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Toledo in virtù dell'importanza delle loro sedi; mentre gli altri primati che vennero di poi ripetevano la loro posizione privilegiata dalla sede romana.

§ 8. IV. Evoluzione nella chiesa greca.

(Hatch, in Smith and Cheetham Dictionary of Chr. antqu. s. v. Patriarch. Primate. Maassen, Das Primat der Bischöfe v. Rom. u. d. alten Patriarchalkirchen, Bonn 1853].

I. La costituzione metropolitana si riannoda alla costituzione provinciale romana. La più alta unità politica al di sopra delle provincie era la diocesi 1); e di ciò si tenne appunto conto nel formare la costituzione ecclesiastica). Fu per ciò che i vescovi di Alessandria 3), capitale dell'Egitto (il quale se bene abbia ricevuto una diocesi solo dal 365 al 386, però pare avesse già prima ottenuto una posizione politicamente indipendente), e di Antiochia (dioc. d'Oriente), acquistarono la facoltà di governare i metropolitani dei loro distretti; facoltà analoga a quella che spettava al vescovo di Roma sui vescovi d'Italia 1), e sancita nel

§ 8. 4) L'oriente si divideva al tempo del concilio di Nicea nelle seguenti diocesi: Oriente, Ponto, Asia, Tracia. Mommsen, in Abh. d. Berl. Akad. 1862, 489, sg.

3) Vedi § 7. In origine le comunità apostoliche godevano di una particolare considerazione (vedi August., De peccat. mer. et remiss. I, 50 [Opp. Par. 1838, 10. 224], Pelagius I presso Mansi, 9, 716, 732), ma a poco a poco le città maggiori vennero acquistando una tale preponderanza, che le minori sedi apostoliche (Corinto, Tessalonica e in ultimo anche Efeso) non poterono più mantenere la loro antica posizione. Anzi quanto a Costantinopoli la sua posizione venne ufficialmente fondata sulla sua politica importanza (vedi sotto n. 7, 8). Harnack, Dogmengesch., 2, 99. Vedi anche Nov. XI di Giustin.: Quum enim in antiquis temporibus Firmi praefectura fuerit constituta, ibique omne fuerit Illyrici fastigium tam in civilibus quam in episcopalibus causis, postea autem... Apennius praefectus praetorio de Fir

mitana civitate in Thessalonicam profugus venerat, tunc ipsam praefecturam et sacerdotalis honor secutus est, et Thessalonicensis episcopus non sua auctoritate, sed sub umbra praefecturae meruit aliquam praerogativam.

3) I vescovi di questa città, che sapevano quel che volevano, miravano al primato su l'Oriente. Ora i vescovi romani, finchè ciò corrispose ai loro sforzi per combattere la posizione dei costantinopolitani, procedettero d'amore e d'accordo cogli alessandrini, ma in seguito Leone I riuscì in unione con l'imperatore a deprimere il patriarca d'Alessandria; il che per vero non condusse ad altro se non a ciò, che l'imperatore pose nel secondo luogo il patriarca di Costantinopoli. Invano Leone protestò (vedi sotto no 11) e cercò di ripristinare gli accordi con Alessandria. Vedi Harnack, Dogmengesch., 2, 341. 350.

4) Vedi intorno a questi Hinschius, Kirchenr., 1, 554, sg., e specialmente Löning, Gesch., 1, 430 sg.

325 in Nicea 5). A costoro, detti più tardi patriarchi ), si un nell'anno 451 ) per le diocesi d'Asia, Tracia e Ponto, il vescovo di Costantinopoli, il quale gia nel 381 aveva ottenuta una preminenza d'onore sugli altri, pero solo dopo il vescovo di Roma ); e lo stesso fece nel 451 il vescovo di Gerusalemme, la cui posizione onorifica era già stata riconosciuta dal concilio niceno, e che fondandosi su di essa era riuscito a liberarsi dalla autorità del suo metropolitano (di Cesarea). Tutti costoro ispezionavano le loro diocesi, ordinavano i metropolitani ed i vescovi, o davano almeno la loro approvazione alla ordinazione di questi ultimi, la quale spettava ai metropolitani, convocavano sinodi, fungevano da giudici dei metropolitani e come tribunale di appello per le loro sentenze. II. Per quanto il patriarca di Costantinopoli avesse soltanto una supremazia sugli esarchi, e non sugli altri patriarchi orientali, esso seppe però, come vescovo della capitale, appoggiato dall'imperatore nelle sue intraprese ), rendersi soggetti anche questi ultimi 10). Con ciò esso si pose col vescovo di Roma in un con

