qualvolta non fosse stata secolui indulgente, ogniqualvolta, cioè, le sue dottrine fossero state dure alla intelligenza di lui. Avrò occasione in progresso di dichiarare più sottilmente simili frasi allegoriche. po bene rispetto al verbo cui s'accompagna. 14 Ove non va tua luce, ove non penetra il tuo fuoco, il fuoco d'Amore. Altri testi: ove non è. 15 Più. Il Cod. Palat. un dì. 16 Chiamo di notte e di luce..... e luogo e tempo, cioè: chiedo, desidero, di notte e di giorno e l'opportunità e l'occasione. Invece di chiamo il Codice Palatino legge chieggio. 17 Virtù, cioè, virtù d'Amore. 18 Ho sì mal tempo, vale a dire, conduco sì tristi giorni. 19 Non mi lascia aver, com' altri, tempo, non mi lascia aver agio, tranquillità, siccome hanno altri. 20 Forte tempo vale tempesta od altro consimile. 21 Mi sia pietra, vale a dire mi si mostri insensibile. 22 Che per tua ferma luce, cioè, che luce, si fa vedere, si manifesta, per tua deliberazione. Ferma è da fermare, deliberare, stabilire. Che 2 l'orizzonte, quando il Sol si corca, E la stella d'amor ci sta rimota 4 5 Per lo raggio lucente, che la 'nforca 7 6 Un sol pensier d'amore, ond' io son carco, 8 d La mente mia, ch'è più dura che pietra 10 11 12 Per la spera del Sol, ch' or la riscalda; 13 15 are 14 16 E gli altri han posto alle lor voci triegue E tutti gli animali, che son gai diskon is: Perocché il freddo lor spirito ammorta: 18 19 Ché gli dolci pensier non mi son tolti, 20 Che trasse fuor la virtù d' arïete, 1 Gli quai non posson tollerar la brina :- Amor però di cor non la mi tragge; Per li vapor, che la terra ha nel ventre, Non son però tornato un passo arretro, Dolce tempo novello, quando piove Amore è solo in me, e non altrove? Saranne quello, ch'è d'un uom di marmo, Se in pargoletta fia per cuore un marmo. 25 Col nome di Dante Alighieri trovasi questa Canzone nell' edizione Giuntina a c. 32 retro, ed in tutte le posteriori, nel Codice Martelli, nel Palatino, nei Codici Laurenziani 42 e 44 del Plut. XL, e 136 del Plut. XC, ed in alcuni de' Riccardiani, nè mai si vede stampata che col nome di Dante. Tutte le ragioni dedotte dalle prove intrinseche, vale a dire dall'andamento, dai concetti, dallo stile, e portate in campo a provare l'autenticità delle Canzoni antecedenti, militano egualmente per questa. Il Castelvetro nella sposizione della Poetica di Aristotile riprende Dante dell' avere spesse volte nella Commedia indicato astronomicamente le stagioni e le ore, e parlato di scienze e d'arti lontane dall' intelligenza del popolo. Ebbene, senza stare a discutere la questione toccata dal Castelvetro, e rinnovata poi dal Bulgarini, diremo che la Canzone parla astronomia in modo tutto proprio dell'Autore del Sacro Poema, e che anco per questo ci confermiamo nel giudizio, che a Dante appartenga. In essa descrive il Poeta i fenomeni della stagione invernale, e va dicendo che mentre tutta la natura è intorpidita, egli non sente venir meno in se stesso la forza d'amore. Ma questo amore sarà egli naturale o simbolico? Se fosse naturale, come potrebbe dire il Poeta, che la donna, per la quale ha piena la mente d'amorosi pensieri, sia una giovinetta che conta pochi anni d'età? «Ma donna gli mi dà, c'ha picciol tempo. «Se in pargoletta fia per cuore un marmo. »> Pure considerando che Dante, sia nel Convito, sia in altre Canzoni, ha chiamato giovine la Filosofia, non rispetto a lei, ma rispetto a se stesso, rispetto cioè al piccol tempo dacchè di lei si era egli invaghito, vale a dire applicato allo studio di essa, io ritengo che qui si tratti non d'una passion naturale, ma d'un amor filosofico. Rota qui vale circonferenza, giro, e sembra riferirsi all' orbita apparente del sole. 2 Che, in cui, come ne noti versi per una selva oscura, che la diritta via ec. 3 Geminato, doppio, raddoppiato. Vuol significare che la stella. d'amore, cioè Venere, è nell' inverno investita di traverso da'raggi solari, perchè il sole ci resta più obliquo; ed i raggi solari investendola di traverso, le trapassan dinanzi e le fanno velo, la ecclissano. 5 Per quel pianeta, che conforta il gelo intende il pianeta Marte, di cui disse nel Purg., II, 14: per gli grossi rapor Marte rosseggia; e nel Convito, tr. II, cap. 14: Marte dissecca e arde le cose, perchè il suo calore è simile a quello del fuoco. 6 Lo grand' arco, il Meridiano, circolo massimo della sfera celeste. 7 neti. 14 Poggia. Poggiare vale propriamente navigare col rento in poppa: qui figurat. vale soffiare, come nel seguente esempio del Boccaccio, Novella 41, male interpretato dal Vocabolario: il vento potentissimo poggiava in contrario. 15 Le sette stelle gelide, la costellazione boreale dell' Orsa maggiore, unquemai, giammai. L'Europa non ne perde mai la vista, perchè è posta nell'istesso emisfero in cui è la costellazione. 16 Al tempo verde, vale a dire alla Primavera. 17 Se ciò, il Cod. Palat. Se già. 18 Ciascun de' selle sottintendi pia- Ammorta, ammorza. Lor spirito, al. loro spirto. La mente mia regge il verbo disgombra ch'è due versi sopra. 9 Un vento, la lez. comune Lo vento. 10 N' adduce, la lez. comune conduce. 19 Volta di tempo. Dal contesto è evidente che volta di tempo ha in questo luogo il significato di rivolgimento, mutazione, e non già corso di tempo, siccome dice il Vocabolario. Eccone un altro esempio, tratto dalla Canzone di Cino, Oimè lasso, st. III, v. 9: Per volta di ventura condotto fosti sopra gli aspri monti. 22 Fumifere, fumanti. 23 Gli, il Cod. Palat. le. Gli si riferisce a vapori, le si riferirà ad acque. 24 Intendi: Onde il cammino, la strada, la quale nel bel giorno, vale a dire nell'estate, mi piacque (poichè per essa me n'andava a diporto), ora è divenuto un ruscello, e lo sarà 20 Vuol significare, che la vegetazione, la quale fu già prodotta per virtù della Primavera, quando il Sole è nel segno d'ariete, è ora venuta meno. 21 Ammorta, ammorza, figurat. fino a che ec. estingue. 25 Vuol dire, ch' egli sarà morto. CANZONE XII. Amor, che muovi tua virtù dal cielo, 2 Ché là s'apprende più lo suo valore Tu cacci3 la viltate altrui del core, Da te convien che ciascun ben si muova, Quanto avemo in potenza di ben fare; Nė dar diletto di color né d'arte. Feremi il core sempre la tua luce, Come 'l raggio la stella, * 4 Onde ha vita un pensier, che mi conduce A rimirar ciascuna cosa bella Con più diletto, quanto è più piacente. 6 |