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ne pas chercher à en diminuer le poids ni par de frivoles espérances d'une prétendue félicité future et inconnue, ni par une lâche résignation. Mes sentimens envers la destinée ont été et sont toujours ceux que j'ai exprimés dans Bruto Minore. Ç'a été par suite de ce même courage, qu'étant amené par mes recherches à une philosophie désespérante, je n'ai pas hésité à l'embrasser toute entiere; tandis que de l'autre coté ce n'a été que par effet de la lacheté des hommes, qui ont besoin d'être persuadés du mérite de l'existence, que l'on a voulu considerer mes opinions philosophiques comme le résultat de mes souffrances particulières, et que l'on s'obstine à attribuer à mes circonstances matérielles ce qu'on ne doit qu'à mon entendement. Avant de mourir je vais protester contre cette invention de la faiblesse et de la vulgarité, et prier mes lecteurs de s'attacher à détruire mes observations et mes raisonnemens plutôt que d'accuser mes maladies., (5) Ma che importa di ciò a quei pietosi, che han decretato doversi ammirare l'ingegno e compassionare la filosofia del Leopardi? Essi non riconoscono al poeta la facoltà di giudicare sè stesso, e dare ragione de' suoi pensieri. A costoro potrebbe rispondersi che nè tutti gli uomini sani del corpo e felici ragionarono in modo contrario al Leopardi, nè tutti gli ammalati e miseri, come lui. Il signor di Voltaire e Giorgio Lord Byron, che nella vita esteriore furono la perfetta antitesi del nostro poeta, s'incontrarono con esso in molti pensieri. E da Giob fino all'autore delle Mie prigioni, quanti non trassero dalle sciagure della loro vita argomenti a farsi più accesi e perseveranti nel credere? Io che fra le qualità più pregevoli del Leopardi uomo e scrittore ammiro la sincerità,

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do fede intera alle parole di lui; e mi parrebbe di fare col più leggero dubbio onta gravissima alla singolare eccellenza di quella mente, alla rara bontà di quell'animo. Nondimeno tengo che una influenza non leggera nei ragionamenti di lui abbiano esercitato anche le miserie sue fisiche; ma non furono la cagione determinante di essi, la quale ha da cercarsi soltanto nella rettitudine della sua mente. L'ingegno e l'animo, e per conseguente anche le opere che da quelli procedono, sono il risultamento dell'organizzazione del corpo e di tutte le circostanze materiali e morali che nella vita lo vengono modificando; le quali, come ognuno intende, producono effetti diversi, secondo che sono diversamente organati i corpi sui quali operano. Quelle medesime circostanze che fecero di Malebranche un celebre visionario, di Napoleone uno sfrenato ambizioso, avrebbero d'altre tempre d'uomini potuto fare un Voltaire, un Washington; come il Voltaire e il Washington e il Leopardi non sarebbero certamente stati in tutto quelli uomini che furono, se altre fossero state le circostanze della loro vita. Ma nè il Washington avrebbe potuto facilmente essere un Napoleone, nè il Voltaire e il Leopardi due Malebranche. Osserva acutamente il signor Joubert (6) che il Leopardi stesso ci permette di credere alla influenza che le sue malattie dovettero avere sopra i suoi ragionamenti, quando nell'Ottonieri attribuisce l'origine della filosofia socratica al naso rincagnato e al viso da satiro di un uomo eccellente d'ingegno e ardentissimo di cuore. (7) Determinare esattamente quanto delle azioni e dei pensieri d'un uomo debba riferirsi alla natura sua e quanto alle circostanze della vita, è impossibile. Pure rispetto ai mali fisici del

Leopardi, direi ch'e' contribuissero a dare ai pensamenti di lui una tinta più malinconica e scura, non che ne alterassero la sostanza.

Quasi non importa avvertire come questi ammiratori dell'ingegno e biasimatori della filosofia del Leopardi reputino quella grandemente perniciosa, essendo ciò per molti di essi la ragione principale dello estimarla falsa. A udir loro, per poco l'umano consorzio non si disfarebbe, se le dottrine del Leopardi prevalessero: e chi narra d'un giovane che s'annegò, e fugli trovato in dosso il libro del disperato filosofo, e chi altre terribili cose. Io per converso potrei narrare di non pochi, i quali professano le dottrine leopardiane, e sono uomini quieti e tranquilli, mariti egregi, ottimi padri di famiglia, utili cittadini. Ma piuttosto dirò come non manchi chi, pur mostrando di credere dannose quelle dottrine, avvisa che, sia pel modo come l'autore le espone, sia pel nobile carattere di lui, producano l'effetto contrario a quello ch'ei si propose. (8) Che il Leopardi ti fa desiderare il miglioramento degli uomini, che ti fa amare la libertà, che ti accende in petto un desiderio vivissimo di quelle illusioni, che si chiamano amore, gloria, virtù; che non puoi lasciarlo senza sentirti migliore, che non puoi avvicinarti a lui, se prima non cerchi di raccoglierti e purificarti per non aver ad arrossire al suo cospetto, per me è verissimo, è tanto vero, che ne ho fatto la prova in me stesso: e ciò che è accaduto a me sarà, credo, accaduto anche ad altri. Ma dove mi diparto dall'illustre critico, che afferma cotesti nobilissimi effetti della poesia leopardiana, è nel credere che l'autore si fosse proposto gli effetti contrari. Io so bene che l'ultima conseguenza logica delle dottrine del nostro