5) Concil. Nicaen., 325, c. 6 (Bruns, 1, 15): Τὰ ἀρχαῖα ἔθη κρατείτω τὰ ἐν Αἰγύπτῳ καὶ Λιβύῃ καὶ Πενταπόλει, ὥστε τὸν Ἀλεξανδρείας ἐπίσκοπον πάντων τούτων ἔχειν τὴν ἐξουσίαν, ἐπειδὴ καὶ τῷ ἐν τῇ Ῥώμῃ ἐπισκόπῳ τοῦτο συνηθές ἐστιν· ὁμοίως δὲ καὶ κατὰ Ἀντιόχειαν καὶ ἐν ταῖς ἄλλαις ἐπαρχίαις τὰ πρεσβεία σώζεσθαι ταῖς ἐκκλησίαις· και θόλου δὲ πρόδηλον ἐκεῖνο, ὅτι εἴ τις χωρὶς γνώμης τοῦ μητροπολίτου γένοιτο ἐπίσκοπος, τὸν τοιοῦτον ἡ μεγάλη σύ νοδος ὥρισε μὴ δεῖν εἶναι ἐπίσκοπον· ἐὰν μέντοι τῇ κοινῇ πάντων ψήφῳ, εὐλόγῳ οὔσῃ καὶ κατὰ κανόνα ἐκκλησιαστικόν, δύο ἢ τρεῖς δι' οἰκείαν φιλονεικίαν ἀντιλέγωσι, κρατείτω ἡ τῶν πλειόνων ψῆφος.

6) In origine era questa la denominazione di un ufficiale giudeo, che sparve nella prima metà del V secolo.

7) Conc. Chalcedon., 451, c. 28 (Bruns, 1,33): Καὶ ὥστε τοὺσ τῆς Ποντικῆς καὶ τῆς Ἀσιανῆς καὶ τῆς Θρακικῆς διοικήσεως μητροπολίτας μόνους, ἔτι δὲ καὶ τοὺς ἐν τοῖς βαρβαρικοῖς ἐπισκόπους τῶν προειρημένων διοικήσεων χειροτονεῖσθαι ἀπὸ τοῦ προειρημένου ἁγιωτάτου θρόνου τῆς κατὰ Κωνσταντινούπολιν ἁγιωτάτης ἐκκλησίας, δηλαδὴ ἑκάστου

μητροπολίτου τῶν προειρημένων διοικήσεων μετὰ τῶν τῆς ἐπαρχίας ἐπισκόπων χειροτονοῦντος τοὺς τῆς ἐπαρχίας ἐπισκόπους, καθὼς τοῖς θείοις κάνοσι διηγόρευται· χειροτονεῖσθαι δὲ, καθὼς εἴρηται, τοὺς μητροπολίτας τῶν προειρημένων διοικήσεων παρὰ τοῦ Κωνσταντινουπόλεως ἀρχιεπισκόπου, ψηφισμάτων συμφώνων κατὰ τὸ ἔθος γενομένων καὶ ἐπ ̓ αὐτὸν ἀναφερομένων.

8) Conc. Constant., I, 381, c. 3 (ibid., 1,21): Τὸν μέντοι Κωνσταντινουπόλεως ἐπίσκοπον ἔχειν τὰ πρεσβεῖα τῆς τιμῆς μετὰ τὸν τῆς Ῥώμης ἐπίσκοπον, διὰ τὸ εἶναι αὐτὴν νέαν Ρώμην.

