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sette anni, componesse alcuni versi che gli acquistarono il titolo di poeta ma il padre ciò non pertanto volle indirizzarlo 2 alla mercatura; e perchè in quella divenisse più esperto3 lo mandò prima a Parigi, e poi in altre città. Così fino all' età di vent'anni, il Boccaccio non potè darsi liberamente agli studi ai quali era nato; e allora pure dovette promettere di congiungere colla poesia il diritto canónico, che di que' tempi soleva aprire la via ai gradi più illustri e lucrosi 5. Ciascuno può imaginarsi con quanto ardore egli si diede allora alle lettere sì lungamente desiderate; ma l' obbedire alla condizione che il padre gli aveva imposta non era in suo potere, perchè l'animo gli rifuggiva dalla giurisprudenza non meno che dall' esercitare la mercatura. Il greco, il latino, le matemátiche furono gli studi ai quali il Boccaccio attese quindi in Napoli con grandissimo amore. A somiglianza dell' Alighieri e del Petrarca, ebbe anche il Boccaccio una passione amorosa, e da quella tolse argomento 8 a molte scritture.

Verso il 1350 il Boccaccio, per la morte del padre, si trasferì a Firenze, e s' acquistò ben presto sì grande stima, che la Repubblica gli commise più volte alcune gravi incombenze.

Negli ultimi anni della sua vita il Boccaccio dimorò quasi sempre in Certaldo. Nel 1373, uscito di lunga e pericolosa malattia, ebbe dai fiorentini incumbenza di leggere e commentare pubblicamente la Divina Commédia; ma l'inferma 10 salute lo costrinse a interrompere di frequente il corso delle lezioni, che poi la morte troncò nel 1375 addì 21 dicembre.

Ambrosoli.

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5.

Niccolò Machiavelli.

Addì 3 maggio 1469 nacque in Firenze Niccolò Machiavelli di famiglia non punto doviziosa1, benchè già illustre per grandi magistrature 2. Perdette il padre mentr' era ancora appena di 16 anni; dipoi fu educato per cura della madre.

De' suoi studi per altro 3, come in generale della sua giovinezza, non ci furono tramandate 4 notizie.

Accostossi primamente a' púbblici affari nel 1494; nel 1498 fu eletto Segretario, d'onde poi molti sogliono chiamarlo il Segretario Fiorentino.

Egli cominciò adunque la sua pubblica vita in circostanze difficilissime, quando per la cacciata 5 dei Medici successero i tempi tumultuosi del Savonarola, e per le invasioni straniere le cose della politica non furono più circoscritte dentro i confini d'Italia, ma si stesero a gran parte d'Europa. Il Machiavelli in questa condizione di cose potè dare ai lunghi suoi studi quel compimento che viene dall' esperienza, e nelle molte legazioni 9 a tutti gli stati d'Italia, all' imperatore, al re di Francia, imparò a conoscere gli affari e gli uomini di quella età per tal modo, che sotto il nome di semplice segretario diventò in breve un personaggio di grande importanza.

Dopo quattordici anni pertanto (dal 1489 al 1512), il Machiavelli pel ritorno de' Medici rassegnò 10 il segretariato, diventando semplice cittadino. Non molto dopo i nuovi dominatori sospettarono ch'ei fosse cómplice 11 di una congiura 12 ordita 13 contro di loro; onde fu imprigionato e sottoposto alla tortura. ,,Sono stato (così ne scrive egli stesso) per perdere la vita, la quale Iddio e l'innocenza mia mi han salvata; tutti gli altri mali e di prigione e d'altro ho sopportato." Ben è il vero che quando Giovanni de' Medici (Leone X) fu creato pontéfice, si trovò compreso nell' amnistia accordata a tutti coloro che si credevano avversi a quella famiglia; ma non ebbe perciò nè l'antica sua cárica nè verun' altra, e fu lasciato in ozio dannosissimo a lui, nato in povera fortuna, non arrichítosi nelle magistrature, marito, e padre di quattro figliuoli.

Si ritrasse in una sua casa campestre, dove sforzandosi di obliare l'ingiúria della presente fortuna, distraévasi 14 durante il giorno alla meglio, in cacce, in esercizi e in compagnie d'ordinario non bene convenienti a tant' uomo. Venuta poi la sera, spendeva molte ore della notte leggendo gli scritti

dei sommi antichi, e meditando sopra le cose di Firenze e d'Italia. E fu in questi anni che compose la maggior parte delle sue opere.

Le principali opere del Machiavelli sono il Principe, i Discorsi, l'Arte della guerra, e le Storie.

Ambrosoli.

1 reich 2 öffentliches Amt übrigens 4 überliefern 5Verbannung 6 unruhig 7 Einfall 8 Vollendung Gesandtschaft 10 resigniren 11 Mitschuldiger 12 Ver= schwörung 18 anzetteln 14 sich zerstreuen.

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6.

Vittorio Alfieri.

Vittorio Alfieri nacque in Asti il 17 gennaio 1749. Passò vari anni in un collegio a studiare le lettere e la filosofia, ma ne trasse pochissimo frutto. Uscito di collegio, si dette 1 a viaggiare, e in breve tempo girò gran parte d'Italia, andò in Francia, in Olanda, in Inghilterra. Poi in un secondo viaggio visitava quasi tutta Europa, ma al solito senza trarne alcun frutto, spendendo appassionatamente 2 in cavalli. Finalmente si fermò a Torino, e quivi per qualche tempo continuò la solita vita dissipata3. Ma alla fine noiato dell' ozio, e vergognatosi della sua crassa ignoranza e del suo bárbaro gusto, si dà tutto allo studio, e vuol diventare poeta. Il desiderio della gloria lo sprona 5; egli non perdona a fatica, non conosce ostacoli, rifa da capo gli studi, veglia le notti intiere sui libri italiani e latini, impara la lingua e diviene robusto scrittore. Dopo vari anni compone applaudite 8 tragédie, e viene salutato riformatore del teatro italiano. Nel 1789 stampa a Parigi quattro volumi di tragedie; e si trova presente al gran commovimento", che agitò tutta Europa. Nel 1797, quarantesimo ottavo dell' età sua, si dà allo studio del greco, lo impara in modo da leggere e tradurre i trágici greci, e da scrivere egli stesso nella lingua medesima.