autore è in queste parole ch'egli scriveva al Giordani :

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.....i piaceri e i dolori umani essendo meri inganni, quel travaglio che deriva dalla certezza della nullità delle cose è sempre e solamente giusto e vero. E se bene regolando tutta quanta la nostra vita secondo il sentimento di questa nullità finirebbe il mondo, e giustamente saremmo chiamati pazzi, in ogni modo è formalmente certo che questa sarebbe una pazzia ragionevole per ogni verso, anzi che a petto suo tutte le saviezze sarebbero pazzie, giacchè tutto a questo mondo si fa per la semplice e continua dimenticanza di questa verità universale, che tutto è nulla. (9) Ma forse il Leopardi vuole co' suoi scritti indurre gli uomini a governare la loro vita secondo questo ch' ei chiama barbaro insegnamento della ragione? E ce ne dà forse egli stesso l'esempio? (10) Immenso è il dissidio chẹ natura pose fra la ragione e il sentimento; e in nessun uomo, cred' io, questo dissidio fu grande come nel Hostro, ch' ebbe in altissimo ed egual grado potenti la mente ed il cuore: onde la sua singolare grandezza. Chi vede in lui soltanto il filosofo, non vede che una metà dell' uomo, e non può quindi nè intenderlo nè giudicarlo dirittamente. Egli ragiona come porta la sua mente misurandosi ardito coi più gravi problemi della esistenza e guardando in faccia le verità più sconsolanti; ma i freddi raziocinii non gli mutano il cuore. Possono dimostrargli che i suoi più nobili sentimenti sono illusioni; non valgono a strapparglieli dal petto: anzi diresti che quanto più il poeta ne scorge la vanità, tanto più forte li ami. E in questo amore fatale, che dal cuore di lui si trasfonde intero ne' suoi versi, sta il grande segreto dei nobili effetti che produce la lettura di quelli. Al sentimento bi

sogna parlare col sentimento, alla ragione colla ragione. Molti faranno lunghissimi e bellissimi discorsi intorno all'amore di patria; e ti lascieranno freddo come un marmo. Perchè? perchè le loro parole venivano dalla testa, non dal cuore. Altri invece vorrà persuaderti che l'anima tua non morrà, e ti declamerà uno squarcio di filosofia sentimentale. Il Leopardi ti guida ragionando alla infinita vanità d'ogni cosa, e per via avvicinando il suo cuore al tuo, ti comunica le sue generose passioni. Se talora egli mostrerà di credere che il suo cuore è morto, sarà breve inganno. Esso vive, e non può morire che con lui. Cominciò poeta grandissimo colla canzone, tutta bollente di nobili affetti, all'Italia; finirà col terribile sogghigno dei Paralipomeni; ma anche qui, già vecchio a trentanove anni, ti mostrerà che durano le sue nobili illusioni uscendo in quella stupenda invocazione alla virtù nella fine del canto V. (11) Alle parole di lui al Giordani sopra riferite sono commento e compimento queste al Jacopsen. Je conviendrai que la vertu, comme tout ce qui est beau et tout ce qui est grand, ne soit qu'une illusion. Mais si cette illusion était commune, si tous les hommes croyaient et voulaient être vertueux, s'ils étaient compatissans, bienfaisans, généreux, magnanimes, pleins d'enthousiasme; en un mot, si tout le monde était sensible (car je ne fais aucune difference de la sensibilité à ce qu'on appelle vertu), n'en serait-on pas plus heureux? Chaque individu ne trouverait-il pas mille ressources dans la société ? Celle-ci ne devrait-elle pas s'appliquer à réaliser les illusions autant qu'il lui serait possible, puisque le bonheur de l'homme ne peut consister dans ce qui est réel?, (12)

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Chi meglio d'ogni altri conobbe e giudicò il Leopardi

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