9) Nov. lustiniani, 131 (a. 545) c. 2: Ac propterea sancimus, ut secundum earum (cioè dei sinodi succitati) regulas sanctissimus veteris Romae papa primus omnium sacerdotum sit, beatissimus vero archiep. Constantinopolis, novae Romae, post sanctissimam apostolicam sedem veteris Romae secundum locum habeat, reliquis vero omnibus praeferatur.

10) Conc. Chalcedon. (451), c. 9 (ed. Bruns, 1, 28): ... εἰ δὲ καὶ κληρικὸς ἔχοι πρᾶγμα πρὸς τὸν ἴδιον ἐπίσκοπον ἢ πρὸς ἕτερον, παρὰ τῇ συνόδῳ τῆς ἐπαρχίας δικαζέσθω· εἰ δὲ πρὸς τὸν τῆς

trasto "), che andò facendosi sempre più acuto, e che in ultimo, dopochè gli altri patriarcati dell'impero romano d'oriente (637-40) furono occupati dai Maomettani, e quello di Costantinopoli divenne per tal modo l'unico rappresentante della chiesa romana di oriente, finì con la separazione di questa dalla romana d'occidente 12).

$ 9. V. Il vescovo di Roma.

[Bickell, Gesch. d. Kirchenr. vol. 1, part. 2, 194 sg. Janus, Der Papst und d. Concil., Leipz. 1869. Delitzsch, Das Lehrsystem d. kath. Kirche, part. 1, Gotha 1875. Friedrich, Z. ältest. Gesch. des Primats i. d. Kirche, Bonn 1879. V. Lipsius, Die Quellen d. Petrussage, Kiel 1872. Harnach, Dogmengesch, 1, 400 sg.].

I. Non vi è testimonianza che la chiesa postapostolica abbia avuto un capo unico; e per quanto Giacomo come fratello di Cristo abbia potuto aspirare ad una autorità direttiva, ogni pretesa di tal genere divenne ad ogni modo impossibile dopo la distruzione di Gerusalemme.

II. Ma appunto perciò erano gli sguardi di tutti a quel tempo rivolti a Roma 1), ove esisteva già anticamente una comunità cristiana, ove un apostolo aveva insegnato, ed ove in quel tempo si riteneva avesse pure spiegata la sua attività il capo degli apostoli giudeo-cristiani, Pietro 2). Qui erano stati fissati i principii

αὐτῆς ἐπαρχίας μητροπολίτην ἐπίσκοπος ἢ κληρικὸς ἀμφισβητοίη, καταλαμβανέτω ἢ τὸν ἔξαρχον τῆς διοικήσεως ἢ τὸν τῆς βασιλευούσης Κωνσταντινουπόλεως θρόνον, καὶ ἐπ' αὐτῷ δικαζέσθω.

11) Leo I, ep. ad Pulcheriam ao. 452 (opp. ed. Ballerini, 1, 1157, Venet., 1753): Consensiones vero episcoporum (cioè la decisione del Conc. di Calced., vedi nota 10) sanctorum canonum apud Nicaeam conditorum regulis repugnantes, unita nobiscum vestrae fidei pietate in irritum mittimus, et per auctori tatem b. Petri apostoli generali prorsus definitione cassamus.

12) Laemmer, Papst Nicolaus I, u. d. byzant. Staatsk. s. Zeit, Berl. 1857; Pichler, Gesch. d. kirchl. Trenn. zw. Orient. u. Occident, Münch. 1864; Her

genröther, Photius, Regensb. 1867; Tosti, Storia dell'origine dello scisma greco, Roma 1888. La chiesa greca

si divide a seconda delle varie nazioni in bizantina ed orientale (nestorianasiriaca, giacobitica-siriaca, copta, armena).

§ 9 ) Vedi G. Frörer, Allg. Kirchengesch. 1, 253 (Stutt. 1841); Rothe, Vorles. üb. KGesch. (edite da Weingarten, Heidelb. 1875) 1, 75.