Morì a Firenze il di 8 ottobre del 1803, e nella chiesa in Firenze ove stanno gli altri grandi italiani la contessa d'Albany gli fece innalzare un bel monumento da Antonio Canova.

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1 darsi a. q. c., anfangen leidenschaftlich ausgelassen grob 5 auspornen wieder beginnen fräftig mit Beifall aufgenommen Aufregung.

7.

Giotto pittore.

Nella villa di Vespignano, quattordici miglia fuor di Firenze, correndo l'anno 1279, nacque ad un certo Bondone, lavoratore di campi, un bambino, cui pose il nome Giotto. Il buon uomo. allevò costumatamente il figliuolo, e questi per la straordinaria sua prontezza d'ingegno1 era carissimo non solo ai genitori, ma a tutti quelli che lo conoscevano.

Appena Giotto ebbe compito i dieci anni, che il padre gli diede a páscere le pécore. Il buon fanciullo le conduceva. qua e là nei prati; e piuttosto che stare oziosamente sdraiato2, come, pur troppo, male usano molti pastorelli, prendeva diletto. a delineare 3 nell' arena o sulle pietre i contorni delle cose naturali che più gli ferivano la fantasia.

Un di stava egli disegnando, con un sasso appuntato 5, su di una lastra pulita, una sua agnellina 8. Passò in quella9 un pittore chiamato Cimabue, e stupì vedendo, come un fanciullo senza studio alcuno sapesse figurare sì bene una pecora. Allettato 10 dalla manifesta 11 disposizioni 12 all' arte, e delle pronte 13 risposte di Giotto, gli dimandò se voleva venire a star con lui. Giotto, che rispettava sopratutto i suoi parenti, gli rispose: „Volontieri, o signore; ma prima è necessario che se ne contenti mio padre, cui per nessuna cosa al mondo io disubbidirei."

Cimabue andò allora dal Bondone; gli domandò il figliuolo; e il padre glielo concesse. Lo condusse quindi a Firenze; ove prese 14 ad istruirlo con amore nella pittura.

Il giovinetto era così attento e docile agli ammaestramenti di Cimabue, che presto si fece avanti nell' arte, e diventò il primo pittore de' suoi tempi. Quando fu vecchio gli uomini più ragguardevoli della città, gli insigni poeti italiani, Dante Alighieri e Francesco Petrarca, trattavano con lui domesticamente 15, e amavano molto lo spirito acuto 16 del pittore. Tutti volevano aver Giotto; perchè era allegro e buon com pagno. Con lui non c'era mai penuria 17 di giuochi innocenti

e di argute 18 risposte. Una volta essendo Cimabue uscito fuor di bottega, Giotto dipinse una mosca così al naturale sur un ritratto colorito dal maestro, che allorquando Cimabue tornò a casa e vide la mosca, si mise a scacciarla colla mano, pensando che veramente fosse viva; del che molto risero i garzoni 19 e quelli che erano allora nella bottega.

Giotto colorì benissimo dei soggetti tolti dall' istoria sacra, in Santa Croce in Firenze, nel duomo d'Arezzo, in Assisi ed altrove. Vedesi tuttodì 20 nel Palazzo Vecchio di Firenze il ritratto genuino 21 di Dante, opera del suo pennello 22.

con

Accadde a que' tempi che il papa volendo ornare magnifiche pitture la chiesa di San Pietro, mandò un suo cortigiano 23 a visitare i più eccellenti maestri d'Italia, acciocchè ne ponderasse 24 il merito, e gli riferisse 25 le prove dei migliori. Quando l'inviato 26 del papa giunse a Firenze, era già ricco di bei disegni consegnátigli dai pittori da lui visitati; in essi avevano quelli artisti sfoggiato 27 la perízia loro, nella speranza di venire eletti ad eseguire il dipinto di San Pietro di Roma.

Una mattina andò il gentiluomo in bottega di Giotto, gli espose la mente 28 del papa, ed in ultimo gli chiese qualche suo piccolo disegno per mandarlo a sua Santità. Giotto, ch' era. garbatissimo, prese un foglio ed in esso con un pennello tinto di rosso, fece senza compasso 29 un tondo 30 perfetto. Pareva al gentiluomo che nulla provasse quel sémplice tondo; perciò tenendosi quasi per beffato, disse: „Non ho io ad aver altro disegno che questo?" Cui rispose Giotto: „Egli è anche troppo; mandatelo a Roma insieme cogli altri, e vedrete che ben sarà conosciuto." Così fece il cortigiano, raccontando per iscritto al papa aver egli veduto Giotto a far quel tondo senz' uso di seste 31. Il sommo pontéfice 32 e molti intendenti conoscendo la gran difficoltà di segnare un circolo perfetto senz' ajuto d'istrumenti, ed avendo già molto sentito lodare i meriti di quest' artista, compresero esser probabile che Giotto superasse tutti i pittori del suo tempo. Laonde 33 il papa chiamò lui con onore e buoni stipendi a dipingere nella tribuna 34 e nella sagrestia di San Pietro. Da questo fatto nacque il detto, che

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