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derivata quella colluvie di tesi erronee divulgate colla stampa e sostenute nei pubblici esami tesi enunciate in gran parte nell'opera che fu poi condannata di Giovanni Nepomuceno Nuytz, professore nella regia università di Torino, intitolata << Tractationes in jus ecclesiasticum uni

versum.

.

8 Nè le ingiurie recate alla Chiesa in quel tempo si limitarono a queste ordinazioni: che anzi neppure risparmiarono le persone ed i beni degli ecclesiastici, nè la veneranda dignità dei vescovi. È noto come i padri della benemerita Compagnia di Gesù cacciati da prima violentemente da Genova, furono poi obbligati nel marzo del 1848 a chiudere tutte le case e collegi posti in que' reali domini: ed una tale arbitraria violenza fu quindi appresso sancita con decreto dei 25 agosto 1848 (Docum. n. XII.), col quale tanto i gesuiti, quanto le dame del sacro cuore furono definitivamente espulsi, e tutti i beni sì mobili che immobili, fabbricati, redditi e crediti appartenenti ai religiosi e dame suddette, furono attribuiti al pubblico erario e consegnati in amministrazione all'azienda generale delle finanze. Nè quel Governo si è dato mai carico di fare ragione alle pontificie proteste rappresentate all'uopo con nota ufficiale del Cardinale Segretario di Stato, sotto il 23 di settembre (Docum. n. XIII). Ed è parimenti noto, che sul finire di quello stesso anno e sul cominciare del 1849, poichè la camera dei deputati aveva deliberato essere necessario di abolire le decime ecclesia

stiche in Sardegna, fu di presente incaricata dal Governo una commissione, affine di proporre un idoneo progetto di legge per l'abolizione suddetta con tutte quelle misure, mutazioni, e disposizioni che vi si riferivano, abilitandola a procurarsi da qualsiasi dicastero, uffizi ed autorità tutti i ragguagli e documenti che potessero occorrerle pei relativi studi e lavori. E con questa ordinazione che ledeva la immunità, fu gittato il seme di gravissimi mali che poscia ne derivarono.

9 Ed in questo tempo, anzi pochi giorni dopo di aver trasmesso il riferito progetto di concordato, il marchese Pareto con sua nota ufficiale dei 26 settembre, nel raccomandare alla santa Sede di essere cautelata nel dare le dispense sul primo grado di affinità a norma del chirografo di Gregorio XVI dato ai 22 novembre 1836 minacciava a nome del suo Governo la privazione dell'exequatur agli atti pontifici contenenti siffatta dispensa. Questa nota spedita in conformità alla menzionata legge dei 25 aprile 1848 sull'exequatur, è ingiuriosa alla Sede apostolica più ancora che quella legge stessa, sia perchè direttamente inviata, sia perchè intendeva ad applicarla in oggetto relativo ai sacramenti. Fu perciò lasciata senza risposta, nella speranza appunto di ripararne l'oltraggio, quando il Governo ravvedutosi in occasione delle conferenze pel concordato, cessasse di avversare la Chiesa anche su questo particolare.

10 Nè poi per essere intermesso allora ogni trattato, erano pure interrotte le apparenti relazioni di quel Governo colla santa Sede. Anzi erano esse conservate con ogni premura: e mentre erano conculcati i più sacri diritti della Chiesa, erano insieme mantenuti ministri plenipotenziarî ed anche inviati straordinari in istraordinaria missione presso il SoмMO PONTEFICE. Infatti fu spedito in Gaeta con tale carattere il conte Cesare Balbo : ma per opera di lui non fu promosso alcun aggiustamento, nè fu data alcuna ragione di speranza all' animo vivamente addolorato del SANTO PADRE, a cui fu accresciuto dipoi il dolore per l'esito della missione straordinaria del conte Siccardi. Vennero essi in Portici ove dimorava SUA SANTITA' nell'ottobre del 1849 pel doppio scopo, sì di proseguire l'interrotto trattato, sì di ottenere qualche apostolica provvidenza per le due sedi di Torino e di Asti, dalle quali si voleano dimessi i propri pastori. Riuscì ad essi impossibile d'impetrare che questi due prelati fossero invitati dal SOMMO PONTEFICE a dimettere le loro sedi : imperciocchè mancavano quei motivi richiesti dai sacri canoni per tale effetto. Sicchè restato non soddisfatto questo loro desiderio, si partirono da Portici sul finire del novembre, senza avere mai parlato di concordato fuorchè sul principio, quando manifestarono in voce di essere abilitati a trattare.

