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Mi sono proposto di venir pubblicando in edizioni di piccolo formato, ma di caratteri non troppo minuti, una raccolta delle opere più importanti della nostra letteratura così antiche come moderne. Fra i volumi così detti Charpentier e i diamanti del Barbèra parmi a torto quasi obliato dagli editori moderni il sesto degli Elzeviri, comodo a maneggiare, e che pur si presta ad una stampa non troppo nemica degli occhi. Io mi provo a rimetterlo in onore; e parmi di cominciar bene cominciando colle poesie del Leopardi.

Credo di poter chiamare completa questa edizione. Certo fu fatto quanto era possibile perchè nulla vi mancasse; e si vantaggia sopra le altre di parecchi componimenti parte inediti, parte rarissimi, e delle Postille di quel valentuomo dell' Ambrosoli ai Paralipomeni della Batracomiomachia.

Il ritratto del poeta è stato disegnato sopra la maschera da Amos Cassioli.

FRANC. VIGO.

Anche oggi, compiendosi trentatre anni dalla sua morte, il nome di Giacomo Leopardi suona argomento di riverenza e di ammirazione in Italia e fuori. Non è molto che della vita e delle opere di lui ragionava lungamente ai suoi nazionali un illustre critico americano. (1) La Germania, che prima dell'Italia lo ammirò filologo sommo, ha aggiunto testè alle non poche che possedeva una traduzione nuova ed intera delle sue poesie; e una intera dei Canti uscì nel 1867 in Francia; dove fino del 1844 avea degnamente scritto del poeta italiano, e fattone gustare qualche saggio, il celebre autore dei Lundis. (2) In Italia le varie edizioni delle opere del Leopardi si mostrano già da tempo insufficienti ai desiderii del pubblico. E pur ieri la Rivista contemporanea annunziava come il professor Francesco De Sanctis fosse per recarsi a Napoli a farvi un corso di letture sopra il nostro poeta.

Mentre non corrono molto favorevoli i tempi a quella maniera di studi che parve buona al Leopardi, e non manca, com'è naturale, fra i letterati nostri che han maggior grido chi gli neghi le più alte qualità dell'ingegno, riesce a me un fenomeno singolare che duri ancora grande

la fama di lui. Ma questo fenomeno è senza dubbio la prova migliore della grandezza vera dell'uomo, imperocchè non sia dato ai mediocri comandare l'ammirazione di sè anche a chi professa le dottrine contrarie. Non c'è forse scrittore de' nostri che al pari di lui sia stato e sia 10dato da uomini d'opinioni, e letterarie e filosofiche, più disparate, (3) e intorno a cui siano stati proferiti, anche dagli amici ed ammiratori suoi più degni, giudizi più opposti. Perchè l'uomo amando sopra tutti sè, e pregiando sopra quelli di ogni altro i pensieri suoi, accade che parecchi trovino nel Leopardi, oltre ciò che vi è, anche ciò che vi mette la loro fantasia. Onde ognuno si forma poi dello scrittore una immagine a modo suo sempre più o meno lontana dal vero.

Quelli che ammirano l'ingegno del Leopardi e ne disapprovano le opinioni, vogliono persuadersi ch'e' sarebbe stato dei loro se non erano le tali o tali altre circostanze che lo disviarono. E chi attribuisce alla perniciosa influenza d'un amico la qualità de' suoi pensieri e ragionamenti, e chi alle malattie che gli fecero lunga di dolori la vita brevissima; non si accorgendo gli uni che per quella guisa riducono un grande uomo ad essere poco meno che un bambino, mostrando gli altri, non so con quanta generosità, di negar fede alle solenni dichiarazioni dello scrittore. Già fino del 1832 s'era in un giornale di Stuttgart (4) recato in mezzo cotesto argomento della infelicità a spiegare la filosofia del Leopardi. Il quale rispondeva subito al De Sinner, che aveagli mandato a leggere il foglio: "Quels que soient mes malheurs, qu'on a jugé à propos d'étaler et que peut être on a un peu exagérés dans ce journal, j'ai eu assez de courage pour

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