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Ove tanta tempesta in me si gira ? 8
L'angoscia che non cape dentro, spira
Fuor della bocca si, ch' ella s' intende,

9

Ed anche agli occhi lor merito rende. 10 La nemica figura, che rimane

Vittoriosa e fera,

E signoreggia la virtù che vuole,

11

Vaga di se medesma andar mi fane 12
Colà dov' ella è vera, 13

Come simile a simil correr suole:
Ben conosc' io che va la neve al sole;
Ma più non posso: fo come colui,
Che nel podere altrui

Va co' suoi piè colà dov' egli è morto: 11
Quando son presso, parmi udir parole
Dicer: vie via; vedrai morir costui?
Allor mi volgo per vedere a cui

Mi raccomandi: a tanto sono scorto

Dagli occhi che m' ancidono a gran torto. 15 Qual io divegna si feruto, Amore,

Sal contar tu,

16 non io,

Che rimani a veder me senza vita:

E se l'anima torna poscia al core,
Ignoranza ed oblio

Stato è con lei, mentre ch'ella è partita. 17

Com' io risurgo, e miro la ferita,

Che mi disfece quando io fui percosso,

Confortar non mi posso,

Si ch'io non tremi tutto di paura :

E mostra poi la faccia scolorita

Qual fu quel tuono che mi giunse addosso ;

Che se con dolce riso è stato mosso,

Lunga fïata poi rimane oscura,

Perché lo spirto non si rassicura. 18

Cosi m' hai concio, Amore, in mezzo l'alpi, 19 Nella valle del fiume,

Lungo il qual sempre sopra me sei forte:
Qui vivo e morto, come vuoi, mi palpi
Mercè del fiero lume,

Che folgorando fa via alla morte,

Lasso non donne qui, non genti accorte
Vegg' io, a cui incresca del mio male:
Se a costei non ne cale,

22

21

20

Non spero mai da altrui aver soccorso:
E questa, sbandeggiata di tua corte,
Signor, non cura colpo di tuo strale,
Fatto ha d'orgoglio al petto schermo tale,
Ch'ogni saetta li spunta suo corso;
Per che l'armato cuor da nulla è morso.
O montanina mia 24 Canzon, tu vai;
Forse vedrai Fiorenza la mia terra,
Che fuor di se mi serra,

Vota d'amore, e nuda di pietate :

Se dentro v' entri, va dicendo: omai
Non vi può fare il mio signor più guerra :
Là ond' io vegno una catena il serra
Tal, che se piega vostra crudeltate,
Non ha di ritornar più libertate. 25

23 •

Col nome di Dante Alighieri fu questa Canzone stampata nell'edizione Giuntina c. 30, ed in tutte le altre sì antiche che moderne. Col nome istesso si vede ne' Codici Laurenziani 42, 44 e 46 del Plut. XL, e in varj de' Riccardiani, l'autorità de' quali torna pressochè inutile, poichè non puossi dubitare un momento della sua autenticità.

Il Quadrio nella sua Storia e Ragione d'ogni poesia, vol. II, P. II, pag. 113, Milano 1742, dopo aver detto che la Canzone non è un agevol componimento, siccome alcuni han pensato, ma anzi in tutto e per tutto malagevolissimo, così conchiude: « Per metter fine » con vantaggio a questi miei insegnamenti, da Dante per la mag» gior parte cavati, vo' qui rapportare ad esempio la sua Canzone » Amor dacchè convien. Essa è di quelle ch' egli chiamò elegiache (cioè che trattano argomenti umili); nè perciò merita minore esti» mazione di qualche altra sua tragica, che pur è molto stimata. E

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per dir breve quel ch'io ne sento, questa è forse una delle mi

gliori Canzoni che abbia la volgar poesia.

Il primo verso del Commiato

« O montanina mia Canzon . . . »

fece credere al Quadrio che fosse stata scritta in qualche monte del Veronese, ove il Poeta star dovesse a diporto; e quindi dedusse che il fiume accennato ne' seguenti versi.

<< Così m'hai concio, Amore, in mezzo l' Alpi,

Nella valle del fiume,

Lungo il qual sempre sopra me sei forte, »>

dovesse esser l'Adige. Il Cav. Vannetti poi vuole, che fosse stata scritta nel mezzo delle Alpi Rezie e Trentine nella Val Lagarina. 26 lo finalmente ritengo col Dionisi, che il luogo, a cui quelle frasi accennano, sia la falda delle Alpi del Casentino, nel Valdarno Casentinese. Il fiume dunque qui nominato non è l'Adige, ma l'Arno, lungo il quale si trova Firenze, ove per Beatrice aveva il Poeta provato la forza d' Amore, ed ove poi aveva lasciato ogni cosa più caramente diletta. Crede il Witte, che sia questo il poetico componimento inviato da Dante al Malaspina insieme a quell' epistola, nella quale gli dà notizia della novella passione amorosa, che egli, appena giunto alle sorgenti dell' Arno, avea incominciato a provare per una bella Casentinese. Ciò, sebbene sembri probabile, e venga da me creduto, io non oserei affermare, sì perchè potrà ad altri apparire, che la Canzone si aggiri intorno ad argomento filosofico, sì perchè, vero essendo il fatto della Casentinese, e l'invio del poetico componimento, non discende la conseguenza che questa appunto debba esser la Canzone che di ciò fa parole.

