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del monumento l'allegoria ariostea: la critica è varia e vaga nella sua finalità, ma ho inteso e cercato, che fosse unica nel metodo e quale s'irraggiava pel mondo, dalle scuole dei venerati ed intemerati maestri miei De Sanctis, Tari ed Imbriani.

lo sento innanzi alla vostra giusta valutazione di uomini e di cose, oggi non velata da passioni terrene, neppure dalla passione per me, figliuol vostro, che prediligeste sovra tutte le cose, che dovete stimarmi indegno di loro; ma io li ho solo nominati, per un umile sentimento di gratitudine. E voi mi direste del tutto indegno, se io non rendessi pure le dovute grazie ai valorosi e gentili amici, che mi hanno soccorso di consigli e d'indicazioni: dal generoso Carmelo Cali all'ottimo Villari, dall'illustre Salvatore di Giacomo all'intimo Pagliara; e se taccio degli altri Voi sapete, che il mio cuore non è loro meno grato. Non è meno grato a Voi, da cui tengo ogni bene, e da cui oggi mi vengono dischiuse le vie del lavoro; e questo libro non sarà in tutto vano, se varrà a procurarmi un segno del vostro supremo assentimento.

Ecco, io chino la fronte, come trent'anni fa, per P'ultima volta, ai vostri piedi: il bimbo innocente di allora e l'uomo stanco di oggi son eguali pel vostro affetto e pel vostro perdono, ed io sento le vostre braccia soavi cingermi il collo, le vostre mani sante sfiorarmi il capo, e Vi prego di proteggermi, e di benedire, a preferenza di me, l'umile opera mia, se vi pare meno indegna di Voi.

Napoli, marzo 1897.

Il figlio Vostro

IL FATALISMO E LA CAVALLERIA

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OCHISSIMI han certo visitato l'estremo

Oriente, ma pochi ancora son quelli, che non hanno idea d'un giardino d'acclimazione, d'una serra, che, bene o male, è pure come un pallido riflesso della flora dei Paesi del Sol Levante. Ivi alberi mostruosi, fantastici, e fiori dai profumi e dalle forme bizzarre: l'uno vive non già degli umidi succhi della terra, ma di effluvi

di luce, l'altro di nebbia e di tenebre, qualcuno del polline delle piante vicine, qualche altro perfino del sangue dei moscherini e delle falene. Una vegetazione strana e singolare, una vera lirica, o un' epopea vegetale, che colpisce e maraviglia noi dell'Occidente, avvezzi alle forme usuali, direi quasi alla botanica matematica. E le arti di quelle regioni, ispirandosi e modellandosi sui paradimmi della natura, imprimono la terrifica grandezza nella plastica e

nella teogonia; la gentilezza spirituale, o la fantastica stranezza nelle opere letterarie.

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Una volta - oltre il Corano, la Zendavesta e pochi altri frammenti di libri ieratici dell'Oriente, e le Novelle Arabe tutte intere, qualcuna cinese, tolta dalla Storia dei Tre Regni ed altre poche, prese da varie raccolte di differenti regioni, venute in Italia per gli anonimi traduttori, specialmente francesi, e pei fabliaux (raccolte e compilazioni di varie epoche e di varii autori) e quindi variamente riprodotte e trasformate dai nostri scrittori di novelle del primo volgare la flora letteraria dei Paesi del Sole, era poco acclimata e meno conosciuta; poi, man mano, le serre artistiche son cresciute per numero e per copia di varietà esotiche, fino ad avere, nel nostro secolo, degli innesti tra il pensiero malabarico e la forma europea, in Charles Baudelaire, e poscia vere e proprie ghirlande di liriche orientali nei « Poemi delle Libellule di Judith Gautier; non volendo tener conto dell'opera artistica dei De Gongourt. Anche prima però, che l'orientalismo storico ed il giapponesismo letterario venissero di moda, avevamo, in Italia, quasi ignorati, altri modelli della letteratura di quei paesi; prova ne sia una raccolta di novelle, che rintracciai, per caso, rovistando in una ricca biblioteca particolare. Erano sette volumetti in sedicesimo piccolo dal semplice titolo di «Novelle Persiane» Venezia 1810, nè v'era indicazione di autore, o di traduttore; poichè appariva evidente fossero volgarizzazione dal francese, tanto ne ritenevano l'impronta nella forma barbara, e più gallica che italiana. Molte altre biblioteche, che

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