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SEZIONE QUARTA.

POESIE.

n

1.

Addio di Ettore e Andrómaca.
Finito non avea queste parole
La guardiana 1, che veloce Ettorre
Dalle soglie si spicca 2, e, ripetendo
Il già corso sentier, fende diritto
Del grand' Ilio le piazze: ed alle Scee;
Onde al campo è l'uscita, ecco d'incontro
Adromaca venirgli, illustre germe 3
D'Eezione, abitator dell'alta

Ipóplaco selvosa, e de' Cilici
Dominator dell' ipoplacia Tebe.

Ei ricca di gran dote al grande Ettorre
Diede a sposa costei, ch'ivi allor corse
Ad incontrarlo; e seco iva l'ancella
Tra le braccia portando il pargoletto 4.
Unico figlio dell'eroe troiano,
Bambin leggiadro come stella. Il padre
Scamandrio lo nomava, il vulgo tutto
Astianatte, perchè il padre ei solo
Era dell'alta Troia il difensore.
Sorrise Ettorre nel vederlo, e tacque.
Ma di gran pianto Andromaca bagnata
Accostossi al marito, e per la mano
Stringendolo, e per nome in dolce suono
Chiamandolo, proruppe: Oh troppo ardito!
Il tuo valor ti perderà; nessuna
Pietà del figlio nè di me tu senti,
Crudel, di me che vedova infelice
Rimarrommi 6 tra poco, perchè tutti

3

Amme sich entfernen Sprößling Kind 5 Volk rimarrommi

= mi rimarrò

Di concerto gli Achei contro te solo
Si scaglieranno a trucidarti 8 intesi;

E a me fia meglio allor, se mi sei tolto,
L' andar sotterra. Di te priva, ahi lassa!
Ch'altro mi resta che perpétuo pianto?

Omero-Iliáde, Trad. di V. Monti.

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1

Era Laocoonte a sorte eletto

Sacerdote a Nettuno; e quel dì stesso
Gli facea d'un gran toro ostia 1 solenne:
Quand' ecco che da Ténedo (m' agghiado 2
A raccontarlo) due serpenti immani3
Venir si véggon parimente al lito 4,
Ondeggiando coi dorsi onde maggiori
Delle marine allor tranquille e quete.
Dal mezzo in su fendean coi petti il mare
E s'ergéan con le teste orribilmente
Cinte di creste 5 sanguinose ed irte 6.
Il resto con gran giri e con grand' archi
Traéan divincolando, e con le code
L'acque sferzando 8 sì, che lungo tratto
Si facéan suono e spuma 9 e nebbia intorno.
Giunti alla riva, con fieri occhi accesi
Di vivo foco e d'atro sangue aspersi
Vibrâr 10 le lingue, e gittâr fischi orribili.

Noi di paura sbigottiti e smorti

Chi qua, chi là ci dispergemmo; e gli angui 11
S'affilâr 12 drittamente a Laocoonte;

E pria di due suoi pargoletti figli

Le tenerelle membra ambo avvinghiando 13,
Sen fêro 14 crudo e miserabil pasto.
Poscia a lui, ch'a' fanciulli era con l'arme
Giunto in aiuto, s'avventâro, e stretto
L'avvinser sì, che le scagliose 15 terga 16
Con due spire 17 nel petto e due nel collo
Gli racchiusero il fiato 18; e le bocche alte

=

4

6

13

um=

8 Opfer erstarren ungeheuer Gestade Kamm aufgerichtet winden peitschen Echaum 10 vibrâr vibrarono dlange 12 sich in gerader Linie bewegen schließen 14 fêro fecero 15 schuppig 16 Rücken 17 Windung 18 Athem. Lardelli, ital. Lesebuch.

=

19

Entro al suo capo fieramente infisse,
Gli addentarono il teschio 19. Egli, com'era
D'atro sangue, di bava 20 e di veleno
Le bende e'l volto asperso, i tristi nodi
Disgroppar 21 con le man tentava indarno,
E d'orribili strida il ciel feriva;

Qual mugghia il toro allor che dagli altari
Sorge ferito, se del maglio 22 appieno
Non cade il colpo, ed ei lo sbatte 23 e fugge.
I fieri draghi alfin dai corpi esangui 24
Disviluppati, in vêr 25 la rocca insieme,
Strisciando e zufolando 26, al sommo ascesero;
E nel tempio di Palla 27, entro al suo scudo
Rivolti 28, a' pie' di lei si raggruppâro 29.

=

Virgilio-Enéide.

19 Schädel 20 Schaum 21 auflösen 22 Hammer 23 abschütteln 24 blutlos 25 vêr = voc. poet. für verso 26 zischen Palla Pallade 28 aufrollen 29 si raggruppâro raggrupparono sich zusammenziehen.