2) Vedi la letteratura in Kurtz, Kirchengesch., § 17, n° 1. Più recentemente: Langen, Gesch. d. röm. K. (Bonn 1881), 40 sg. Jungmann, Dissert.sel. in Hist. eccl., 1, 27 (Ratisb. 1880). Esser, D. heil. Petr., Anfenth., Episk. u. Tod. z. Rom., Bresl., 1889.

più importanti, che dovevano servir di norma nel formare la costituzione 3). Qui aveva la comunità sempre vigorosamente difesa la tradizione apostolica '); e quando Ireneo) volle tener ferma l'unità della fede entro la tradizione apostolica, pensò di preferenza a Roma ed ai principii di fede ivi in vigore.

III. Così già in antico la comunità romana ricca) e molto influente a corte), si prese cura anche delle altre comunità cristiane). A Roma inoltre si rivolsero nelle controversie dogmatiche alcune comunità dell'Asia minore ed ivi per quelle ebbero a patrocinare dei confessori gallici ). Ora, per quanto queste circostanze puramente di fatto siano venute meno quando anche le altre comunità vennero organizzate sotto un vescovo unico, pure rimanevano

3) È in Roma che si incontra dapprima una lista di vescovi che rimonta fino agli Apostoli. L'idea della successione apostolica fu usufruita dapprima dal vescovo di Roma; da lui fu dapprima fissato e trattato da maestro il pensiero politico della Chiesa. Ad un vescovo romano risalgono le disposizioni dell'VIII libro delle Costituzioni degli Apostoli, il quale è detto nei manoscritti greci Hippolytos; del resto anche gli arabici Canones Hippolyti editi dall'Haneberg non sono che una manipolazione di brani del vescovo romano suddetto (Vedi sotto § 33).

4) Spetta a Roma l'aver fissato dapprima con tanta esclusività un certo numero di libri del N. Testam. e l'aver dato loro il predicato di apostolici-cattolici; e a Roma parimente risalgono anche quelle minori redazioni, le quali presentano i singoli libri canonici nella forma in cui furono accolti. Il formulario battesimale della chiesa romana (V. anche Caspari in Zeitschr. f. k. Wiss. u. k. Leben. 1886, 352) venne intorno all'anno 180 fissato come regola apostolica.

5) Irenaeus adv. haereses, 3, 3, 2 (Migne Patr. gr., 7, 848): Sed quoniam valde longum est, in hoc tali volumine omnium ecclesiarum enumerare successiones, maximae et antiquissimae et omnibus cognitae a gloriosissimis duobus apostolis Petro et Paulo fundatae et constitutae ecclesiae, eam, quam habet ab Apostolis traditionem et annunciatam hominibus fidem, per successiones

episcoporum pervenientem usque ad nos indicantes, confundimus omnes eos, qui quoque modo... praeterquam oportet colligunt. Ad hanc enim ecclesiam propter potiorem principalitatem necesse est omnem convenire ecclesiam, hoc est eos

qui sunt undique fideles, in qua semper ab his, qui sunt undique, conservata est ea quae est ab Apostolis traditio.

6) Marcione le porta donativi per 200,000 sesterzi. Tertulliano, De praescr., 30 (ed. cit., 3, 20).

7) Lettera di Paolo ai Filippesi, 4, 22. 8) Vedi oltre alla cosidetta I. lettera di Clemente, quella di Dionisio da Corinto a Soter (166-174): Haec enim vobis ab exordio consuetudo est, ut fratres omnes vario beneficiorum genere affi ciatis, et ecclesiis quam plurimis, quae in quibusque urbibus constitutae sunt, necessaria vitae subsidia transmittatis. Et hac ratione tum egentium inopiam sublevatis, tum fratribus, qui in metallis detinentur, necessario suppeditatis: per haec quae ab initio transmittitis munera, Romanorum morem a maioribus acceptum Romani retinentes (Schönemann, epp. 81). Intorno ai sussidî materiali concessi da Roma vedi Eusebius, Hist. eccl., VII, 5, 2. Come per opera di Roma siasi ottenuta l'unione fra le singole chiese, vedi in Ritschl, Cyprian, 38.

