuna inspirata da affetto di religione, ma delle diverse che corrono sotto il nome del solenne Maestro, niuna mi sembrò accettabile. Nè per fermo saprei giudicarle degne di lui, che dal suo diciottesimo anno in poi, non che condiscendere alle modulazioni del Notaio da Lentino e di Guitton d'Arezzo, rafforzò di più in più l'ingegno e la sua arte del dolce stile nuovo, sino a produrre il continuo e crescente miracolo del Poema sacro.

Molti si recheranno a maraviglia e mi daran forse biasimo, perch' io mi sia ardito di levare dal Canzoniere di Dante parecchie delle poesie che gli si attribuiscono eziandio da gente assai pregevole e valorosa. Pur nondimeno, senza mancare al debito ossequio, dirò con libera franchezza, che in questo mi sono anzi allargato oltre misura. Imperocchè, cedendo all'autorità altrui piuttosto che alla chiara verità ed al mio sentimento, ho qui anco registrato fra le Rime legittime le due celebrate Canzoni; O patria degna di trionfal fama, e Tre donne intorno al cor mi son venute. Ma per quanto magnifiche esse vogliansi riconoscere nè disconvenienti al sovrano Cantore, tuttavolta vi sono ragioni intime e invincibili a negargliele ricisamente.

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