1 D'ogni virtute spento, privo affatto d'ogni vigore.

2 Dammi savere a pianger come voglia, cioè, concedimi ch' io sappia piangere nel modo ch' io voglia.

3 Intendi: Sicchè le mie parole portino agli orecchi altrui il duolo che si snoda e scioglie, e lo significhino sì come io lo sento dentro di me.- Invece di portin la lez. comune è porti, ma non se ne cava un senso così chiaro come l'altro.

Nell' immagine mia, nella mia immaginativa.

5 Intendi: Io non posso evitare ch' ella non venga nella mia immaginativa, se non come posso evitare il pensiero che ve la mena; lo che è impossibile, perchè non posso non pensare, ed ogni mio pensiero è di lei.

"Intendi: L'anima, che follemente va in traccia del suo male, se la dipinge ognora, siccome ella è, bella e insensibile, e per questa guisa si forma da se medesima la sua pena.

Intendi: Poi riguarda la detta immagine, dipinta nella mia fantasia,

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Lo giel che m'era intorno al cuor ristretto,
Spirito ed acqua fessi, e con angoscia
Per la bocca e per gli occhi uscì del petto.

10 Lor merito rende, cioè, rende loro, agli occhi, la debita ricompensforzandoli a piangere.

sa,

11 La virtù che vuole, cioè, la volontà. Così nel Purg., XXI, 105: Ma non può tutto la virtù che vuole.

12 Fane, fa, per licenza chiamata da' Grammatici Epentesi; ma più veramente è voce del contado, che resta tuttavia. Così nel Paradiso, XXVII, 33: Pure ascoltando, timida si fane.

13 Intendi: L'immagine della mia nemica, essendo rimasta vincitrice della mia volontà, vaga di se medesima, cioè, invaghita del soggetto che rappresenta, mi fa andar colà dove ella è vera, cioè, dove non in immagine, ma dove realmente si trova.

14 Intendi: fo come quegli che di sua volontà va in potere d' altrui, colà dov' egli viene ucciso.

15 Intendi: Quando son giunto presso di lei, parmi udire chi dica: via, via, abbi pietà; vorrai tu veder morto costui? Allora, accorgendomi che mi sovrasta la morte, mi rivolgo attorno per vedere a chi mi debba raccomandare per averne soccorso. E dal contesto s'intende essere Amore; onde il Poeta soggiunge: A questo lacrimevole stato sono condotto d' avere a

sentire Amore, tuttochè egli sia il mio tiranno, chieder mercede per me; e d'avermi a raccomandare a lui per aver vita dagli occhi della mia nemica, i quali mi feriscono a gran torto, e m' uccidono.

16 Sul contar tu, lo sai raccontar tu, o Amore. Sal, sa'l. Qualche testo ha Sail, sai'l.

17 Intendi: E se poi l' anima ritorna al cuore, non si ricorda di nulla, perocchè l'ignoranza e l'oblio sono stati con lei siccome compagni per tutto quel tempo ch' ella n'era rimasta lontana.

18 Intendi: Che se anco quel tuono fu mosso con dolce sorriso, ed io fui minacciato di morte quasi per giuoco, pur nonostante la mia faccia rimane per lungo spazio di tempo turbata e paurosa, perchè lo spirito non sa bene rassicurarsi.

19 In mezzo l' Alpi ec., cioè, fra le Alpi del Casentino nella valle dell'Arno, lungo il qual fiume era Amore sempre forte verso il Poeta, siccome ho detto di sopra.

20 Non spero mai da altrui aver soccorso. I Cod. Palat. Non spero aver da altrui giammai soccorso.

21 Sbandeggiata di tua corte, o Amore; cioè, non soggetta al tuo domi

nio.

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CANZONE IX.

1

Cosi nel mio parlar voglio esser aspro
Com'è negli atti questa bella pietra,
La quale ognora impetrauites
Maggior durezza e più natura cruda;
E veste sua persona d'un diaspro
Tal, che per lui, o perch' ella s'arretra,
Non esce di faretra

2

Saetta, che giammai la colga ignuda :
Ed ella ancide, e non val ch'uom si chiuda,
Né si dilunghi da' colpi mortali ;
Che, com' avesser ali,

Giungono altrui, e spezzan ciascun' arme :
Per ch'io non so da lei nè posso aitarme.
Non trovo scudo ch'ella non mi spezzi,

Né luogo che dal suo viso m' asconda;
Ma come fior di fronda,

Cosi della mia mente tien la cima. "
Cotanto del mio mal par che si prezzi,
Quanto legno di mar che non leva onda :
Lo peso che m' affonda

È tal, che non potrebbe adeguar rima : 6
Ahi angosciosa e dispietata lima,
Che sordamente la mia vita scemi,
Perché non ti ritemi7-

Rodermi cosi il core scorza a scorza, 8
Com' io di dire altrui chi ten då forza??
Ché più mi trema il cor, qualora io penso
Di lei in parte, ov' altri gli occhi induca,
Per tema, non traluca

Lo mio pensier di fuor si che si scopra,
Ch' io non fo della morte, che ogni senso
Colli denti d'Amor già mi manduca ;
Ciò che nel pensier bruca

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