9) Tertull. adv. Prax., c. 1 (ed. cit., 4, 248); Eusebius, Hist. eccl., V, 2, 4 (ed. Laemmer cit.); Dictionary of Christ. Biogr. 3, 937.

ancor sempre altri sufficienti fattori, di cui potevano avvantaggiarsi la chiesa romana ed il suo vescovo. Poichè, se la posizione politica di una città vescovile, come pure l'essere una comunità stata fondata da un apostolo, valevano già a conferire al loro vescovo un decisivo predominio anche nel reggimento della chiesa; per più forte ragione ciò doveva accadere quanto al vescovo di Roma, della capitale dell'impero, dell'unica chiesa d'Occidente, in cui avesse spiegata l'opera sua un apostolo.

IV. Così verso la metà del II secolo si venne manifestando nel vescovo di Roma la tendenza, che non ha però nulla a che fare con la qualità di patriarca che gli venne più tardi riconosciuta 1o), ad usufruire a suo vantaggio delle prerogative della comunità romana 11), e a pretendere un primato su tutta quanta la chiesa 1o). A dir vero questi primi tentativi naufragarono ancora contro l'opposizione degli altri vescovi. Intorno all'anno 200 Tertuliano 13) parla con disdegno di un vescovo, il quale chiamava se stesso episcopus episcoporum, e ancora nell'anno 256 un concilio africano. contiene una solenne protesta contro i tentativi di supremazia del vescovo di Roma "). Ma questi tentativi si ripeterono costante

10) Rufin, Hist. eccl., 1, 6 (Migne, Patr. lat., 21, 473): Et ut apud Alexandriam et in urbe Roma vetusta consuetudo servetur, ut vel ille Egypti vel hic suburbicariarum ecclesiarum sollicitudinem gerat. C. Nicaen. (325) versio prisca, 6 (Leon. I, opp. 1. c., 3, 498). V. § 8, 5: Antiqui moris est, ut urbis Romae episcopus habeat principatum, ut suburbicaria loca et omnem provinciam sua (m) sollicitudine gubernet. Vedi Hinschius, D. eccl., I, 544, sg..

11) Callisto (vedi § 5, 76) si riferisce dapprima a Matt. XVI, 18, sg., se bene non ancora nell'esclusivo senso posteriore. Vedi Harnack, D. Pseudocyprian. Traktat. de aleatoribus, Leipzig 1888. 74.

12) Vittore (189- circa 199) esclude di già coloro che non accolgono la sua regola pasquale non solo dalla comunità romana, ma dalla comunanza universale. Euseb., Hist. eccl., V, 27, 9. Vedi Harnack, D. Pseudocyprian. Traktat, loc. cit., 110.

13) De pudicit., c. 1 (ed. cit., 2, 135), così parimente Origenes, De orat.,

c. 28 (opp. De la Rue, 1, 256), Comm. in Matth. Opp. 3, 723.

14) Atti sinodali dei vescovi africani nel sinodo di Cartagine (256) (Corp. SS. eccl. 3, 1, 435): Superest, ut de hac ipsa re singuli, quid sentiamus profe ramus, neminem iudicantes aut a iure communicationis aliquem si diversum senserit, amoventes. Neque enim quisquam nostrum episcopum se episcoporum constituit, aut tyrannico terrore ad obsequendi necessitatem collegas suos adigit, quando habeat omnis episcopus pro licentia libertatis et potestatis suae arbitrium proprium tamque iudicari ab alio non possit, quam nec ipse possit alterum iudicare. Sed exspectemus universi iudicium domini nostri Iesu Christi, qui unus et solus habet potestatem et praeponendi nos in ecclesiae suae gubernatione et de actu nostro iudicandi. Vedi Firmiliano (Corp. SS., 1. c., 821): Iuste indignor ad hanc tam aper tam et manifestam Stephani (vescovo di Roma) stultitiam, quod qui sic de episcopatus sui loco gloriatur et, se successionem Petri tenere contendit, super quem fundamenta ecclesiae collocata sunt,

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