2

=

3. Caronte.

Ed ecco verso noi venir per nave
Un vecchio bianco per antico pelo 1,
Gridando: Guai a voi, anime prave: 2

Non isperate mai veder lo cielo:
I'vegno per menarvi all'altra riva,
Nelle tenebre eterne, in caldo e in gelo:
E tu che sei costì, anima viva,
Partiti da cotesti che son morti.
Ma poi ch'ei vide ch'io non mi partiva,

Disse: Per altre vie, per altri porti
Verrai a piaggia, non qui: per passare,
Più lieve legno 3 convien che ti porti.

E il duca a lui: Caron, non ti crucciare 5,
Vuolsi così colà dove si puote 6

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1Haar verderbt, lasterhaft Schiff duca die Hölle begleitet sich ärgern 6puote schwarzblau.

10

Ma quell'anime ch'eran lasse e nude,
Cangiâr 10 colore e dibattero i denti,
Ratto che inteser le parole crude.

Poi si ritrasser tutte quante insieme
Forte piangendo, alla riva malvagia,
Ch'attende ciascun uom che Dio non teme.

Caron dimonio, con occhi di bragia 11,
Loro accennando, tutte le raccoglie;
Batte col remo qualunque s'adagia 12.

Come d'autunno si levan le foglie
L'una appresso dell'altra infin che'l ramo
Rende alla terra tutte le sue spoglie 13;

Similmente il mal seme 14 d'Adamo:
Gittansi di quel lito ad una ad una
Per cenni, com' angel per suo richiamo. 15

Così sen vanno su per l'onda bruna,
Ed avanti che sian di là discese,
Anche di qua nova schiera s'aduna.

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cangiâr cangiarono 11 Gluth 12 sich segen 13Bekleidung, Laub 1 die Nachkommenschaft 15 Lockpfeife.

4.

Trágica fine di Catbar, di Ducomano e di Morna.

... Catbar cadeo 1

Per man di Dueomano appo 2 la quercia
Del mormorante río 3; Ducoman poscia
Venne all' antro 4 di Tura, e a parlar prese
All' amabile Morna: O Morna, o fiore
Delle donzelle, a che ti stai soletta
Nel cerchio delle pietre, entro lo speco?
Sei pur bella, amor mio: sembra il tuo volto
Neve là nel deserto, e i tuoi capelli
Fiocchi di nebbia che serpeggia e sale
In tortosi vórtici, e s'indora

Al raggio occidental: e le tue braccia
Due tornite 5 marmóree colonne,
Che sorgon di Fingallo entro le sale.

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E donde vieni? l'interruppe allora
La donzelletta dalle bianche braccia:
Donde ne vieni, o Ducoman, fra tutti
I viventi il più tetro? Oscure e torve 6
Son le tue ciglia, ed hai gli occhi di bragia.
Comparisce Svaran? Di', del nemico

-

Qual nuova arrechi, Ducomano ?" „O Morna,
Vengo dal colle, dal colle de' cervi
Véngone a te: coll'infallibil arco
Tre pur or ne trafissi, e tre ne presi
Coi veltri della caccia. Amabil figlia
Del nobile Cormante, ódimi: io t'amo
Quanto l'anima mia: per te col dardo
Uccisi un cervo maestoso; avea

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Alta fronte ramosa e pie' di vento."
"Ducoman," ripigliò placida e ferma
La figlia di Cormante: or via, non t'amo,
Non t'amo, orrido ceffo; hai cor di salce,
Ciglio di notte. Tu, Catbar, tu solo
Sei di Morna l'amor, tu che somigli
Raggio di sole in tempestoso giorno.
Di', lo vedesti amabile, leggiadro

Sul colle de' suoi cervi? In questa grotta
La sua Morna l'attende."

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Morna l'attenderà“, ferocemente

E lungo tempo

Riprese Ducoman: siede il suo sangue

Sopra il mio brando 10. Egli cadeo sul Brano 11

La tomba io gli alzerò!

Ma tu, donzella,

Volgiti a Ducomano che ha'l braccio

Forte come tempesta.

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Oimè! cadeo

Il figlio di Torman ?" disse la bella
Dall'occhio lagrimoso; il giovinetto

Dal bel petto di neve? ei ch'era il primo
Nella caccia del colle? il vincitore

Degli stranier dell' oceáno 12? Ah truce,
Truce 18 sei, Ducoman; crudele a Morna
È'l braccio tuo. Dammi quel brando almeno,
Crudo nemico, ond' io lo stringa; io amo
Il sangue di Catbar." Diede la spada
Alle lagrime sue: quella repente

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Passógli il petto: ei rovinò qual ripa

6

grimmig, wild vengone = ne vengo

8 Windhund Kieselstein 10 Schwert

9

"Fluß in Irland 12 sonst azzentuirt man océano 13wild, grausam.

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