11 L'animo indulgentissimo della SANTITA' DI NoSTRO SIGNORE, rimase fortemente colpito dall'esi

to di questa missione, anche rispetto alla sinistra impressione che ne avrebbe potuto provare il giovane Re Vittorio Emmanuele. Destinò quindi d'inviargli in suo nome monsignore Alessandro Charvaz già vescovo di Pinerolo, allora arcivescovo di Sebaste, assunto poi all'arcivescovado di Genova, con sua lettera pontificia e col carico di dichiarare a quel Sovrano le sue benevole disposizioni verso di lui e de' popoli a lui soggetti, e il grave obbligo impostogli dall'apostolico suo ministero di rigettare le domande che gli erano state fatte per indurre alla rinunzia i due prelati di Torino e di Asti. Il Re nella risposta che diede a SUA SANTITA' Sotto il 15 di gennaio 1850 replicò quello che avea detto in voce a mons. Charvaz: l'assicurò di proteggere que' due illustri prelati; promise che sarebbe quanto prima proposta alle camere una legge sull'istruzione pubblica, ove fosse riconosciuto il diritto proprio dei vescovi, e chc in tempo più opportuno avrebbe fatto ricominciare gl'interrotti trattati di concordato ; e poi diede pure a leggere a quell' arcivescovo già formolato un progetto di legge sulla stampa destinato a reprimerne gli eccessi. 12 Queste assicurazioni e promesse del Re avevano aperto l'adito a buone speranze, nondimeno le cose rimasero nell'andamento già preso. Infatti, siccome fu poi risaputo, in quel medesimo tempo, cioè sul finire del 1849 e sul cominciare dell'anno seguente, furono fatte gravi violenze contro l'arcivescovo di Cagliari, il quale

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credette suo dovere di non cedere alle esigenze di quella commissione menzionata di sopra, e deputata a preparare il progetto di abolizione delle decime e perciò ai 2 gennaio 1850 fu apposta perfino la mano regiá su quella mensa arcivescovile: sicchè l'illustre arcivescovo si trovò necessitato a pubblicare un monitorio di scomunica contro ai trasgressori delle leggi canoniche sulla immunità ecclesiastica. Questo medesimo progetto di abolire le decime fu poi causa di una circolare degli 11 gennaio dello stesso anno 1850, colla quale erano avvertiti i vescovi dell' isola a sospendere la collazione dei vacanti benefizi, per quanto lo consentisse il servizio della Chiesa e il decoro del culto. E fu in seguito di questa circolare che il Governo si è poi talora arrogata la facoltà di giudicare sulla convenienza di conferire o no i benefizî in quell'isola, e si è valso eziandio del suo exequatur per impedire alcuna collazione di essi benchè fatta con autorità pontificia.

13 Quindi nel seguente febbraio fu posta un'altra causa tendente ad accelerare la calamità di quel regno. Fu presentato dal ministro guardasigilli sig. conte Siccardi alla discussione della camera legislativa sotto il 25 del predetto febbraio un progetto di legge intorno al foro ecclesiastico, alla immunità locale ed alla osservanza di alcuni giorni festivi: (Docum. n. XIV.) è con tal progetto oltre che si violava la fede delle recenti promesse date dal Governo per tenere trattato sul punto della sacra immunità, erano altresì conculcati i più solenni concordati vi

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