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Coi tipi dell' Officina Tipo-litografica F.lli Passerini e C. Provveditori della Casa di S. M. la Regina Madre

Estratto dal Giornale Dantesco, diretto da G. L. PASSERINI,

anno XIV (1906), quaderno II.

La quistione di Beatrice, quando parea già spenta, si rinfocola piú viva; e quando l'arruffata matassa sembrava ormai quasi dipanata, si sta arruffando peggio di prima. La soave fanciulla, che, di carne a spirito salita, conduce il Poeta coi suoi occhi e col suo riso per i sommi giri, fin nell'Empireo, ove si mostra su nel terzo giro del sommo grado, nel trono, che i suoi merti le sortiro, il che, secondo la dottrina tomistica '

1 Questo a me pare lo scoglio piú grave, contro cui s'infrange la spiegazione puramente allegorica di Beatrice. Perché, si ha voglia di arzigogolare; ma nel convento delle bianche stole sono anime di trapassati, a cui spetta il posto degli angeli caduti (S. TOMMASO, Summa theol., I, q. XXIII, a. 7). Tali anime non é possibile immaginarle senza la vita nel corpo, perché l'anima razionale non riceve l'esser da Dio, se non nel -corpo (Summa theol., I, XC, 4 c.; CXVIII, 3 c.; III,

e cattolica, non può dirsi che di un'anima vissuta in un corpo su questo mondo (come tutte quelle che compongono la rosa celeste) e che da un corpo aspetta di esser rivestita; la soave fanciulla, dico, sotto l'acuto sguardo di critici arguti e sottili, sembra che stia per dileguar nuovamente nelle nebbie dell'allegoria!

VI, 3-4), né fu prodotta in essere prima del corpo (I, XC, 4 c.; XCI, 4 ad 3; II-II, CLXIV, 1 ad 4; III, VI, 3-4); e a differenza degli angeli, son necessarî ad essa dei meriti, per ottenere da Dio la beatitudine; perché: << Solus Deus natura beatus est, angeli vero divinae naturae proximiores unico motu beatitudinem sunt consecuti; quam pluribus motibus, seu actionibus meritoriis Deus voluit ut homines consequerentur» (Sümma theol., I-II, q. VI, a 7 c.): e ciò sono i merti che sortiro quel sommo grado a Beatrice! Non ha, dunque, che fare l'anima sua con quella delle intelligenze celesti o degli angeli. Vive con gli angeli sí, perché, come si è detto, tutte le anime umane prendono il posto degli angeli caduti. Con queste parole alludo al poderoso volume dell'arguto collega prof. Zappia (Studi sulla Vita nuova: della quistione di Beatrice, Roma, Loescher, 1904); il quale, giunto innanzi a questo scoglio, dopo aver fatta la predetta osservazione, soggiunge: << Tuttavia, nel convento delle bianche stole v'è anche il simbolo della potestà imperiale al posto dell'alto Arrigo, che é ivi aspettato. Or chi ci assicura che il Poeta, figliuol di grazia, non avrà voluto con la figurazione di Beatrice nella Rosa celeste, presentarci un'altra faccia del suo bel prisma? Chi ci assicura ch'egli non avrà voluto porre nel seggio che vagheggiava a sé riserbato, il simbolo della sua teologica Musa ? ...».

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